Carlo Chatrian
Il Festival del Film Locarno (69ma edizione, 3-16 agosto 2016) offrirà in cartellone una Retrospettiva dedicata al cinema della Repubblica Federale Tedesca del dopoguerra (dal 1949 al 1963), realizzata in collaborazione con il Deutsches Filminstitut e il cui titolo Amato e rifiutato ne spiega bene l’essenza, come ha spiegato Carlo Chatrian, direttore artistico della kermesse:
“Pur essendo cresciuto con il cinema delle nouvelles vagues e apprezzando la ventata di novità che hanno portato, penso sia opportuno tornare a guardare il cinema degli anni Cinquanta con uno sguardo libero da facili pregiudizi e considerarlo nel suo giusto valore. Il cinema della Germania dell’Ovest, a cui dedichiamo questo percorso, è un ottimo esempio di un’arte troppo velocemente rifiutata, considerandola come un puro prodotto commerciale. Amato e rifiutato mostra invece la varietà e ricchezza di un cinema che non solo ha segnato una generazione in cerca di ricostruzione d’identità ma capace anche di lasciare le sue impronte sulla prassi odierna, come i recenti film di Petzold e Graf testimoniano.”
Robert Siodmak
Uno sguardo quindi volto verso una cinematografia vicina, letta in una sua pagina non sufficientemente conosciuta, così da ripercorrere la strada di quel cinema che all’indomani della Seconda Guerra Mondiale ebbe luogo nella neonata Repubblica Federale Tedesca, riscuotendo un grande successo di pubblico per poi essere rapidamente messa da parte a metà degli anni ’60, con l’arrivo del giovane cinema tedesco.
La retrospettiva, curata da Olaf Möller e Roberto Turigliatto, frutto di un lungo lavoro di ricerca, si pone quindi il compito di portare a nuova luce una produzione cinematografica di grande interesse, tanto per i suoi aspetti culturali e le sue modalità produttive quanto per i valori delle singole opere, realizzate in un contesto molto più cosmopolita di quanto non si ritenga generalmente.
A fianco di registi noti come Fritz Lang e Robert Siodmak, che rientrano in patria a girare gli ultimi film della loro carriera, e di cineasti stranieri che transitano in Germania, il programma metterà in evidenza un corposo gruppo di titoli capaci di ridare voce ad autori che hanno modulato la pratica dei generi in modo originale e innovativo, quali, tra gli altri, Géza von Radványi, Harald Braun e Peter Pewas.
Helmut Käutner
Pur concentrandosi sulla produzione della Repubblica Federale, con i suoi maestri riconosciuti quali Helmut Käutner e Wolfgang Staudte, la retrospettiva presenterà anche alcuni film coevi della Repubblica Democratica, prodotti dalla DEFA, che trattano tematiche particolarmente delicate ed evitate dunque dalle produzioni locali.
A completare il programma, una serie di opere che esploreranno generi spesso erroneamente ritenuti marginali, come l’animazione, il documentario, l’avanguardia, il film sperimentale, dando il quadro di una cinematografia particolarmente ricca e variegata.
La Retrospettiva è realizzata in collaborazione con il Deutsches Filminstitut, Frankfurt am Main, e con la partecipazione della Cinémathèque suisse e di German Films. Al Deutsches Filminstitut si deve anche la pubblicazione del libro, edito in inglese e tedesco, che accompagnerà il programma, curato da Olaf Möller e dalla direttrice Claudia Dillman.