Magazine Cultura

Lodi Matsetela. he strums

Creato il 16 agosto 2011 da Vivianascarinci

if only he knew

his palm could be

my well

Lodi Matsetela  è una poetessa, blogger, sceneggiatrice, copywriter, produttrice cinematografica e televisiva. Nella poesia che Raphael D’abdon ha scelto di presentare in questa occasione, il lavoro poetico del movimento degli spoken word artists  sudafricani  si estremizza al punto che il dettato diventa quasi una sequenza filmica che fa combaciare la visione intima del piacere femminile con un’immagine esterna separata, generativa e sua volta di un suono, di una ritmicità assurta all’onirico. Nella poesia che segue la verità del sogno erotico è in assoluto indipendente, lecita narrazione di un fatto prosciolto da qualsiasi accidente lo delimiti, lo nomini, lo leghi a cosa o persona. Ma cos’è la spoken word poetry? Esistono esempi che possono fare intendere di che si tratta? E’ un fenomeno che nasce dalla tradizione della poesia orale di certi paesi ma che poi ha travalicato come nel caso del Sudafrica  la sua genesi rurale per diventare un genere urbano, sociale, politico. Un fenomeno quindi che si è sviluppato naturalmente in paesi diversi nel momento in cui lo scarto tra vita rurale e vita metropolitana è risultato  evidente a una comunità in cui è era ancora possibile un confronto immediato che si esprimesse artisticamente prima che politicamente. La spoken word poetry mantiene la sonorità intimista del racconto individuale pur facendosi parola immediata del sentire espresso nell’ambito di una comunità. In questa immediatezza il ritmo guida l’espressione, l’icastica del pronunciato diventa un attributo fisico del poeta. Le artiste sudafricane sopratutto hanno accettato la responsabilità e propugnato il diritto che lo status femminile inteso pienamente impone e comporta a un’artista donna. Non hanno barattato la loro indipendenza con una certa forma di apparentamento e si sono riappropriate, come la poesia di Lodi Matsetela testimonia, di un modo del tutto emancipato e perciò non mercificabile di intendere l’eros,  preferendo questa particolare forma di integrità all’idea di una femminile trita e preconcetta. Alcune  artiste  hanno quindi optato in favore di una libertà creativa che si basi essenzialmente sulla loro poesia, intesa soprattutto in senso performativo e con divulgazioni autoprodotte, facendo sì che essa divenisse, soprattutto nel metodo, un atto politico.

 Lodi Matsetela. he strums

he strums – 340ml*

he strums

and he strokes

the guitar

making it groan

and wail

tickling it

making it laugh

and hum

long fingers

hard but soft and tender

safe in the anonymity of the audience i stare

a dark silhouette in the spotlights glare

long fingers are meant to

stroke

strum

pluck

arousing

a wailing

moan

of

slow satisfactory

inhibition

he doesn’t know it but i’ve taken it there

deep, down, under, over there

if he were to

pluck my strings

stroke me

till i’m still

and ill

with want

make me wail

and sing

he could tune me

to any note

or chord

or pitch

or key

he wanted

but on the stage is where he must remain

lest in person he’s just normal and humane

if only he knew

his palm could be

my well

his command

my wish

his dreams

my reality

his poverty

my wealth

his ignorance

my knowledge

but he is oblivious of me

as he plays another key

so he strums

and i moan

he plucks

and i groan

he strokes

and i die

soft

little

deaths

with

breaths

in between

as i touch each

peak

summit

and climax!

then the clapping awakes me from his trance

reminding me i don’t really have a chance

come accarezza le corde della la chitarra lui… – 340 ml

lui accarezza

e fende

la chitarra

la fa mugolare

e gemere

la pizzica

e la fa sorridere

e canticchiare

lunghe dita

dure, ma soffici e tenere

e io, protetta dall’anonimato del pubblico osservo

una silhouette scura tra il bagliore delle luci

lunghe dita che sono nate per

fendere

accarezzare

pizzicare

far salire in cielo

un lamento

un gemito

di

lenta, soddisfacente

inibizione

lui non lo sa ma l’ho portata lì

giù giù, lì nel profondo

se solo lui

pizzicasse le mie corde

mi fendesse

fino a che sono ferma

malata

di desiderio

per farmi gemere

e cantare

potrebbe accordarmi

con qualsiasi nota

o accordo

o intonazione

o tono

se solo volesse

ma il suo posto è il palcoscenico

di persona è solo normale e umano

se solo sapesse

che il palmo della sua mano potrebbe essere

la mia fonte

i suoi desideri

un ordine per me

i suoi sogni

la mia realtà

la sua povertà

il mio benessere

la sua ignoranza

la mia conoscenza

ma lui è all’oscuro della mia presenza

mentre suona un’altro tono

e così lui accarezza

e io gemo

lui pizzica

e io mugolo

lui fende

e io muoio

soffici

piccole

morti

intramezzate

da respiri

mentre io raggiungo

vette

picchi

e l’orgasmo!

quindi gli applausi mi svegliano dalla trance

in cui lui mi ha fatto cadere

e mi ricordanoche non ho proprio alcuna chance.

trad. Raphael D’Abdon


* 340 ml is a well-known reggae-dub band in South Africa



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines