Cordelia Naismith, della Sorveglianza Astronomica Betana, è impegnata in una spedizione scientifica che ha come meta un pianeta selvaggio e disabitato. Giunta lì, tuttavia, scopre con orrore che una pattuglia di barrayani ha distrutto il campo base e ucciso uno dei suoi uomini. Peggio ancora, lei stessa cade prigioniera del capitano Aral Vorkosigan, comandante della Marina Imperiale di Barrayar.
Tra i due s’instaura subito una forte tensione: Cordelia giudica Vorkosigan un barbaro militarista, mentre Aral è riluttante a considerare quella donna un vero soldato e la osserva con diffidenza.
Ma il tempo avrà ragione dell’istinto e, a poco a poco, i due scopriranno di avere in comune, oltre a una spiccata ironia, la stessa amarezza nei confronti di un mondo che sembra aver perduto ogni senso dell’onore. Ma non soltanto: qualcosa di assai più profondo finirà per legare Cordelia ad Aral, determinando il loro destino…
Questa è la quarta di copertina di L’onore dei Vor di Lois McMaster Bujold, primo volume del Ciclo dei Vor (se si eccettua il prequel Gravità zero, ambientato 200 anni prima della nascita del suo personaggio più famoso, Miles Vorkosigan), e ora so perché non ho mai letto prima questa saga.
Due pianeti in guerra, la donna che viene catturata dall’uomo e i due che finiscono con l’innamorarsi. Blah! A leggere una trama così ho temuto che fosse una qualche storia inverosimile e sdolcinata con l’uomo forte che si prende cura di una donna forte solo in apparenza ma dalle tendenze alquanto svenevoli. Per forza che ho ignorato il libro, e di conseguenza tutti i suoi seguiti, anche se le altre quarte di copertina mi avevano incuriosita! Leggere una saga dal secondo volume non è una cosa che mi attiri particolarmente, anche se qualche volta l’ho fatto. Volendo in questo caso, visto che si tratta di romanzi autoconclusivi, non c’è davvero bisogno di leggerli tutti, ma a saltarne qualcuno si finisce inevitabilmente per incappare in spoiler quando si vanno a riprendere i libri più vecchi. Perciò, escluso il primo esclusi tutti, almeno fino a qualche tempo fa, quando ho deciso di fare almeno un tentativo, anche perché Miles mi incuriosiva parecchio.
All’inizio dell’anno ho letto Miles Vorkosigan. L’uomo del tempo, e quel breve libretto è bastato a vincere le mie diffidenze e a farmi acquistare questo romanzo. E ho fatto bene a farlo, perché questa storia si è rivelata piena di piacevoli sorprese, compreso il puro divertimento legato a uno scambio di battute:
“– Posso farle una domanda personale, signora? – disse lui, sul portello della carlinga.
– Ma certo. Purché non si tratti di un’informazione riservata.
– Perché indossa un paio di pantofole da camera?
Lei abbassò lo sguardo sui suoi piedi. – Io… mi spiace, ufficiale pilota Mayhew. Questa è un’informazione riservata.” (pag. 246)
Va bene, fuori dal contesto il divertimento cala parecchio, ma se dovessi spiegare la scena farei uno spoiler enorme. Comunque è vero che Cordelia viene catturata ma non è tanto inerme, visto che con intelligenza e determinazione (e anche un briciolo di fortuna) riesce a venir fuori – e soprattutto a far venir fuori Aral – da una situazione decisamente complicata. E se nel problema successivo è lui che trova la soluzione è anche vero che è qualcosa su cui lei non poteva avere alcun controllo, indipendentemente da quali possano essere i sentimenti dei due. Per un po’, in questo secondo problema, mi ero preoccupata, mi sembrava che la storia stesse scadendo su livelli molto bassi, ma si tratta solo di una manciata di pagine necessarie a fornire una svolta alla trama, e risolte senza sfociare in quel che avevo temuto ma anzi con la dimostrazione dell’abilità della scrittrice nel tessere intrighi politici su larga scala. Non solo, risolto questo guaio la McMaster Bujold trova modo di farci vedere che anche quando le cose sembrano andare bene possono esserci problemi inaspettati, perfino da parte di chi dovrebbe essere dalla nostra parte.
Le vicende dei due protagonisti proseguono in Barrayar, romanzo che a questo punto è entrato nella lista dei libri che devo comprare.
Un paio di citazioni:
“Era soltanto un piccolo vizioso senza pretese. Un depravato vecchia maniera, bisognoso dell’appoggio di un amico per tenere nascosti i suoi peccati. I crimini su larga scala vengono commessi da tranquilli padri di famiglia nelle sale dove si riuniscono gli stati maggiori, o i consigli di amministrazione, quelli che mercanteggiano la rovina di interi pianeti senza rabbia o desiderio o passione alcuna, spesso in nome di un futuro migliore. Ma i crimini che loro affermano di prevenire fanno parte di un futuro immaginario; quelli che invece preparano per il presente sono molto reali.” (pag. 167).
Ogni riferimento a fatti o persone reali non è puramente immaginario, anche se è lasciato alla libera interpretazione di ognuno.
“– Tutte le prove puntano in quella direzione.
– Solo se le guardate stando a testa in giù!” (pag. 235).
A me questa conversazione ne ha fatta venire in mente un’altra fra Gandalf e Théoden:
“«Cuore fedele può avere lingua ribelle».
«Di’ pure», soggiunse Gandalf, «che ad occhi storti il volto della verità può apparire un ghigno».”
(J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, pag. 635).
È davvero tanto tempo che mi chiedo cosa sia la verità, ma se gli stessi filosofi non sono concordi nel dare una definizione qualcosa mi dice che non potrò certo farlo io. Però posso registrare le parole, i dubbi e le certezze di chi ne parla, e questo ribaltamento della verità perché viene guardata nel modo sbagliato mi fa rabbia ma mi spinge comunque a riflettere. Queste, L’onore dei Vor e Il Signore degli Anelli, sono due finzioni narrative, quindi noi non abbiamo alcun dubbio su quale sia la verità. Ma nella nostra realtà,in tutto quel che ci circonda, qual è la verità?