Molte volte nel corso di questi anni si è tentata una sorta di psicoanalisi di Berlusconi le cui manifestazioni pubbliche, così in contrasto con la carica che ricopriva parevano il portato di seri disturbi mentali. Ma probabilmente si è semplicemente scambiato un allentamento senile delle inibizioni congiunto al’inevitabile l’hybris del potere e forse a un’infantilità di fondo, per dare la stura alle più varie ipotesi come se anche sul piano psicologico, se è lecito stendere un Paese sul lettino, Silvio non fosse in qualche modo un ritratto italiano.
Tuttavia è facile quanto banale preoccuparsi per le mattane e dare credito di piena salute ai comportamenti che paiono più “normali” e conformisti. Spesso invece le vere malattie si nascondono dietro comportamenti apparentemente consueti e prevedibili o addirittura riservati. Così ho cominciato a preoccuparmi dopo qualche settimana di regno di Monti, quando dopo molte apparizioni e riprese ho notato qualcosa di inquietante: l’uomo non guarda mai, né l’interlocutore, né l’obiettivo della camera e lo sguardo vaga sempre in una direzione obliqua e di bolina. Non c’è nulla di voluto in questo, non è uno sfuggire gli occhi degli altri, magari episodico o innescato da una qualche cattiva coscienza: è una sorta di habitus costante, così profondamente innaturale e allo stesso tempo talmente radicato da apparire chiarissimo anche in situazioni (come le interviste televisive) dove è praticamente impossibile riuscirci per una persona normale.
Ora questo parlare verso gli altri e non agli altri è una peculiarità della Sindrome di Asperger, un disturbo che rientra nello spettro autistico. Altri segnali sono: voce monotona, insensibilità sociale, linguaggio buono ma molto formale e spesso ampolloso, interessi specialistici e univoci, mancanza di empatia per gli altri e di interesse nei confronti di punti di vista diversi, difficoltà di condivisione, a volta presenza ossessiva di abitudini o rituali. Hans Asperger che studiò i casi di bambini che avevano queste caratteristiche chiamava i suoi pazienti “piccoli professori”. Ci sono ovviamente vari gradi di questa sindrome che comunque solo raramente colpisce le facoltà intellettuali, ma che consiste soprattutto nella incapacità di comprensione empatica e di interesse verso gli altri. Alcuni studiosi come Helen Muir, ma anche altri, hanno formulato una diagnosi di Sindrome di Asperger per alcuni personaggi del passato, ma vi figurano, scienziati e musicisti, e in generale persone che appunto possono persino trarre vantaggio da questa barriera con il mondo esterno, ma naturalmente nessun politico, statista o persone che abbiano bisogno di “comprensione” della società. In definitiva la sindrome non impedisce affatto che la persona affetta conduca una normale vita sociale: solo che questa è un’imitazione della stessa, un recitativo obbligato, ma di cui non si coglie il senso.
Ora a me sembra che tutto questo possa ravvisarsi benissimo in una conduzione di governo improntata più a teorie professate che alla realtà, più a un mondo tutto interiore che alla considerazione degli altri dei quali non si ascolta nulla a meno che non provenga da un potere esterno, acriticamente e magicamente accettato. Più all’astrazione che alle persone in carne ed ossa e ha poca importanza che questa astrazione abbia un senso o sia semplicemente superata.
Certo questa non è una diagnosi, è solo un’indicazione che segnala il potenziale pericolo a cui può portare che una situazione psicologica di questo tipo. C’è però qualche elemento in più da portare: alcune pagine di diario del premier sedicenne pubblicate in una biografia “non autorizzata : ” Il sacro Monti. Il bocconiano in loden al comando”. Agiografia più che biografia, ma all’autore, Claudio Bernieri è sfuggita evidentemente la potenziale distruttività di queste righe.
E’ il dicembre 1958 , Monti sedicenne che studia privatamente dai gesuiti dell’Istituto Leone XIII°, va in gita sulla neve con la sua classe e tiene un diario che poi pubblicherà sul giornalino della scuola. Eccolo:
”Venerdì 26 dicembre 1958, ore 11.45: partenza. Generale buonumore, come sempre nelle comitive del Leone. Dopo tre ore e mezzo, arriviamo a Trento. Il tempo, umido e nebbioso in partenza, si è volto decisamente al bello prima di Brescia, e ci ha dato modo di ammirare la freschezza della vegetazione, che, anche nel pieno dell’inverno, ricopre le dolci sponde del bacino meridionale del lago di Garda, tagliato in due dalla sottile penisola di Sirmione. Questa poetica visione ha uno strano effetto sul Professor Brivio: gli mette appetito! Ed il simpatico Professore rimedia all’inconveniente facendo… il giro degli scompartimenti, mentre si estraggono dai sacchi le razioni, tutt’altro che militari, preparate dalle madri previdenti.
Anche la seconda parte del viaggio, da Trento a Canazei, in pullman, passa senza che ce ne accorgiamo. E, meraviglia delle meraviglie!, ad un certo punto, Padre Bonvicini ci fa pure scendere e ci offre un punch! Con gioia, avvicinandosi a Canazei, notiamo che, contrariamente agli anni scorsi, la neve è abbondante. Appena arrivati al «Croce Bianca», albergo veramente ideale per simili soggiorni (…) il Padre ci informa che le condizioni della neve sono ottime. Ragion per cui, la mattina dopo, ci rechiamo tutti di buona ora sui campi, ad assaggiare – non solo in senso metaforico la neve, veramente squisita. Poi, per tutto il soggiorno, le giornate passarono press’a poco così.Ore 7.30-8:Sveglia,con metodi alquanto pompieristici da parte del professor Brivio.
Ore 8-8.30: S. Messa. Poi colazione, e mattina sulle piste, con qualche coda alle seggiovie: a volte un bicchierino di Cognac o di Grappa(a-22˚èpiùchelecito!);visite di omaggio ad alberi ( immancabilmente si sceglie il più duro), ed a mucchi di neve fresca, in modo da poterne misurare personalmente lo spessore con gli sci, e la temperatura con la faccia. Alle 13, colazione abbondante, poi di nuovo sui campi di neve. Alle 17: Merenda. Ricca per i primi ad arrivare, parecchio meno per gli altri. I quali si lamentano. (…) Da notare che è impossibile sentirsi più vicini al Signore e seguire la Messa più attentamente che in quella piccolissima «Sala di Lettura », trasformata in Cappella per l’occasione, ed in una cornice naturale così adatta alla riflessione.
Poi studio, Benedizione e qualche illuminata parola di Padre Ceroni; infine la cena, seguita sempre da partite a carte o a biliardino. Il tutto nella sala di ricreazione, sotto una nube di fumo, alimentata incessantemente da Rho & C., con preziose sigarette russe. Ogni tanto, per disintossicarsi i polmoni, brevi passeggiatine nella «city» di Canazei, o al campo di pattinaggio, dove conduce un larghissimo viale completamente privo di lastroni di ghiaccio (cfr. Padre Lauten). (…) Entusiasmanti sono state le discese in slitta da Pecol, al chiaro di luna e di pila, con curve degne dei migliori bobbisti.
La sera di S. Silvestro non poteva mancare il simpatico e tradizionale brindisi con spumante e panettone. In un’eccezionale occasione, un eccezionale permesso di Padre Bonvicini: anche i ragazzi del Ginnasio possono fumare. Solito banco di «smog».
Palpitante attesa il giorno delle gare. La sera precedente: speranze, previsioni, scommesse. Quella domenica mattina, su quel dannato costone, in attesa della partenza, con il numero di gara sul petto, ci sentivamo tutti dei campioni.
Alle 13, a tavola, solenne premiazione, con medaglie, applausi, spumante. Il giorno dopo, valigie e partenza. Ottimo viaggio, con cena a Trento e visita dettagliata alla stazione di Verona, con sosta su tutti i binari. Ultimi chilometri,ultimi sogni fra una fermata e l’altra. Arrivo alla Centrale. Commenti: favorevoli. Arrivederci ai Padri e ai compagni. Sbadigli. Buonanotte.”
Il linguaggio è corretto (magari rivisto da qualche padre) ma ha di incisivo solo la monotonia assoluta del ritmo. M mancano anche molte altre cose: manca una cronaca umana, mancano i compagni, la cui esistenza è prevista, ma mai incarnata, sono soltanto folla di contorno, mancano persino i preti con i quali il rapporto è quello di un potere collettivo, non discusso, ma mai nemmeno raffigurato. Stranamente il racconto diventa invece minuzioso e insistente solo quando si parla del cibo o dei grappini. Persino le gare di sci e giochi sulla neve sono appena accennati e anche quelli attraverso una metafora alimentare (la neve in bocca “squisita!”). Non c’è emozione, anzi essa è raccontata in maniera tanto formale da apparire, come se fosse un oggetto misterioso della cui esistenza il diarista si rende conto, ma non comprende se non quando preveda l’approccio al cibo. A 16 anni la relazione col mondo è ancora dominata e incanalata attraverso i bisogni alimentari o quelli che li ricordano da vicino, come ad esempio il fumo.
Anche qui comunque troviamo i tratti anaffettivi della sindrome di Asperger, la consapevolezza che esiste una socialità, ma al contrario dei normali adolescenti che la misurano e l’assorbono attraverso l’appartenenza e la ribellione, qui non c’è nulla di tutto questo: il giovane Monti accetta l’esistenza del potere e quella di un rapporto con i compagni, ma è soltanto un esercizio intellettuale che misura il mondo che è dato. Ma dal quale si è talmente distanti che non esiste né l’idea di cambiarlo, né quella di parteciparlo davvero. E un altro da sé completamente ritualizzato. E viene in mente la famosa cena di Capodanno a Palazzo Chigi, quella che suscitò le ire del cavadenti Calderoli: anche qui forse mangiare nella sede istituzionale era un modo rituale di prendere possesso attraverso il cibo.
Non molto è cambiato parrebbe: abbiamo un potere rappresentato da un modello ideologico indiscutibile e inalterabile per quanto la realtà esiga di farlo, rappresentato non più dai padri gesuiti, ma da personaggi che rappresentano l’incarnazione di questa visione del mondo, i compagni ossia gli altri con i quali il rapporto è formale e traslato, che riconosciuti come attori, ma non come persone tanto che non le si guarda e infine un ruolo, la compilazione del racconto della gita, che direttamente dipende dal potere e dalla dottrina che esprime senza alcuna discussione.. Come dire, sbadigli e Buonanotte al Paese.
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