Magazine Cultura

Lo zen e l'arte di gestire un ebook

Da Mcnab75

Lo zen e l'arte di gestire un ebook

Un problema che mi sono posto fin dal mio esordio come scrittore autoprodotto è quello della promozione. Non basta infatti scrivere un buon libro. Il rischio, purtroppo, è quello di non riuscire poi a farlo arrivare a chi potrebbe piacere.

Però non voglio parlarvi della solita ritrita questione “come proporre un manoscritto a un editore”. Perché... non me ne frega nulla. Concentriamoci invece sugli ebook e sul duro lavoro di farli emergere nella massa nullificante di libri che invadono il mercato.

Gli ebook partono con un "contro" pesantissimo: gli italiani ancora diffidano dal leggere in formato elettronico. Gli e-reader costano cari, leggere su computer affatica la vista, e poi c'è la solita nostalgia dei tanti "cartofili" che venerano i libri come feticci.

Per fortuna gli ebook hanno anche dei grossi "pro": costano poco (a volte anche zero) e si può pubblicarli senza l'ausilio di editori e altri furboni assortiti.

 

Proprio la Rete viene in soccorso dell'e-writer. Un blog curato con costanza e ricco di contenuti aiuta a fideizzare i lettori. Di base ci deve essere l'onestà di chi scrive, nonché una competenza minima sulle materie trattate. Non mi piacciono i tuttologi e diffido di chi ricorre alla demagogia o, viceversa, alle polemiche gratuite per farsi pubblicità.

 

I social network, nonostante tutto, sono altrettanto indispensabili per fare promozione a un ebook. Facebook e Twitter non sono il Male. So di rendermi antipatico con l'affermazione che segue, ma la faccio lo stesso: chi ripudia Facebook per una questione etica non è molto intelligente. Come tutti gli strumenti, anche i social network dipendono dall'uso che se ne fa. Perciò non venitemi a dire che non usate Facebook perché è contrario a certi principi morali. Se non vi piace, ok, nulla di male. Meglio una sana dichiarazione di volersene stare lontano da un mondo di certo opinabile, che non giocare all'alternativo moralizzatore. Io stesso non amo FB. Eppure credo che, se usato con cervello, sia il miglior strumento prozionale per le autoproduzioni. Sia che si tratti di ebook, musica o cortometraggi.

 

Di base evitate lo spam selvaggio. Sia sui social network che altrove. A parte l'estrema antipatia di questo strumento, credo che sortisca l'effetto opposto rispetto a quello desiderato. Niente mail e messaggi invasivi, quindi. Evitate anche gli slogan idioti ("Il romanzo più adrenalinico del decennio!") e le inutili lodi preventive. I lettori vi giudicheranno, nom c'è bisogno di imboccarli.

Per carattere e mentalità repello anche manifestazioni egotiche come le fanpage su Facebook. Ogni volta che leggo messaggi del tipo "Mario Rossi è fan di Mario Rossi e consiglia che anche a te potrebbe piacere" mi parte il vaffanculo compulsivo. Non ci posso far nulla. La trovo una cosa di cattivo gusto, nonché ridicola. Semmai dedicate una paginetta all'ebook in questione, non a voi stessi come autori.

Lo zen e l'arte di gestire un ebook

Scrittore 2.0

 

Quest'ultima affermazione si riallaccia purtroppo a un'altra cosa che non riesco a farmi andar giù. Colgo una tendenza a vendere il personaggio-scrittore, più che le sue storie. Un po' come se fosse una rockstar o un attore. A me la scrittura piace proprio perché è avulsa dal meccanismo di idolatria legata alla “fisicità” di un artista. Un cantante non dev'essere solo bravo, ma possibilmente anche bello, piacente. Idem per gli attori. Perfino pittori, stilisti e sculturi vivono da tempo la dualità tra arte proposta e personaggio pubblico. Gli scrittori, fino a poco tempo fa, erano estranei da questo giochetto.

In fondo che importa se uno scrittore è alto o basso, grasso o magro, ebreo, mulatto, zuavo o azero? Che importa se è zoppo, monco, oppure bello come Apollo? Non m'interessa nemmeno se è simpatico, antipatico, ubriacone o violento. Io voglio apprezzare le sue storie, non lui come persona.

Eppure pian piano questa peculiarità sta venendo meno. Complici sempre i social network, anche gli scrittori attirano più fan che non lettori. La cosa in sé potrebbe anche essere interessante, se la si considera un'inevitabile evoluzione del mestiere. Eppure troppo spesso questa personalizzazione va a discapito della qualità finale dei libri.

 

Un altro problema di questa professione è noto e arcinoto: tutti vogliono scrivere, pochissimi leggono. Forse non tutti lo sapete, ma io lavoro anche nel mondo della musica (sebbene come addetto stampa). Lì succede più o meno la stessa cosa: ricevo decine di messaggi al giorno di aspiranti cantanti/musicisti/autori/DJ, ma pochi di loro hanno davvero voglia di ascoltare. Tutti credono di essere dei geni incompresi, e cercano solo la “spintarella” per fare un gradino in più nella strada verso la fama.

La scrittura vive oramai nella medesima situazione. Spesso chi scrive non trova più il tempo di leggere, oppure dà per scontato di aver superato quei maestri che nemmeno conosce poi così bene. E allora la sensazione da piccolo scribacchino della Rete è quella che le parole scritte andranno inevitabilmente perse, come lacrime nella pioggia.

Lo zen e l'arte di gestire un ebook


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :