La finale della seconda edizione del Winter Challenge si è disputata a Monfalcone il 26 e 27 marzo ed ha visto sfidarsi, nelle acque del Golfo di Trieste, dodici equipaggi selezionati e provenienti da tutto il Triveneto. La manifestazione è stata organizzata dalla Società Velica Oscar Cosulich (SVOC) e la formula prevede una serie di regate in monotipia sui "The One Design" ( TOD 33 ) ed una serie di convegni con la partecipazione delle autorità locali e di professionisti del settore velico tra cui spiccano i nomi di Alberto Leghissa e Mauro Pelaschier. Come l'anno scorso, anche quest'anno l'YCP ha voluto essere presente a questa manifestazione, partecipando con il seguente equipaggio: Nicola (the President) al timone, Francesca e Rudy tayler, Vittorio alle drizze, Federico alla randa e Matteo a prua. Ci si ritrova venerdì pomeriggio per una uscita di allenamento, giusto per prendere confidenza con la barca e cercare il massimo affiatamento tra l'equipaggio. Il TOD è interamente in carbonio, leggerissimo, molto nervoso e ci si rende subito conto che tre ore sono davvero poche per stabilire il giusto feeling con la barca, ma bisogna adattarsi perché il regolamento non concede deroghe.
Le barche a disposizione sono 6, mentre gli equipaggi sono 12, per cui il regolamento prevede una serie di batterie in cui 6 equipaggi regatano e gli altri 6 attendono il loro turno su barche-isola, dopo di chè gli equipaggi si scambiano e parte la batteria successiva. Il sabato mattina, dopo il breefing nel corso del quale vengono effettuati gli abbinamenti barche-equipaggi, ci avviamo verso il campo di regata a bordo di una delle barche-isola, una goletta di 20 metri, in quanto l'estrazione ci vede partecipi nella seconda e terza batteria. L'attesa dura poco in quanto la prima regata si conclude dopo 40 minuti, complice un maestrale di 14/15 nodi che ci fa ben sperare per il prosieguo della giornata. Saliamo in barca, giusto il tempo di fare alcune regolazioni e viene data la partenza. Partiamo con il gruppo ma subito ci rendiamo conto che sicuramente gli altri equipaggi hanno un feeling migliore con la barca in quanto hanno un passo più veloce del nostro. A parte una indecisione all'ammainata del genaker le manovre filano liscie e concludiamo la prova subito a ridosso dei primi, ma in quinta posizione. Appena il tempo di fare una breve analisi dell'accaduto e si riparte per la seconda prova. La partenza non è delle migliori ma la scelta di tenere la destra del campo di regata paga bene e ci troviamo alla prima boa di bolina immediatamente a ridosso dei primi, tanto che nel successivo lato di poppa riusciamo a guadagnare una posizione. Nel corso del secondo girò però il vento cala e qui, ancora una volta, non riusciamo a sfruttare al meglio la barca e terminiamo la seconda prova sempre in quinta posizione. Ritorniamo sulla barca-isola per lasciare spazio agli altri equipaggi e, con un vento in continuo calo e rotazione, viene data la partenza della terza regata. Le barche riescono a malapena a raggiungere la prima boa di bolina, il vento è ormai assente, ed il CDA dichiara annullata la prova e si rientra in darsena.
L'indomani, sotto una pioggerellina primaverile, riprendono le ostilità. C'è da recuperare la regata annullata il giorno precedente e poi iniziano le regate odierne. La voglia di rifarsi è davvero tanta, cerchiamo di mettere a punto la migliore strategia soprattutto in considerazione del fatto che il vento è minore rispetto al giorno precedente, confidando, nel contempo, ad una aumentata conoscenza della barca. E così ci ritroviamo alla partenza determinati più che mai. Il vento di libeccio è intorno ai 6/7 nodi e partiamo in mezzo al gruppo. La prima bolina non è molto fortunata, siamo troppo coperti dalle altre barche, non riusciamo a virare per cercare aria pulita ed arriviamo alla boa di bolina in ultima posizione. L'issata del genaker avviene non senza qualche problema e si prosegue per i successivi lati nella speranza di riuscire a recuperare almeno una posizione, cosa che però non avviene anche a causa di altri errori che ci fanno terminare in ultima posizione. Pazienza, non è ancora finita, cercheremo di rifarci alla prossima. Altro cambio di equipaggi, e purtroppo per noi, i giochi finiscono alla regata successiva, nel corso della quale due barche si toccano e su una di queste si rompe lo strallo di prua. Verificata l'impossibilità di poter proseguire con sole cinque barche il CDA dichiara chiusa la giornata e con essa il trofeo.Non ci resta che ritornare in porto a bordo della nostra goletta, ma questa volta invece di farla a motore chiediamo all'armatore di poter rientrare a vela. E' stata davvero una bellissima veleggiata quella che abbiamo fatto nel Golfo di Trieste a bordo di questa barca d'epoca, una vecchia signora di 90 anni costruita negli Stati Uniti, con 2 alberi e ben 25 tipi di legno diversi. Questo modo di andare per mare, così diverso da come siamo abituati, pensate solo al fatto che non esistono i winches su questa barca, ci ha risollevato il morale dopo una giornata non proprio esaltante sotto il profilo agonistico. La classifica finale ci vede al nono posto assoluto con la convinzione di avere fatto del nostro meglio data la scarsa conoscenza del mezzo che avevamo a disposizione, considerando anche il fatto che a bordo di molte altre barche c'erano dei professionisti, che, ovviamente, hanno fatto la differenza. Un ringraziamento particolare vorrei rivolgerlo ai due giovanissimi e simpaticissimi triestini Federico e Matteo che ci hanno accompagnato in questa avventura e che spero di ritrovare in altre occasioni. Buon vento muli! ( di Rudy da www.yachtclubpadova.org )