Anni fa fui folgorata sulla via di Damasco da un apparentemente piccolo festival, il Far East Film Festival. Unico nel suo genere, ancora oggi attira nella città di Udine un gran numero di persone provenienti dal continente asiatico, sfegatati amanti di ogni espressione artistica proveniente dal Far East, orde di curiosi e divoratori compulsivi di pellicole come la sottoscritta. Fu in una delle mie incursioni al Far East film Festival che inciampai in una commedia deliziosa, divertente, leggera ma non trash. Arrivava dalle Filippine, era piena di attori famosi in patria e nei paesi limitrofi, e ancora oggi sogno di agguantarne una copia, la MIA copia di “Here comes the Bride”.
Dall’esperienza di Udine mi sono portata a casa un debole per il cinema di quei mondi lontani, quindi non mi sono lasciata sfuggire la presentazione locarnese di “Men Who Save the World”. Opera in arrivo dalla Malesia, diretta da Liew Seng Tat, girata in campagne ai nostri occhi selvagge, con una storia alquanto inusuale, soprattutto nell’incipit, che alterna sottile ironia, battute spiazzanti a triste e drammatico realismo.
© Festival film Locarno
Questa è la storia di Pak Awang. La sua vita cambierà per sempre il giorno che deciderà di regalare la “casa americana” alla figlia in procinto di sposarsi. Per fare ciò ha bisogno del supporto di amici e parenti, perché l’immobile, oltre a necessitare di una imbiancata e qualche riparazione interna, deve essere portato al villaggio. Esatto, nessun errore, come da tradizione in quelle terre, la casa verrà alzata e trasportata a braccia (!) da un gruppo di impavidi uomini, neppure giovanissimi.
Purtroppo per Pak, il paese è molto distante quindi l’operazione richiede più giorni e, nel mentre, accadono un paio di incidenti. La sera in cui un immigrato africano trova rifugio in quella casa diroccata e, complice l’oscurità della notte, spaventa a morte un ragazzo del luogo, la fortuna di Pak svanisce e non riceverà più alcun aiuto. Tutti gli accadimenti vengono, infatti, interpretati come conferma del fatto che la vecchia casa sia infestata da demoni, fantasmi, oscure presenze. L’unico a non credere a tali fesserie e proprio Pak che, però, si ritrova imbrigliato nelle tradizioni, nelle dicerie, nelle superstizioni e in una caccia alle streghe che si chiuderà in modo folle e controproducente.
© Festival film Locarno
Questo film, nato dall’unione delle forze di Malesia, Olanda, Germania e Francia, è una piacevolissima sorpresa. Nonostante i luoghi e i tratti somatici tanto diversi impediscano un’immedesimazione immediata, il divertimento ci trascina rapidamente nella giungla all’interno di questo gruppo sgangherato di uomini pronti prima a spostare una casa per aiutare un amico poi a cacciare en travestì un “demone” lascivo. Durante l’anomalo spostamento, verremo pervasi da diversi stati d’animo. Nell’ordine dopo l’ilarità delle prime battute, ci assalirà la tristezza dettata dall’ottusità e dalla fragilità dei protagonisti, sino allo stupore per le scene grottesche che porteranno alla chiusura con un dramma in piena regola che ci provocherà desolazione.
Perché pian piano inciampiamo nei luoghi comuni e nelle superstizioni, vedendo assottigliarsi i chilometri che ci separano da quelle persone. Gente abbarbicata a ideologie, convinzioni, false credenze. Con sottile ironia quindi, il regista, ci mostra una realtà molto diffusa e soprattutto le devastanti conseguenze della dabbenaggine. La paura dell’ignoto, del buio, del più forte e del diverso, porta l’essere umano a non vedere la realtà anche quando l’ha a pochi centimetri di distanza. È sempre meglio inseguire (e incolpare) entità misteriose che affrontare la realtà.
“Lelaki Harapan Dunia” (Men Who Save the World) è stata una gran bella sorpresa.
Vissia Menza