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Lo zar e l’imperatore

Creato il 03 dicembre 2012 da Patuasia

Si fantastica su una nuova formazione politica che dovrebbe nascere anch’essa da una costola dell’Union. In questi giorni non si parla d’altro. I separati in casa non riescono più a contenere i relativi dissapori. I soldi sono diminuiti e la logica della spartizione che tutto acquietava è venuta meno. La casa si è fatta piccola. La minoranza non sopporta più di obbedire in cambio di quasi niente e un assessorato è quasi niente per chi ha avuto tutto. La minoranza ha sempre detto sì, secondo il giovane Viérin, per spirito di gruppo. Ha accettato l’alleanza con il PdL, l’elezione dell’attuale Presidente del Consiglio, tutte le scelte amministrative compreso il pirogassificatore compresa l’astensione. E questo per “senso di responsabilità e profondo rispetto per le istituzioni“. WOW! A me, invece, pare di capire che ci sia un disegno ben congegnato per destabilizzare l’attuale presidente della Giunta e questo va benissimo, ma che vogliano farci credere che si tratta di una “politica senza finalità clientelari o elettoralistiche“, che si tratta di una politica nuova e vicino al cittadino è troppo! E’ la solita vecchia e logora politica! Quella di cui siamo letteralmente stufi. Ma li avete letti i nomi di quelli che erano presenti all’incontro di Aymavilles? Luciano Caveri, Giulio Fiou, Piero Ferraris, Carlo Perrin, François Stevenin, Beppe Cuc, Paolo Momigliano Levi, Andrea Rosset, Elso Gerandin, Roberto Nicco, Antonio Fosson. Tutti uomini da riciclare! Papà Viérin dice che bisogna cambiare gli schemi della politica, eppure anche lui come il suo antagonista Rollandin conta su un esercito ubbidiente e fedele che sa usare per i suoi fini. Il referendum lo ha vissuto come un’occasione per portare avanti il progetto di destabilizzazione interna al Mouvement. Sconfiggere l’imperatore, questo era l’obiettivo reale dello zar, non certo la salute dei valdostani! In caso contrario figlio Viérin avrebbe preso le distanze prima e non dopo a successo avvenuto. L’incoerenza denunciata da Rollandin era voluta. Se avesse vinto l’astensione tutto sarebbe esattamente come prima, il piano sarebbe rientrato. Un detto popolare dice che in un pollaio è meglio che non ci siano due galli. Infatti è meglio, ma questi due ancora non hanno capito che noi, che stiamo fuori dal pollaio, non siamo polli!


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