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Lo strano caso di Elisa Lam (Pt.1)

Creato il 05 dicembre 2015 da Theobsidianmirror
Lo strano caso di Elisa Lam (Pt.1)Sembra quasi strano come taluni argomenti a volte sembrino reclamare il loro spazio sul blog in maniera così prepotente. Non capita più così spesso come all’inizio, ma ancora oggi succede che mi imbatto in una notizia, ne rimango folgorato e leggo voracemente tutto quello che c’è da leggere in giro; poi inizio a rimuginarci sopra la notte prima di addormentarmi e, quasi in automatico, la mattina successiva mi metto davanti alla tastiera e finisce che ne vengono fuori cinque o sei pagine ricolme di pensieri e riflessioni. È il caso della vicenda di Elisa Lam, o meglio delle misteriose circostanze che portarono alla morte di una ragazza ventunenne, tra le mura di un hotel di Los Angeles, nel febbraio di due anni fa. Ammetto, tra le altre cose, che non avevo mai sentito il nome di Elisa Lam fino a poche settimane fa, quando una visitatrice anonima di Obsidian Mirror la nominò in un commento, altrettanto anonimo, a un mio vecchissimo post. È proprio grazie a tale imbeccata che oggi sono qui a cercare di ricostruirne la vicenda. Tutto ebbe inizio in un giorno d’inverno come tanti altri e, se non fosse per un particolare agghiacciante, che di lì a poco avrebbe innescato la miccia mediatica, la vicenda di Elisa Lam si sarebbe rapidamente spenta nel silenzio come migliaia di altri casi di cronaca, uno dei tanti casi che inondano quotidianamente la stampa locale e che spesso si risolvono nel nulla. Quella volta però andò diversamente.
Fu appunto nel pomeriggio del 26 gennaio che Elisa Lam, studentessa canadese (ma, come si può dedurre dai suoi lineamenti, di origini orientali), fece il check-in presso il Cecil Hotel di Los Angeles, nel quartiere di Skid Row. Una scelta che, come vedremo, le fu fatale.
La giovane si era regalata una breve vacanza in solitaria e, dopo aver trascorso qualche giorno a San Diego e in alcune altre tipiche località californiane, aveva deciso di fare sosta nella città degli angeli.
Nella vita si può essere superstiziosi, si può credere indiscriminatamente a tutte le leggende metropolitane che affollano il web e che si raccontano tanto per farsi venire qualche brivido. Elisa Lam evidentemente non era una ragazza particolarmente impressionabile oppure, nel caso lo fosse stata, non le erano mai giunte all’orecchio tutte le sinistre storie che circondavano il Cecil Hotel, un hotel che definire maledetto era addirittura generoso. E lo sarebbe stato ancora di più in seguito agli avvenimenti dei giorni successivi.
Costruito negli anni Venti per ospitare gli uomini d’affari che transitavano dalla città, il Cecil Hotel (oggi opportunamente ribattezzato “Stay on Main”, come se ciò bastasse a cancellare l’orrore) ha avuto una storia travagliata: solo pochi anni dopo la sua inaugurazione si ritrovò ad affrontare una profonda crisi a causa della Grande Depressione, una crisi dalla quale, a differenza di molte altre attività simili, non si sarebbe più ripreso.
Lo strano caso di Elisa Lam (Pt.1)
Il motivo di tale situazione fu il moltiplicarsi di alcuni drammatici accadimenti che avrebbero contribuito a gettare una sinistra fama sul Cecil Hotel, una fama che nulla e nessuno avrebbe più potuto togliergli di dosso. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta il Cecil era ormai già noto in tutta Los Angeles come un luogo maledetto, tra le cui mura accadevano sovente fatti insoliti e i cui ospiti trovavano spesso la morte in circostanze misteriose. Ecco alcuni esempi: nel 1954 Helen Gurnee balzò fuori dalla finestra del settimo piano atterrando sul tendone del Cecil; nel 1962 Julia Moore cadde dalla finestra della sua camera all’ottavo piano; lo stesso anno Pauline Otton perse la vita volando dal nono piano dopo un’animata discussione con il suo ex marito, e atterrò su George Giannini, un altro ospite dell’hotel che stava rientrando, uccidendolo. In nessuno dei suddetti casi c’era evidenza che si trattasse di suicidio, così come nel caso della Otton non vi furono sufficienti elementi per accusare il marito.
Nel 1964 il cadavere di una operatrice telefonica in pensione, Goldie “Pidgeon” Osgood, fu invece trovato all’interno della sua camera. La donna era stata pugnalata, strangolata e violentata (non necessariamente in quest’ordine). Anche in tale frangente il delitto rimase senza un colpevole. Per concludere questa breve rassegna di storie macabre, si dice anche che Elizabeth Short (meglio nota come The Black Dahlia) avrebbe fatto sosta al Cecil pochi giorni prima della sua morte (particolare, questo, mai confermato).
Il Cecil Hotel è infine tristemente famoso per aver anche ospitato fra le proprie mura due tra i più feroci serial killer americani: Ricardo Ramirez e Jack Unterweger.
Il primo, Ricardo “Richard” Munoz Ramirez, asceso agli onori delle cronache con il soprannome di “The Night Stalker”, abitò verso la metà degli anni Ottanta in una camera al quattordicesimo piano del Cecil; una camera che, per circa un mese e mezzo, costituì la base per la sua discutibile attività (gli furono addebitati con certezza almeno tredici omicidi, anche se probabilmente furono molti di più). Singolare era il fatto che Ramirez utilizzava serenamente i cassonetti del Cecil per disfarsi degli abiti insanguinati e di tutto ciò che avrebbe potuto incriminarlo.
Nei primi anni Novanta fu Jack Unterweger a occupare una stanza al Cecil: il “killer dei reggiseni” assassinò tre prostitute proprio nel breve periodo in cui fu ospite dell’hotel (una scelta abitativa che, a quanto pare, egli avrebbe fatto proprio per omaggiare il suo “illustre predecessore”). Unterweger non era un dilettante: già nel 1976 commise il suo primo delitto a causa del quale trascorse in carcere una quindicina d’anni, dopodiché venne rilasciato per buona condotta e fece carriera come giornalista di cronaca nera. Davvero notevole il particolare, che saltò fuori solo in seguito, che il killer descriveva tranquillamente nei suoi articoli le circostanze di taluni omicidi di prostitute che nella realtà erano stati opera sua. Nei pochi mesi tra la sua scarcerazione e il suo arresto si calcola che Unterweger uccise almeno sette prostitute, tutte sistematicamente strangolate con il proprio reggiseno.
Tutte le vicende appena descritte avevano definitivamente minato la reputazione del Cecil Hotel e, come spesso capita in queste occasioni, le voci messe in giro dalla gente avevano contribuito a rendere lo scenario ancor più sinistro: storie di strane presenze, di strane voci e di figure spettrali che si aggiravano tra i corridoi erano lo scotto minimo che il Cecil aveva dovuto pagare a causa di una serie impressionante di circostanze (probabilmente solo) sfortunate. Ma il peggio doveva ancora accadere.
Lo strano caso di Elisa Lam (Pt.1)Elisa Lam si presentò per il check-in la sera del 26 gennaio 2013. Era sola, era bella, era giovane e spensierata. Elisa voleva solo trascorrere serenamente alcuni giorni di vacanza prima di muoversi verso Santa Cruz, tappa successiva del suo itinerario. Ma il destino decise che per lei non sarebbe andata così. La mattina del 31 gennaio, giorno previsto della sua partenza, Elisa non si presentò per il check-out. Gli inservienti dell’hotel, trascorso il pomeriggio, fecero il loro ingresso nella sua stanza. Forse la ragazza se n’era andata, non vista, senza saldare il conto? Nulla di tutto ciò: gli effetti personali di Elisa, la valigia e i suoi abiti, erano ancora in camera, come se la ragazza dovesse rientrare da un momento all’altro. Gli asciugamani in bagno, così come le lenzuola sul letto, erano immacolati, come se nessuno avesse trascorso nella camera la notte precedente. Dov’era Elisa Lam? Cosa ne era stato di lei?
La famiglia, allarmata dal silenzio della figlia, che era solita telefonare a casa, e insospettita dalle risposte evasive della segreteria dell’hotel, si precipitò a Los Angeles e, resasi conto della situazione che era sorta, sporse una denuncia di sparizione presso la polizia locale. Tutti pensarono subito al peggio: il quartiere di Skid Row, d’altra parte, non era mai stato un luogo troppo raccomandabile per una ragazza, specie se non accompagnata. Nonostante le cose oggi siano in un certo qual modo migliorate, le statistiche riferiscono infatti che a Skid Row sia tuttora presente la più grande concentrazione di senzatetto dell’intera nazione. Forse Elisa era finita nelle mani di un balordo che l’aveva magari stuprata, uccisa e fatta sparire? La realtà, come vedremo, non era così semplice.
L’unica pista da seguire era quella di Kathie Orphan, proprietaria di una libreria lì vicino, che sosteneva di aver visto Elisa Lam in quegli stessi giorni intenta ad acquistare dei regali per la propria famiglia. A parte quella testimonianza, che però non portava davvero nessun contributo importante ai fini delle indagini, la presenza della ragazza a Los Angeles sembrava fosse passata inosservata. A sole due settimane dalla sua scomparsa, le ricerche di Elisa sembravano aver raggiunto un punto morto nonostante le autorità avessero portato la vicenda all’attenzione dei media.
Ma una curiosa circostanza intervenne a sbloccare la situazione: a seguito delle numerose lamentele degli ospiti del Cecil, che riferivano di uno strano odore proveniente dai rubinetti dei bagni e di uno strano color ruggine che colorava la stessa acqua dei sanitari, un operaio addetto alla manutenzione salì sul tetto per dare un’occhiata alle cisterne. Sul tetto del Cecil Hotel, infatti, erano installati quattro enormi serbatoi da 1000 litri l’uno necessari all’approvvigionamento idrico sia dell’albergo che di alcune attività commerciali sottostanti. Fu proprio in una di quelle cisterne che quell’operaio fece la macabra scoperta.
Lo strano caso di Elisa Lam (Pt.1)Il corpo di Elisa Lam, completamente nudo, galleggiava a faccia in giù circa trenta centimetri sotto il pelo dell’acqua. I suoi vestiti galleggiavano anch’essi nell’acqua accanto al cadavere, mentre il suo orologio e la chiave della camera giacevano accanto al piccolo sportello di accesso al serbatoio posto sulla parte superiore della struttura.
I risultati dell’autopsia stabilirono che il corpo, ormai gonfio, di colore verdastro e in evidente stato di decomposizione, non presentava alcun segno di violenza fisica o sessuale e il coroner concluse che la morte era avvenuta per un semplice annegamento accidentale. Caso chiuso? Tutt’altro.
Come aveva potuto Elisa Lam recarsi non vista sul tetto dell’hotel visto che tutti gli accessi, porte e scale, risultavano chiusi a chiave e accessibili solo dal personale di servizio? Come aveva potuto Elisa Lam arrampicarsi in cima al serbatoio senza l’ausilio di una scala, visto che le sue pareti erano prive di appigli? Come aveva potuto infine sollevare da sola il pesante sportello posto in cima e gettarvisi dentro?
Tutte domande che mettono in serio dubbio l’ipotesi dell’annegamento accidentale. Come se non bastasse, a gettare benzina sul fuoco saltò fuori un video, un video che definire inquietante è poco, un video che riprende Elisa Lam il giorno stesso della sua scomparsa.
Il video in questione, che inserisco qui di seguito, proviene da una delle telecamere del sistema di sorveglianza del Cecil Hotel, una telecamera installata all’interno di uno degli ascensori.
Guardatelo con attenzione, studiatene i dettagli e dormiteci sopra (se ci riuscite). Tra qualche giorno riprenderemo a parlare dello strano caso di Elisa Lam partendo proprio dall’analisi di quel video.
CONTINUA


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