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I ricercatori, coordinati da Frank Sellke (responsabile del Reparto di chirurgia cardiotoracica e co-direttore dell'Istituto cardiovascolare al Rhode Island Hospital), hanno studiato la relazione tra i cicli lunari e le variazioni stagionali relative a due gruppi chirurgici, uno composto da pazienti sottoposti a riparazione di dissezione aortica ascendente e l'altro composto da pazienti che, oltre al trattamento per dissezione aortica, erano stati sottoposti anche a interventi sulla valvola aortica oppure a bypass coronarico. L'idea era quella di scoprire se i cicli stagionali o quello lunare potessero esercitare un influsso reale sull'esito di questi particolari tipi di interventi chirurgici, una ricerca mai condotta finora. Oltre a questo aspetto, lo studio prendeva in esame anche la possibile relazione tra il ciclo lunare e la durata del ricovero ospedaliero dei pazienti. A tal proposito, i dati raccolti hanno indicato che l'intervento per dissezione aortica eseguito in fase di luna piena comporta un ricovero di lunghezza significativamente più breve rispetto a quando avviene con altre fasi lunari: 10 giorni in fase di luna piena contro 14 giorni con altre fasi. Scelta obbligata per il chirurgo, dunque? Sellke è molto cauto: "E' evidente che non possiamo progettare di operare sempre secondo il ciclo lunare, ma una migliore comprensione degli effetti dell'ambiente - tra cui i cicli stagionali e quelli lunari - sulla nostra salute ci può aiutare a comprendere meglio questi ritmi e permetterci di fornire la cura migliore cura ai nostri pazienti." Ugualmente importante, anche se non così critico per la sopravvivenza come il precedente, sarebbe il ruolo giocato dalle fasi lunari nei nostri ritmi di sonno. Non è poi così raro, infatti, sentire qualcuno che si lamenta perchè fatica a prender sonno quando c'è la Luna piena. Finora si poteva catalogare la faccenda come pura suggestione, ma lo studio pubblicato su Current Biology sembra suggerire che il ruolo dell'astro d'argento possa essere davvero importante. Tra il 2002 e il 2003, un gruppo di ricercatori coordinati da Christian Cajochen (Centro di cronobiologia dell’Ospedale psichiatrico dell’Università di Basilea) aveva accuratamente studiato il sonno di 33 volontari in due gruppi di età raccogliendo ogni possibile informazione: movimenti oculari, onde cerebrali, livelli ormonali. L'intento era quello di studiare gli effetti dell'invecchiamento sul sonno. A dieci anni di distanza, ai ricercatori è venuta l'idea di incrociare quei dati con le fasi lunari ed è emerso un legame piuttosto stretto. Nei giorni immediatamente prececenti e seguenti alla luna piena, alle persone occorrevano in media 5 minuti in più per addormentarsi e dormivano 20 minuti in meno per notte. L'attività cerebrale legata al sonno profondo, inoltre, era inferiore del 30 per cento e si registrava una diminuzione dei livelli di melatonina, l'ormone regolatore dei cicli di sonno e veglia. Dato che i soggetti non potevano vedere la Luna, Cajochen e collaboratori escludono che il legame riscontrato possa essere semplicemente ricondotto alla variazione del flusso luminoso, ma speculano possa probabilmente trattarsi di una sorta di residuo di un remoto passato in cui la Luna aveva forse qualche effetto sui comportamenti umani tra cui, per esempio, i comportamenti a fini riproduttivi. Potrebbe dunque essere estremamente importante misurare le variazioni fisiologiche e dell'attività cerebrale nel corso dei 29 giorni e mezzo del ciclo lunare. Molto interessanti a questo proposito le riflessioni di Helen Pearson, genetista e redattrice di Nature, pubblicate sulla rivista nel 2006. Tutta da chiarire, insomma, la profonda influenza esercitata sugli abitanti del pianeta Terra dal suo ingombrante satellite. L'occasione, però, impone di ricordare un ruolo protettivo cruciale che la Luna esercita fin dalla remota epoca della sua formazione. E' noto a tutti che nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole la Terra è leggermente adagiata su un fianco. E' questa inclinazione dell'asse di rotazione (gli astronomi parlano di obliquità dell'eclittica e il suo attuale valore è di circa 23° e mezzo) che permette il regolare alternarsi delle stagioni nel corso dell'anno, condizione che ha garantito l'ampia diffusione delle forme di vita su questo pianeta. Senza la presenza della Luna, però, l'influenza gravitazionale degli altri pianeti del Sistema solare riuscirebbe sul lungo periodo a modificare questa inclinazione, annullando di fatto il benefico meccanismo delle stagioni. Da quattro miliardi e mezzo di anni, insomma, il nostro satellite agisce come un efficare regolatore di quella provvidenziale inclinazione impedendo che la sua variazione raggiunga valori critici. Secondo alcuni studi, per esempio quello di Jacques Laskar e collaboratori pubblicato su Nature nel 1993, le risonanze orbitali e il comportamento caotico dei corpi del Sistema solare finirebbero non solo col modificare rapidamente l'obliquità della Terra ma riuscirebbero a pomparla anche a valori prossimi ai 90° in pochi milioni di anni. Anche su questo ruolo della Luna, però, qualche dubbio rimane. In uno studio pubblicato su Icarus nel gennaio 2012, infatti, Jack Lissauer (NASA Ames Research Center) e collaboratori, affidandosi a simulazioni numeriche, giungono alla conclusione che la Luna non avrebbe poi quel ruolo fondamentale che le si attribuisce. Dai loro calcoli emergerebbe che effettivamente le variazioni dell'obliquità terrestre sarebbero molto più rapide, ma per centinaia di milioni di anni il valore dell'inclinazione resterebbe comunque in un intervallo tutto sommato accettabile, compreso tra i 20 e i 25 gradi. Caso chiuso? Aspetterei a dirlo: il rapporto Terra-Luna è decisamente molto più complicato di quanto si possa credere. Fonte: www.scienzainrete.it
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