Adoro i suoi film, il suo mondo e la sua idea di cinema. Adoro persino la sua famiglia: sua moglie Agnès Varda, suo figlio Mathieu. Non mi stancherò mai di trovare scuse per scrivere di lui in questo blog, anche se è morto nel 1990 (ma perché tutti i miei registi preferiti se ne sono andati troppo presto? qualcuno me lo spiega?).
A fine Luglio qui in Francia è ri-uscito nelle sale il suo primo film, Lola (1961), in versione restaurata. Quale migliore occasione per approfittarne ed andare nel mio amatissimo Ciné Studio 28 (con quelle meravigliose lampade di Cocteau al'interno che sembra già di stare in una fiaba) a vederlo sul grande schermo? Lola è davvero la prova che il cinema migliore non invecchia mai e che, se un film è speciale, rimane speciale anche a 50 anni di distanza.
Demy sul set del film, alla Cigale di Nantes
Siamo a Nantes (la città natale di Demy), è l'estate del 1960, e Lola, una ballerina ritornata in città dopo una lunga assenza, si esibisce all'Eldorado. Madre single del piccolo Yvon, avuto sette anni prima dal grande amore della sua vita, Michel (poi fuggito in America), Lola si imbatte per caso in un vecchio amico di infanzia, Roland Cassard. L'incontro suscita in entrambi numerosi ricordi, e fa nascere in Roland un sentimento per la donna, purtroppo non corrisposto. Lola, che a volte esce con uomini di passaggio (come Frankie, un marinaio americano in permesso a Nantes), in realtà è sempre innamorata di Michel e spera in un suo ritorno. Roland, stanco e annoiato dalla vita, dopo il rifiuto di Lola decide di accettare una proposta di lavoro piuttosto equivoca (un traffico di diamanti) e vola in Sud Africa. Prima di partire, conosce per caso in una libreria una vedova e la sua giovane figlia, Cécile, che gli ricorda molto Lola da giovane. Cécile, a sua volta, conosce per caso Frankie, che diventerà il primo amore della sua vita. E proprio quando Lola decide di accettare un lavoro di due mesi a Marsiglia, ecco che una cadillac bianca sfreccia per le strade di Nantes... chi sarà alla sua guida?Lola, opera prima (dedicata a Max Ophüls), possiede già tutte le caratteristiche tipiche del demy-monde e schiera quei collaboratori che diventeranno parte della famiglia cinematografica del regista (e della Nouvelle Vague) nel corso della sua carriera: i decori e i costumi sono del geniale Bernard Evein, le musiche di Michel Legrand, la fotografia di Raoul Coutard, la segretaria di produzione Suzanne Schiffman (la stessa di Truffaut) e le parole della canzone di Lola sono di Agnès Varda. I legami non appartengono solo al mondo reale, però. I film di Demy si parlano, si allacciano gli uni agli altri, in una girandola di citazioni, di personaggi che ritornano, di ammiccamenti ad altri registi. Roland Cassard, ad esempio, ritorna tale e quale in un film successivo di Demy, Les Parapluies de Cherbourg, e il tema musicale che lo accompagna in Lola, si trasforma nell'altro in una vera e propria canzone. Cassard, diventato importatore di diamanti (carriera che aveva iniziato a svolgere alla fine di Lola), cita nella strofa del suo pezzo: Autrefois j'ai aimé une femme, Elle ne m'aimait pas, On l'appelait Lola, Autrefois... (Un tempo ho amato una donna, lei non mi amava, la chiamavano Lola). Cassard è il personaggio dei film di Demy destinato agli amori non corrisposti: nei Parapluies de Cherbourg si innamorerà, non ricambiato, di Catherine Deneuve (anche se finirà con lo sposarla). E ancora: l'unico amico che Cassard dice di avere, in Lola, è un tale Poiccard che, stando alle sue parole: "E' andato a finire male, si è fatto ammazzare..." Poiccard è il nome di Jean-Paul Belmondo in A bout de Souffle, girato da Godard l'anno prima (questa cosa me l'ha fatta notare la mia amica Laura, che ringrazio!).
La stessa Lola sarà la protagonista di una successiva pellicola di Demy: Model Shop, film del 1968, ambientato a Los Angeles. Una delle colleghe-danzatrici di Lola, invece, è Corinne Marchand, che sarà la protagonista di Cléo de 5 à 7 di Agnès Varda. Altra chicca: il figlio di Lola si chiama Yvon, come il fratello minore di Demy. Insomma, si potrebbe andare avanti all'infinito, anche perché a sua volta Demy continua ad essere citato dai giovani registi francesi. L'esempio più eclatante, ne ho già scritto in questo blog, è Christophe Honoré, il cui primo film ha per titolo 17 fois Cécile Cassard. Avrete certamente notato il cognome... il nome Cécile invece è il vero nome di... Lola! Ah, quanto adoro questo genere di cose! Mi fanno proprio sentire a casa.
Lola e Roland Cassard
Film fintamente leggero e spensierato, come qualsiasi altra opera di Demy, Lola parla della forza e dell'intensità del primo amore, con tutto quello di magnifico e terribile che lo può accompagnare: la sorpresa, l'estasi, la felicità improvvisa, ma anche l'attesa, la delusione, la consapevolezza che non sarà mai più la stessa cosa. Le immagini, m e r a v i g l i o s e, della giovane Cécile sulle giostre con il marinaio Frankie, ne sono un perfetto esempio. C'è la gioia incontenibile di quei pochi attimi di felicità assoluta e subito dopo l'arrivo, implacabile, della realtà: Frankie sta per tornare in America e lei è solo una ragazzina di 14 anni. Ma quell'attimo è fondamentale, quell'attimo potrebbe farle decidere, come era stato per Lola in passato, di aspettare fiduciosa il ritorno dell'amante tanto amato. Nel film, Michel ritorna a prendere Lola dopo 7 lunghi anni, nella vita vera questa ipotesi mi sembra davvero un po' improbabile, ma come dice giustamente una delle protagoniste del film: "C'est toujour plus beau, au cinéma!" (Al cinema, è sempre più bello!).Parole sante.
La Chanson de Lola versione Demy:
La Chanson de Lola versione Honoré
(cantata da Roman Duris in 17 Fois Cécile Cassard - 2002):
La Chanson de Roland in Les Parapluies de Charbourg (1964):
NB Lola in Italia è stato distribuito con un titolo a dir poco infame: Donna di vita. Ecco, io spero che il povero stronzo che l'ha deciso abbia sofferto per tanti anni ed in maniera continuativa di prurito alle parti basse. Donna di vita sua zia!