Quello che ancora molti non sanno (Erasmus compresi) è che esiste una seconda e diversa possibilità di andare a studiare all'estero: vi sto parlando dei cosiddetti studenti meglio noti come "free movers".
I free movers sono studenti che non necessariamente hanno già svolto un periodo di studio come Erasmus all'estero, i quali "in base ai regolamenti europei per lo spazio comune di studio universitario, decidono di sostenere una serie di esami del proprio corso di studi presso un’università straniera, senza pagare ulteriori tasse e con la certezza di vedersi riconoscere gli esami una volta tornati a casa"(*). Sono completamente autonomi nell'organizzare lo scambio, il quale prevede le stesse condizioni dell'Erasmus in senso stretto.
Il progetto free mover è la nuova frontiera dello scambio europeo volto alla mobilità degli studenti nell'Unione. Non vi è ancora una normativa generale volta a disciplinarlo, quindi, se da un lato lo studente free mover gode di assoluta libertà e autonomia nel proprio percorso di studi, dall'altro va incontro a un vero e proprio "limbo normativo" e a molte incertezze sulle quali far luce, ed è spesso costretto a rivolgersi, di volta in volta, alle università di riferimento e agli uffici degli scambi internazionali. Spesso può capitare che un'università non accetti free-movers o addirittura gli uffici non sappiano che cosa si intende con free movers.
La differenza fondamentale rispetto a un qualsiasi studente Erasmus è che il free mover non riceve nessun sussidio finanziario: "Il free mover non gode di nessun aiuto economico. E’ il prezzo che si paga per la libertà assoluta. L’Erasmus prevede un aiuto economico ma comporta delle restrizioni (numero minimo di esami da sostenere, conoscenza della lingua etc…), il free mover può andare in qualsiasi università lo accetti, senza limiti di esami crediti etc…ma deve farlo in completa autonomia, anche economica".
In questo periodo ho conosciuto un free-mover, ma non abbiamo ancora avuto occasione di parlare del suo "status" e delle difficoltà a cui è andato incontro. Ho anche parlato con altri Erasmus come me, alcuni dei quali vorrebbero usufruire di questa nuova opzione, le cui possibilità e limiti sono ancora tutti da esplorare.
Devo ammettere che ci ho fatto un bel pensierino anche io (già mi viene il magone a pensare alla fine del mio Erasmus, figuriamoci come mi sentirò quando torno in Italia). Troppo bello per essere vero. Infatti i problemi che ostano alla possibilità di intraprendere questa nuova avventura sono due:
- uno, sostanziale, dato che giurisprudenza di per sé non si presta a scambi che consentano un ampio margine di scelta.
- l'altro, formale, poiché ho letto irgendwo che la mia università non accetta free-movers, di conseguenza non dovrebbe nemmeno poter autorizzare la partenza degli outgoing students.
Pulchra vobis;) (*) Le parole che riporto fra virgolette sono tratte da quest'intervista a uno studente free mover, il quale riporta altre informazioni e info utili, nel caso decidiate e abbiate la possibilità (da me invidiata) di diventare free movers!