24 aprile 2012 Lascia un commento
L’operazione di Gianfranceschi e’ semplice e del resto simile a cio’ che molti tra noi con l’abitudine di leggere ed osservare gia’ fanno quotidianamente ovvero appuntarsi il buono o il ridicolo che la cronaca, la letteratura e per esteso l’idea di cultura, offrono.
A volte pero’ basta un giro in strada, il contatto con gli altri perche’ ricordiamolo, non sempre gli altri sono "noi", per ispirare una risata o un pensiero sul quale ha senso meditare.
Non ci troviamo quindi di fonte all’ennesima raccolta di aforismi bensi’ al taccuino di un intellettuale coi piedi ben piantati per terra, uno che sa distinguere la vita vera da quella dei libri ma soprattutto un uomo che sa mettersi in discussione e dopo, solo dopo, trova nelle proprie convinzioni l’arma per contrastare il regime culturale di un solo colore che dal dopoguerra, attanaglia l’Italia nella tragedia del pensiero unico.
Non ci si aspetti quindi la sintesi masturbatoria di Schopenhauer e ancor meno la filosofia da shampiste di Coelho perche’ Gianfranceschi va dritto al cuore del ridicolo o del sublime, senza scorciatoie e per questo a volte appare scontato, altre insignificante ma del resto la Verita’ non e’ mai complessa quindi non c’e’ ragione di descriverla come tale.
"Quando mi sfiora un’ombra di amarezza perché’ ormai mi cercano pochi amici, mi dico: per tutta la vita hai voluto essere libero, hai difeso accanitamente la tua solitudine, non ti sei legato a nessuno e adesso finalmente ti lasciano solo"