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Lo Zen e l’arte femminile del controllo ad oltranza : “Da dove vieni e che fai?”

Creato il 27 novembre 2010 da Simontheroad

Tornare nella propria città natale dopo un lungo periodo di assenza, e ritrovare vecchi amici ed amiche, oltre che naturalmente i propri parenti, rappresenta quasi sempre una bella emozione.

Certamente.

Se poi ci aggiungi gli inevitabili nuovi incontri che ti capitano, l’ilarità che ne deriva si moltiplica.

Qualche sera fa, in un pub di Caput Mundi, con vecchi amici e qualche new entry: carina, biondina, bel visino.

Capitiamo seduti accanto, e arriva l’inevitabile domandona:

“E tu, da dove vieni?”

Non è la prima, non sarà sicuramente l’ultima. Un tempo rispondevo “Ah, guarda, abito in Via pepperepè, quartiere trullallambà, hai presente?”.

Non solo molto spesso non avevano presente, ma diventavano di colpo assenti.

Pertanto, ho cambiato risposta : “Da un sacco di posti diversi”.

Di solito, fanno l’immancabile risatina di circostanza. Poi ti guardano con gli occhi cerbiattosi, e allora procedi: “Kuryk, Kazakhstan. Punta nera, Congo. Baku, Azerbaijan. Ravenna, Palude a Sud del mitico NordEst. Eur, Roma. Riyadh, Arabia Saudita. San Diego, California. E non necessariamente in quest’ordine. Se vuoi continuo…”.

“Ma Davvero?” con gli occhi di solito sgranati, se è un’interlocutrice generalmente al di sotto dei 24 anni.
Se poi è una trentenne scanzonata e che già domina, sull’orlo della sua crisi di nervi costante, la disciplina del “controllo ad oltranza”, senza occhi sgranati, anzi sovente con un tono finto annoiato, e con l’immancabile sopracciglio inarcato.

E io, mentre sorseggio il mio bicchiere di vino o birra : “Ah ah….davero, davero” (rigorosamente con una “v” sola).

A quel punto, arriviamo finalmente al nocciolo della questione. Si apre il sipario, scatta l’applauso del pubblico pagante, e come un fiume in piena la Lei di turno esclama:

“Beh, scusa ma….e che lavoro fai?”

Fino a poco tempo fa, rispondevo con sincerità : “Guarda, lavoro nel campo delle Risorse Umane, area estero…hai presente? Selezione del personale, logistica, permessi di lavoro all’estero, stipendi, contratti di lavoro. Cose così, insomma”.

E Lei: “Ma dai, dico sul serio, che lavoro fai?” ……………………..

Mi sono accorto che la gente non vuole LA Verità, ma sovente UNA parvenza di verità. Non importa quanto sia fantasiosa o irrealistica, la gente (e in questo caso la maggioranza delle femmine) ama alla follia le iperboli mitiche, le assonanze inverosimili.

IN altri termini, le cazzate fanno viaggiare il mondo. Sono la “pancia” dei rapporti interpersonali.

Ecco perché può esistere un Imprenditore con capitali di dubbia provenienza e padrone di metà sistema televisivo che vince le elezioni in un qualunque paesucolo sostenendo che il conflitto d’interessi non può esistere perché lui è un liberale onesto e non si approfitterebbe mai e poi mai.

Quindi, tenendo conto di quanto sopra, comincio a divertirmi un po’ anche io, e a quel punto….

“Ok, volevo vedere quanto eri sveglia. A voi donne non si può proprio nascondere nulla. Beh, non dovrei dirtelo, ma tanto visto che abbiamo amici in comune finiresti col saperlo. Sono un analista dell’esercito, lavoro spesso sotto copertura in vari contesti internazionali. La balla delle Risorse Umane è palesemente una cazzata. Hai mai sentito uno delle Risorse Umane che va in posti come il Congo o il Kazakhstan?”

“Massì, oddio, effettivamente non è che reggeva molto….”, condivide Lei trionfante.

Poi, la necessità di delimitare nuovamente un confine rassicurante emerge con l’inevitabile:

“Non è pericoloso, vero?”

(continua?)


Filed under: Sociologando

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