Lolita di Vladimir Nabokov

Creato il 28 aprile 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Posted by :federica dotto

Titolo: Lolita
Autore: Vladimir Nabokov
Traduzione di: Giulia Arborio Mella
Editore: Adelphi
ISBN: 9788845912542
Anno: 1996 (or. 1955)
Numero pagine: 395
Prezzo: € 11,00
Voto:

Trama: (da Wikipedia) Il Professore Humbert Humbert, voce narrante del racconto, annoiato insegnante quarantenne di letteratura francese, per circostanze fortuite e inaspettate fa la conoscenza di Dolores Haze, dodicenne ribelle e maliziosamente spregiudicata che gli richiama in mente Annabelle, il suo primo amore da tredicenne. Nonostante la differenza di età, egli perde completamente la testa per la ninfetta tanto da sposarne la madre Charlotte per rimanere al suo fianco.
Dopo la morte della signora Haze, investita da un’automobile, i due cominciano un lungo vagabondaggio da un motel all’altro in giro per gli Stati Uniti. I due sono seguiti da tempo da un uomo misterioso che talvolta avvicina con dei pretesti il professore cercando di metterlo in imbarazzo. Giungono infine in una nuova città dove Humbert ha un contratto come insegnante. Qui egli si fa passare per il severo padre all’antica di Lolita e la iscrive a una scuola femminile (…)


Recensione: Dove finisce la perversione, l’abominio e dove inizia l’amore? Le due cose appaiono nel romanzo così teneramente e saldamente allacciate che staccando l’una vediamo morire l’altra.

Del suo vizio  il professore costruisce un’opera d’arte,  anzi si può dire che coltivi il proprio peccato come la più rara e preziosa delle orchidee  e, pur  essendo un’anima infernale,  muove il suo pugnale delicatamente, tracciando ghirigori fantastici nell’immaginaria  notte, sempre più cupa, che tesse intorno alle esistenze di Dolores e di sua madre Charlotte.

Da quando Humbert Humbet entra in scena esiste nella sua mente un progetto incosciente e cosciente, ma il suo diabolico avvicinarsi alla bambina possiede il profumo di un fiore adolescente che si apre all’amore  Le sue pratiche di povero maniaco che non vuole (almeno all’inizio)  sfiorare la rosa che beve con tutta la pupilla, commuovono e disgustano allo stesso tempo.

A questo punto il romanzo assume i contorni di una complicata autodifesa dinanzi a una coscienza che sa di avere un pubblico. Egli infatti si definisce innocuo, inadeguato e passivo.

Chi legge ha l’impressione di udire i battiti di un cuore  innamorato,  ma  i sogni che lo avvolgono sono oscuri, terribili. La mente diabolica rimane allacciata a un’anima di cerbiatto, delicata e fragile come cristallo.

Come ebbe  inizio  tutto? Il professore dice:

Lolita cominciò con Annabel.

A tredici anni Humbert Humbert conosce una coetanea sulla Costa Azzurra. Il delizioso e innocente amore che lo avvince diviene un antro scuro e vellutato in cui addormentarsi. Morendo in quella stessa estate, Annabel lo chiude in una malia incantata e sognante, diventa la strega dei suoi ricordi, riempiendo quasi tutti gli spazi ombrosi e preziosi della sua memoria e avvelendandoli, finché una bellezza ancora più radiosa non l’avrebbe risvegliato del tutto, gonfiando ”un’azzurra onda marina dentro il suo cuore”. Lolita incautamente riapre la ferita inferta da Annabel, ne fa sgorgare il sangue folle che la sommerge.

Sino ad allora, chiuso nell’incavo della sua memoria è il ricordo teneramente incantato di quello che era avvenuto nel boschetto di mimose. L’oscurità della notte, il barbaglio delle stelle sopra i giovani alberi e il misterioso fremito di tutta la natura, come nella bocca di Annabel, rendono un’immagine sognante di un’estasi spirituale e carnale. L’espressione arcana di Annabel, il suo bacio e il delicato ricadere del suo capo, ricordano quasi un’estasi mistica e dolorosa… come se se lo spirito si risvegliasse nelle sensazioni sensuali della carne. L’anima si desta dal suo crepuscolo di fronte alla presenza ineffabile dell’amore.

Il ricordo di quel giorno immortale accompagna Humbert Humbert per anni, fino all’incontro fatale con un’altra bambina demoniaca:

I venticinque anni che avevo vissuto da allora si affusolarono in una punta palpitante e svanirono.

Humbert Humbert riconosce l’aspetto mostruoso del proprio desiderio, sembra di udire la commozione e il tremore sacro della sua anima  quando si avvicina alla sua vittima, sia pure con l’immaginazione. Non fermerà in ogni caso il corso dei pensieri e delle azioni.  Conosciamo bene la trama della storia, ma se egli si fosse fermato, se avesse lasciato Lolita nel suo sonno artificiale e semi-incantato in quella prima stanza d’albergo, non avrebbe conosciuto l’acre assenzio del possesso di quella creatura:

… da quella pregustata estasi sarebbero scaturiti soltanto dolore e orrore.

Il problema degli uomini forse è che vogliono andare oltre la loro stessa felicità e non scorgono che fredde ombre. Non riconoscono il punto culminante della gioia e ne inseguono la curva che si inchina verso l’abisso.

Humbert Humbert sprofonda sempre più nell’inferno e ci porta nella sua mente barcollante, sulla sua lingua adorante, dentro il suo cuore abitato da creature arcadiche. Sa essere diabolicamente convincente, tale è l’effluvio danzante, trascinante, vorticoso del suo pensiero e linguaggio. La sua confessione sembra essere un monologo, un’implorazione all’unico sogno della sua vita: Lolita. Il delirio di Humbert Humbert è lucido e poetico anche sulle soglie dell’osceno, e ci conduce al sonno nero della sua anima.

L’erotismo è sublime ma non sublimato, perché Humbert Humbert è consapevole di essere una bestia, ed egli trema, paventa se stesso perché ama di un amore divino la carne tenera e bruna cui è infaustamente legato. Nemmeno fuggendo (e lui non vuole fuggire)  si allontanerebbe di un passo da lei.

L’arte con cui è scritto il romanzo purifica l’abiezione, la prosa divina e diabolica sbiadisce il senso del peccato ponendosi su un piano intangibile. Ogni raggio scuro che filtra dalla pupilla di Humbert, trasformato in parole impresse su carta, irretisce e lega il lettore che ne coglie il filo lucente di affilata follia seduttiva e pericolosa: se Humbert Humbert del diavolo ha i vizi e l’abbandono, dell’angelo possiede la lingua serafica.

Tutte le tenere ed esili giunture della vita di Lolita furono spezzate da questo lirico assassino, ma per lui fu amore prima che ogni seme malvagio fiorisse, e dopo prati e prati di male, non rimase che quello, a splendere solitario e commovente, allontanandosi da ogni precipizio.


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