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Lo zen e l’arte di invecchiare bene

Creato il 22 novembre 2012 da Milleorienti

Lo zen e l’arte di invecchiare bene

Trovare la fonte dell’eterna giovinezza è un sogno antico quanto l’uomo. Ma mentre le società tradizionali (in particolare in Oriente) assegnavano agli anziani un ruolo importante in quanto saggi depositari dell’esperienza, nella società occidentale oggi la vecchiaia è delegittimata: viene considerata , in pratica, una malattia in sé, quasi un errore di programmazione nel nostro software psicofisico. Sovente ci costringiamo a comportarci da ragazzi anche a rischio di cadere nel ridicolo.

Sappiamo bene che le culture orientali hanno sviluppato molte discipline per  prevenire o curare le malattie ma soprattutto per aiutarci a condurre una vita sana, lunga e consapevole: lo Yoga, l’Ayurveda, il Qi Gong e il Tai Chi sono solo alcuni dei molti esempi possibili. Ma queste discipline non condannano mai la vecchiaia in sé, al contrario ci invitano a vivere nel modo migliore il tempo presente, perché ogni giorno ci appartiene, e noi apparteniamo a ogni giorno. Senza negare il Tempo.

Saper invecchiare – ovvero saper trarre il meglio dal tempo che passa – è un’arte raffinata che richiede pazienza, dedizione e ironia; tutte doti presenti nel libro di un’esperta praticante zen americana, Susan Moon: Lo zen e l’arte di invecchiare bene (Terra Nuova edizioni, pp. 176, 14 euro). Nel suo libro – scritto da Moon all’età di 65 anni – l’autrice ci insegna a combattere il pregiudizio culturale che impone la giovinezza come unico modello positivo, attraverso una serie di sorprendenti consigli e pratiche personali. Come questa: «Sulla parete sopra la mia scrivania ho appeso un cartello: “Non pensare neanche per un istante che non morirai”. Che lo crediate o meno, quella scritta mi rende felice ogni volta che la guardo. Mi ricorda che non sono morta».

Ricordando le parole del grande maestro zen Dogen, «L’essere è il tempo», Susan Moon ci dice: «Man mano che invecchio mi trasformo in me stessa». Un esempio personale sul quale vale la pena riflettere.

(L’articolo che avete letto qui sopra è stato pubblicato nella mia rubrica MilleOrienti sul numero di ottobre del mensile Yoga Journal).


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