Poi lanci lo sguardo tra le maschere mattutine e tra chi s'immerge in una lettura, chi si cerca nel riflesso del finestrino e chi continua a fissarsi le scarpe quasi mostrassero la risposta ai dubbi giornalieri, non riesci a capire chi sia la fonte di quella micidiale essenza quando ecco che in fondo vedi una ragazza piangere, non è raffreddata, non ha qualcosa nell'occhio, sta piangendo, per davvero, e ti dispiace, anche se non la conosci, anche se magari stesse piangendo per aver commesso il più grave dei delitti o soltanto per non aver trovato la sua taglia di jeans nella bufera dei saldi di inizio anno: ti dispiace, perché sono lacrime.
E ti rendi subito conto di quanto sfortunata sia una goccia di sudore, ti fa quasi pena, che in fondo come una lacrima è il prodotto di un'emozione, di uno sforzo, uno spavento, ma non c'è confronto: alla lacrima han già inneggiato mille e più canzoni, rimato poesie e dedicato scene indimenticabili di pellicole e fotografie, c'è chi bacerebbe una lacrima stringendo forte la propria amata e chi ne farebbe l'ingrediente principale di un incantesimo prodigioso, ma alla goccia di sudore niente, il nulla, neanche per scherzo, neanche tra folli. Eppure la goccia di sudore è lì, quando corri dalla tua amata per non arrivar in ritardo, per non lasciarla attendere e magari deluderla, la goccia di sudore è lì quando ti ritrovi in un amplesso notturno e l'amore galoppa tra sensi e desideri, la goccia di sudore è sempre lì nei momenti più importanti quando al colloquio sei emozionato e l'ascella non trattiene. La goccia di sudore è allora presente negli attimi cruciali della nostra esistenza, è lì ad accompagnarci ma ahimè per lei non c'è riconoscimento. La goccia di sudore è allora più importante di una lacrima, ma non c'è nessuno a coccolarla, anzi è proprio lei l'ennesima vittima della società dell'apparenza, che si adempie a coprire i segnali naturali di quello che tra mammiferi è anche comunicazione non verbale, attraverso gli odori. E il problema è proprio quello: che la goccia di sudore puzza e dove c'è puzza non c'è poesia.
Quando il vagone si ferma di nuovo, per l'arrivo alla fermata tanto sperata, quasi ti dispiace andar via e lasciare quella goccia di sudore senza fama, poi però l'amaro in gola e le narici disorientate vincono presto il dispiacere e scappi, scappi senza voltarti. Sarà anche per quello che il sudore puzza - pensi - nel 2011 dopo Cristo, non è più un segnale nell'evoluzione secolare, il sudore sarà incazzato nero e puzza e continuerà a puzzare fin quando qualcuno non lo renderà protagonista tessendogli canzoni e lodi. Nel frattempo, non ci resta che scappare.
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