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LOLITA - di Vladimir Nabokov

Creato il 08 marzo 2013 da Ilibri

LOLITA - di Vladimir Nabokov LOLITA - di Vladimir Nabokov

Titolo: Lolita
Autore: Vladimir Nabokov
Anno: 1955 (Prima Edizione Originale) - 1959 (Prima Edizione Italiana)

A chi da ragazzino è mai venuto in mente di fantasticare su una relazione con una donna e sua figlia? Alzi la mano!

La mia non potete vederla, ma ve lo testimonio.

Il giorno in cui tra gli scaffali della biblioteca comunale presso cui mi rifornivo di circa dieci libri a settimana ho notato "Lolita" di Vladimir Nabokov, ho avvertito un senso di perversione come quando compravo i giornaletti porno all'edicola.

Sono andato di corsa a casa a leggere il libro del quale avevo sentito parlare, facendo attenzione a nascondere la copertina con il titolo.

Ho divorato le pagine in cui il professore Humbert Humbert intrecciava una relazione con la signora Charlotte, prendendo dimora nella sua casa e convivendo con la figlia minorenne di nome Dolores, detta Lo-lo. Lolita.

"Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni."

Ho spasimato mentre la ragazzina circuiva il professore maturo, mostrandosi in abbigliamento intimo o posandosi con la testa sul suo grembo, creando scompiglio in una mente che nel breve volgere degli eventi ha avuto un pensiero fisso e costante: Lolita.

"Nell'attimo iniettato di sole in cui il mio sguardo scivolò sulla bambina inginocchiata(le palpebre che battevano al di sopra di quei severi occhiali scuri- la Herr Doktor che mi avrebbe guarito da tutti i miei dolori) mentre le passavo accanto travestito da adulto... il vuoto aspirante della mia anima riuscì a risucchiare tutti i dettagli della sua radiosa bellezza."

Le cose prendono una strana piega, con la scoperta del rapporto insano tra il suo uomo e sua figlia da parte della signora Charlotte.

 E poi una successione di morbosità, di sparizioni e ricomparse, ammiccamenti e dinieghi, in un saliscendi di emozioni e colpi di scena che portano alla conclusione del libro con il cuore in gola. Parteggiando per il Professore.

Il dottor Nabokov però non ha scritto un libro scabroso come è stato detto per anni, venendo addirittura censurato e bandito non solo in paesi culturalmente arretrati ma anche nell'Occidente evoluto e tollerante.

Il dottor Nabokov ha scritto un libro meraviglioso! E sfido chiunque a terminare la lettura del testo e scoprirsi indifferente a ciò che ha appena letto.

Di perverso non vi è assolutamente niente. Nessun termine osceno, nessuna posa sconveniente, nessuna pratica amorosa meritevole di riprovazione.

Anche a distanza di anni vengono alla memoria gli sguardi tra Lolita e il fidanzato di sua madre, le parole sussurrate e la complicità, l'amore folle tra un maschio e una femmina che si cercano, si lasciano, si annusano, si lasciano travolgere.

Lo stile semplice e ricercato al contempo  ben si confà al tema centrale del libro, rendendo la lettura piacevole e scorrevole come pochi autori al mondo riescono a realizzare.

Il Professore lo si immagina realmente con le sembianze di Jeremy Irons nel film tratto dal libro e fedele al testo nella trasposizione cinematografica.

Pedofilia? Un libro scandaloso? Assolutamente no.

C'è una voragine tra lo stile e il contenuto di Lolita e altri testi di Pasolini o Moravia afferenti allo stesso tema.

Adesso che siamo adulti e certo non andiamo ad adescare le ragazzine fuori dalle scuole, proviamo ugualmente comprensione e affetto per Humbert, per il suo amore puro ed eterno per Dolores, detta Lo. Lolita.

Il finale, a calarci nei panni di Nabokov,  lo avremmo scritto in modo diverso.

Avremmo voluto immaginarci Il Professor Humbert e Lolita insieme fino alla morte, a vivere in una casa magari con dei figli propri: lui con le sue giacche di buona fattura; lei, finalmente donna matura, con un vestito nero elegante e un filo di perle al collo.

Niente di tutto ciò si realizza in conclusione di questo capolavoro della letteratura mondiale.

La colpa è solo di Dolores.

Una cosa gliela diremmo volentieri, a Lolita: bella stronza.

  


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