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Lois McMaster Bujold fra fantasy e fantascienza

Creato il 04 febbraio 2012 da Martinaframmartino

Lois McMaster Bujold fra fantasy e fantascienzaIl ciclo dei Vor non ha bisogno di presentazioni. La sua autrice, Lois McMaster Bujold è famosa tanto quanto il suo inusuale eroe, quel Miles Vorkosigan che, nonostante gli evidenti limiti fisici, riesce a risolvere anche i problemi più difficili. Che eroe sarebbe se non ci riuscisse? Ma mentre di solito gli eroi sono tutti alti, belli e aitanti, Miles può contare solo sul suo cervello. Che, ovviamente, funziona benissimo.

Negli anni passati avevo letto due soli romanzi di Lois, ma invece di dedicarmi alle sue opere più note mi ero immersa in quelle apparentemente a me più congeniali: i romanzi fantasy.

Lois McMaster Bujold fra fantasy e fantascienzaL’ombra della maledizione è il primo volume della serie di Chalion, composta anche da La messaggera delle anime e L’incantesimo dello spirito. L’ombra della maledizione è stato molto apprezzato da critica e pubblico, visto che è stato finalista ai premi Hugo, Locus e World Fantasy Award, ma io non posso dire di averlo amato. Molto lento all’inizio, e abbastanza noioso. Riporto la quarta di copertina per un rapido riassunto dello spunto da cui parte la trama:

Sopravvissuto a una lunga prigionia, ma distrutto nel corpo e nello spirito, Cazaril ritorna nei domini della nobile casata per cui aveva servito come paggio ed è nominato, a sorpresa, tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono, un giovane quanto mai impetuoso e avventato. Ma quel nuovo ruolo mette in allarme Cazaril, proprio perché lo riporta nel luogo che più lo spaventa: la corte di Cordegoss, dove i pericolosi nemici che lo avevano messo in catene ora occupano posti di grande potere. Ma non sono soltanto gli intrighi di alcuni traditori a preoccupare Cazaril e la principessa Royesse, poiché c’è anche una terribile maledizione, che pende come una spada sull’intera stirpe di Chalion e su coloro che le sono fedeli.

Bene, per un bel po’ non mi è importato granché di Cazaril. Mi faceva pena, ma appassionarmi al suo destino? Ci sono intrighi, ma comunque hanno impiegato davvero troppo tempo ad avvilupparmi. Il finale è scritto bene, e la conclusione risolleva molto la storia, ma l’idea di iniziare un altro libro e faticare così tanto all’inizio prima di divertirmi non mi ha mai attirata, perciò ho abbandonato la vicenda. Il romanzo, pur facendo parte di una trilogia, è autoconclusivo, quindi non sono nemmeno rimasta nel bel mezzo della storia.

Lois McMaster Bujold fra fantasy e fantascienzaSolo parecchi anni più tardi ho letto la sua prima opera fantasy, un romanzo che invece non aveva avuto particolare successo: L’anello dell’incantesimo. Forse perché Fiammetta, la protagonista, è una ragazza dal carattere forte che riesce a destreggiarsi in situazioni complicate senza perdere di credibilità, forse anche perché suo padre, l’orafo Beneforte, è modellato sulla figura di Benvenuto Cellini. Curiosamente, poco prima di leggere il romanzo della McMaster Bujold, avevo letto proprio la Vita di Cellini, e mi ero anche divertita molto. L’italiano di Cellini non è il nostro, visto che lo scultore, orafo, scrittore e pure archibugiere è vissuto fra il 1500 e il 1571, ma si legge comunque molto bene. Probabilmente non era un campione di modestia, ma la sua vita non è certo stata noiosa. A differenza di Cellini Mastro Beneforte non ha ammazzato con l’archibugio nessun comandante dell’esercito avverso all’inizio del Sacco di Roma, ma le similitudini fra i due erano abbastanza evidenti da farmi solo annuire in segno di conferma quando ho visto che la scrittrice citava l’autobiografia di Benvenuto fra le sue fonti d’ispirazione. Non un capolavoro, e una maggior asciuttezza in certe zone avrebbe solo fatto bene all’Anello dell’incantesimo, ma comunque un bel libro.

Ora, finalmente, sono passata ai Vor. Ma giusto per andar cauta ho scelto un librettino piccolo, di quelli che si leggono in poco tempo: Miles Vorkosigan. L’uomo del tempo. E qui siamo su un altro livello, pur su una storia piuttosto breve. I limiti fisici di Miles ci vengono spiegati brevemente, così come i privilegi dovuti al fatto di essere figlio di suo padre, ma quello che conta sono le decisioni del giovane. Il fatto di commettere errori, ma di saper imparare da loro. Di essere testardo, e voler capire il perché delle cose. Di non essere un supereroe, capace di tutto ed esente da ogni dubbio. I dubbi sono una cosa che rendono Miles umano, perché sono le nostre scelte a definirci come persone. E a volte le scelte sono difficili, e anche dopo averle compiute non si può essere sicuri che fosse la scelta giusta.

Una scelta io l’ho fatta: so che leggerò altri libri di questa scrittrice.



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