© Festival del film Locarno
Seconda sera in Piazza Grande all’insegna del buon umore grazie a Moritz Bleibtreu, recentemente visto in “Passioni e Desideri” e “World War Z”, attore tedesco versatile, che ama le sfide (i suoi personaggi sono spesso molto diversi tra loro) e che in questa commedia romantica veste i panni di un comico di origini europee (!) con qualche problemino di autostima.
“Vijay and I” è la storia di William Wilder, attore di talento che si ritrova ingabbiato nel ruolo di idolo dei più piccoli indossando un costume da gigante coniglio verde, cosa che gli provoca così tanta frustrazione da convincersi che anche il resto del mondo lo veda come un perdente senza possibilità di salvezza. Il giorno del suo quarantesimo compleanno (guarda caso un venerdì 13) però tutto cambia: l’attore si ritrova coinvolto in una serie di spiacevoli equivoci che lo portano a venir ritenuto morto da tutti, con tanto di annuncio al telegiornale.
Will ha così prima la rara opportunità di assistere al suo funerale, scoprendo come realmente veniva considerato da parenti ed amici, poi inizia a dare sfogo alla fantasia: con la complicità del suo migliore amico assume una nuova identità, quella del distinto uomo d’affari indiano Vijay, presunta conoscenza di vecchia data del caro estinto, sfoderando un fascino che neppure lui sapeva di possedere. Il risultato è che Vijay conquisterà tutti, Will compreso (!) ma la mascherata non potrà durare a lungo e a quel punto i nostri protagonisti dovranno fare delle scelte…
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La pellicola ha una trama potenzialmente esplosiva che purtroppo nei fatti rimane una flebile fiammella. Poteva essere una di quelle commedie esilaranti e piuttosto scorrette oppure una dramedy straziante sulla solitudine del nuovo millennio, sull’ipocrisia oramai diffusa a ogni latitudine e sui fallimenti della generazione di neo-quarantenni (che peraltro è la mia), invece il regista Sam Garbarski (quello di “Irina Palm”, per intenderci) decide di rimanere col piede in due scarpe o, se preferite, non sceglie nessuna delle due relegando il suo film a “uno dei tanti” della prossima stagione.
Purtroppo nessuna folgorazione sulla via di Damasco nonostante il bravo protagonista, nonostante una Patricia Arquette super-repressa, nonostante l’incontenibile Danny Pudi e nonostante i delicati omaggi ai grandi padri della commedia, quei registi tedeschi trasferitisi oltre oceano come Wilder e Lubitsch. Forse è proprio la delicatezza estrema che aveva decretato il successo di “Irina Palm” a rendere invece qui tutto troppo insipido per il nostro palato e ci fa propendere per una sufficienza raggiunta, ma non oltrepassata per accedere ai gradini più alti del podio.
Voto finale: 6+. Film godibile, adatto alle coppie che vogliono trascorrere una serata serena sul divano.
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