Di cosa parliamo? Di prendere decisioni-lampo mettendole al vaglio del popolo attraverso i canali informativi.
Un buon metodo per sondare il terreno, ma anche per provocare terrore ed agitazione nelle persone già demoralizzate dalla "delicata" e demoralizzante situazione economica e dal prosciugamento del loro conto in banca e nel materasso. Non parliamo compiutamente della manovra anti-crisi, se tale si può considerare, ma delle succose proposte che il governo propina ogni giorni attraverso "sondaggi in diretta", come pietre scagliate addosso alla gente per mezzo dei media. Brillanti trovate come domande di un quiz show per vagliare la reazione del popolino, per verificare fino a dove può spingersi la mannaiata legalizzata ai danni del ceto medio. Parliamo dei tagli e della loro presunta concretezza ed attendibilità. Esternazioni "sparate al vento" per dar fuoco alle polveri come per esempio togliere gli anni di contribuzione a chi ha fatto il militare o il servizio civile, per non parlare dell'università, e tutto ciò solo per far incazzare buona parte della popolazione dello stivale. E che dire della sospensione di alcune province e poi di tutte, tagli agli enti locali ed alle università, togliere la tredicesima agli statali e chi più ne ha più ne metta! Tante chiacchiere ed altrettante minacce, talvolta ritrattate e ridimensionate, o semmai anticipate in un delirio precognitivo per preparare gli italiani al peggio. Proposte-lampo per destare reazioni nell'incertezza più assoluta, non una manovra compiuta, un'improvvisazione degna del peggior cabarettista. Ma allora potremmo considerare queste "prove" come la dimostrazione più eloquente di capacità decisionale, di quell'arguzia da politicanti indaffarati nel comporre un contorto puzzle; impegnati a predicare il ridimensionamento senza mettere mani al proprio stipendio, celando con arguta solerzia i lussi di classe agiata ed "impegnata" di assenteisti ed evasori da loro così egregiamente rappresentata. Nella confusione emerge il dissenso di un governo allo sbando non solo per la situazione economica internazionale ma anche per la particolare armonia che lo caratterizza internamente.
Il dissenso come mancanza di senso compiuto nelle posizioni da prendere, come disaccordo di una maggioranza frantumata e di una classe dirigente ormai composta da dinosauri, predicatori e maghi di oz. L'incoerenza che caratterizza gli uomini al potere tocca le sue vette più alte: non è più la causa del malgoverno, ne diventa il fine, poiché nell'incertezza è meglio ricorrere alla minaccia, osservando con distaccato cinismo le reazioni per creare ex novo soluzioni improvvisate e sbilenche. Un nonsense del potere burocratico che crea solo nebbia a livello cominicativo e sotto il profilo funzionale. Si sviluppa così un disorientamento difficile da risanare che contagia il popolo attraverso la politica e lo demoralizza. Osservando il fenomeno socialmente, se da un lato il governo diventa sempre più precario perdendo i voti del suo "zoccolo duro", d'altra parte è tutta la politica a perdere la sua credibilità, se lecito usare questo termine. Cos'è credibile ormai? Probabilmente la credibilità e la fiducia sono stati sostituiti dalla plausibilità e dalla falsa speranza che hanno costretto gli "elettori" a predicare altre strade ed altri mezzi per farsi ascoltare. Cresce la necessità di una svolta, un rinnovamento della classe dirigente che nasca da un genuino rinnovamento culturale che verosimilmente si verificherà solo quando toccheremo il fondo del pozzo.