Lode a una goccia di sudore

Da Andima
Appena entri nel vagone della metro tra la fretta dell'ufficio, il sonno che ancora bagna gli occhi e ne appesantisce le palpebre (magari nella speranza di qualche altro frammento di quel sogno, quello interrotto dalla sveglia) e lo spintone di chi dimentica sempre di portare con se una valigia, uno zaino enorme sulle spalle o addirittura il proprio corpo, quasi fosse un oggetto estraneo o un peso immeritato, ecco che alle narici arriva repentino l'odore forte ed acido di un sudore impregnante, nauseante, assassino, ma troppo tardi, la campanella ha già suonato stridulamente e le porte sono chiuse, si parte, e il pensiero va subito alla prossima fermata per cambiare vagone, per scappare da quella trappola, per sopravvivere al tanfo che già avrà stordito più di un passeggero, risvegliato in una smorfia di dolore.
Poi lanci lo sguardo tra le maschere mattutine e tra chi s'immerge in una lettura, chi si cerca nel riflesso del finestrino e chi continua a fissarsi le scarpe quasi mostrassero la risposta ai dubbi giornalieri, non riesci a capire chi sia la fonte di quella micidiale essenza quando ecco che in fondo vedi una ragazza piangere, non è raffreddata, non ha qualcosa nell'occhio, sta piangendo, per davvero, e ti dispiace, anche se non la conosci, anche se magari stesse piangendo per aver commesso il più grave dei delitti o soltanto per non aver trovato la sua taglia di jeans nella bufera dei saldi di inizio anno: ti dispiace, perché sono lacrime.

E ti rendi subito conto di quanto sfortunata sia una goccia di sudore, ti fa quasi pena, che in fondo come una lacrima è il prodotto di un'emozione, di uno sforzo, uno spavento, ma non c'è confronto: alla lacrima han già inneggiato mille e più canzoni, rimato poesie e dedicato scene indimenticabili di pellicole e fotografie, c'è chi bacerebbe una lacrima stringendo forte la propria amata e chi ne farebbe l'ingrediente principale di un incantesimo prodigioso, ma alla goccia di sudore niente, il nulla, neanche per scherzo, neanche tra folli. Eppure la goccia di sudore è lì, quando corri dalla tua amata per non arrivar in ritardo, per non lasciarla attendere e magari deluderla, la goccia di sudore è lì quando ti ritrovi in un amplesso notturno e l'amore galoppa tra sensi e desideri, la goccia di sudore è sempre lì nei momenti più importanti quando al colloquio sei emozionato e l'ascella non trattiene. La goccia di sudore è allora presente negli attimi cruciali della nostra esistenza, è lì ad accompagnarci ma ahimè per lei non c'è riconoscimento. La goccia di sudore è allora più importante di una lacrima, ma non c'è nessuno a coccolarla, anzi è proprio lei l'ennesima vittima della società dell'apparenza, che si adempie a coprire i segnali naturali di quello che tra mammiferi è anche comunicazione non verbale, attraverso gli odori. E il problema è proprio quello: che la goccia di sudore puzza e dove c'è puzza non c'è poesia.

Quando il vagone si ferma di nuovo, per l'arrivo alla fermata tanto sperata, quasi ti dispiace andar via e lasciare quella goccia di sudore senza fama, poi però l'amaro in gola e le narici disorientate vincono presto il dispiacere e scappi, scappi senza voltarti. Sarà anche per quello che il sudore puzza - pensi - nel 2011 dopo Cristo, non è più un segnale nell'evoluzione secolare, il sudore sarà incazzato nero e puzza e continuerà a puzzare fin quando qualcuno non lo renderà protagonista tessendogli canzoni e lodi. Nel frattempo, non ci resta che scappare.

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