LONDON BOULEVARD (Usa/Uk 2010)
Il giochino London Boulevard / Sunset Boulevard / Attrice reclusa in villa con maggiordomo strambo l’abbiamo capito tutti abbastanza in fretta. Ma – credetemi – le somiglianze tra questo film e quell’altro di Billy Wilder, che non c’è nemmeno bisogno di dirvi quanto è un capolavoro e se non l’avete ancora visto vedevatelo, finiscono qui. Dal momento che il vero punto di riferimento di London Boulevard sembra essere piuttosto il genere gangster violento ma un po’ ironico di ambientazione inglese à la Guy Ritchie. Che però, a differenza di William Monahan, qui regista per la prima volta ma già sceneggiatore di successo (The departed, Le crociate, Nessuna verità), è/era solito infarcire i suoi film di trovate ipercinetiche e videoclippare magari fini a se stesse ma spesso intriganti. Trovate che qui, appunto, mancano e che sono sostituite da un approccio sì abbastanza ironico ma anche piuttosto classico, non particolarmente brillante e in fin dei conti noiosetto.
Ecco: storia di un delinquente sfigatello che, uscito di prigione, alla maniera di Carlito Brigante non riesce ad allontanarsi dall’ambiente malavitoso e finisce a fare la guardia del corpo di un’attrice assediata dai paparazzi di cui ovviamente si innamora, London Boulevard è una pellicola noiosetto: già vista, poco spumeggiante, indecisa tra ironia e serietà, inconcludente… Come film da domenica sera di pioggia si fa anche vedere, per carità, ma i suoi meriti finiscono qui. Bravo, come sempre, Colin Farrell (una carriera da eterno bamboccione, ma la sua parte la fa bene), un po’ leziosa Keira Knightley (c’è da dire però che il suo personaggio è davvero mediocre), affidabili i caratteristi Ray Winstone (The departed) e Stephen Graham (Snatch, Boardwalk Empire).
Alberto Gallo