London Calling

Creato il 26 novembre 2013 da Signorponza @signorponza

Nelle puntate precedenti:
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5

Capitolo 6
Capitolo 7

18 ottobre 2013 h 20:00

È venerdì sera e incredibilmente mi trovo nella lounge Vip della Britsh Airways. Sono in attesa che il check-in per il mio volo per Londra cominci. Come mai mi trovo qua? Eh. Bella domanda. Quello stupido di mio fratello si è trovato implicato in un devastante qui pro quo. Il cretino ha creato un fondo fantasma della società, dove ha nascosto tutti i soldi che in realtà dovevano essere versati per tasse e spese per l’erario. Questo furbacchione voleva praticamente rubare i soldi di papà. E lo ha fatto per ben sei mesi. Ovviamente in UK sono molto più svegli che in Italia e non ci hanno messo poi molto a scoprirlo. E sbaradadaboom. Nel giro di un paio d’ore gli uffici sono stati presi d’assalto dalla finanza inglese. Degli omoni enormi e biondi, notoriamente incazzosi. Mio fratello, che ovviamente è un cacasotto ha pensato bene di preparare le valigie e venire a Roma. Presupponendo che nessuno se ne sarebbe accorto. Beata superficialità.

Naturalmente Giancarlo, mio padre, non sapeva nulla, anzi, era convinto che fosse tutto in regola. Quando poi invece si è reso conto dell’esatto contrario ha fatto spallucce e sborsato non so quanti soldi di multa. O come dice lui, “di sterline inglesi, che valgono anche di più”. Incredibile ma vero, mio padre ha pensato bene di prendere il primo aereo per Roma e venire a recuperare il suo amato Richard. D’altronde è suo figlio, e sapeva benissimo dove lo avrebbe trovato. Dopo quasi ventiquattro ore chiusi in casa mia a discutere, Richard ha ammesso le sue colpe e capito lo sbaglio. Dice, almeno.

Che ci faccio io qui?

Be’, tre giorni fa ho ricevuto una busta da un corriere (oramai ho tipo l’ansia quando arriva il corriere a lavoro) e dentro ci ho trovato i biglietti aerei. E un messaggio.

Questo è un piccolo presente per te. Per ricambiare l’ospitalità, quando sono venuto a Roma senza avvertirti. E poi perché sono stato bene in quei giorni e mi farebbe piacere passare un week end insieme a Londra.

Xxx – Rich.

Che dolce mio fratello. Lui cerca di mandare a rotoli l’azienda di famiglia rubandosi i soldi che invece doveva all’erario, poi si pente e fugge a casa mia a Roma scambiando la mia ospitalità per un gesto di affetto e fratellanza. Poverino. Io sto andando a Londra naturalmente solo per due motivi. Shopping e divertimento. Almeno per un weekend. Fermi tutti, finalmente aprono il mio check-in.

Mi metto diligentemente in fila e non posso fare a meno di notare il tipo davanti a me. Lo conosco. Sento di sapere chi è. E infatti si tratta proprio di lui. Il Perfido Orazio. La condizione necessaria e sufficiente delle ultime settimane vuole proprio che io lo incontri sempre e mi venga voglia di leccargli il collo. Più è perfido e più mi viene voglia di saltargli addosso. Secondo me gira con i ferormoni umani spray. Insomma io non posso pensare di fargliene di ogni appena lo vedo, quando in realtà so esattamente che si tratta di un essere malvagio. E perfido, per l’appunto. Decido cautamente di ignorarlo, ma con la coda nell’occhio.

Che Bono mamma mia.

Check in effettuato, ed ovviamente mi hanno fatto togliere le scarpe. Come se io potessi mai nascondere una bomba nella soletta. Chissà dove sarà mai finito Orazio. Lo cerco con lo sguardo ma non lo vedo più.

18 ottobre 2013 h 21:15

Finalmente mi sono sistemato. Adoro quando mi regalano i viaggi in prima classe. Le poltrone sono comode, spaziose e posso davvero rilassarmi. Poi alla British sanno davvero come prendersi cura delle persone. Ti propongono il giornale da leggere e ti portano di tutto. Biscotti, tè, caffè, Orazio. ORAZIO? Ussignur Orazio si sta sedendo affianco a me. Aiuto ci deve essere un errore. Decido di mettere gli occhiali da sole, e far finta di niente – in aereo, ndr.

“Buonasera. Sai per caso se la British è puntuale?”. Ma che domanda è? Annuisco senza rispondere, magari non mi riconosce. “Scusa, ma perché ho l’impressione di conoscerti?”. Appunto. “Anche tu mi sai di conosciuto… Non lo so, forse lavoriamo nello stesso complesso…” dico vago. Lui mi guarda, perplesso. “Non mi pare proprio. Non ho proprio idea di dove ti ho visto” conclude sicuro. “Come mai vai a Londra?” aggiungo sempre più vago. “Sto seguendo un progetto importante per il lavoro” dice sorseggiando del prosecco. “Ah. Interessante.” Interessante davvero. Il #theleaderofthepack mi invita a Londra e casualmente anche lui adesso ci sta andando. Per di più è sempre in ufficio che lavora a qualche progetto allo studio pubblicitario. C’è qualcosa che non mi torna. E sicuramente è qualcosa di losco. E poi perché mi stai parlando adesso Orazio? Perché? Perché? “Io vado da mio padre. Sta preparando una sorta di festa di famiglia… Ehm… E sì ci vuole tutti da lui!” dico esitante ma credendoci molto.

“Interessante! Ora scusa ho da fare al computer”.

19 ottobre 2013 h 13:15

Ho inutilmente fatto finta di avere voglia di andare a pranzo con mio fratello. Che non mi ha ancora spiegato come mai gli è venuto in mente di fare quello ha fatto. Ci siamo seduti in uno dei tavoli del mercato di Camden per pranzare e davanti a un buon indonesiano (non era ottimo purtroppo), mentre lui si riempiva il piatto di chili, io ho aperto la mia boccaccia senza filtri e senza respirare neanche. “Mi spieghi adesso che cazzarola avevi in mente quando hai dirottato i soldi su un fondo fantasma? Non solo rischiando di finire in galera, ma soprattutto rischiando che sia papà che la mamma rischiassero in prima persona. E soprattutto, mettendo in serio pericolo l’azienda. Ma che cosa ti dice il cervello Richard.” – respiro –“Adesso che hai fatto tutto questo macello, che hai fatto incazzare papà, hai sfiduciato mamma in tutto, hai rischiato di mandare tutto a puttane, per cosa? Perché Richard hai messo su tutto questo bailamme, perché?” – respiro – “Ed infine, non capisco perché rubare dei soldi quando tu guadagni benissimo, e non spendi un centesimo visto che sei notoriamente tirchio, non fumi, non bevi, non hai passioni, non hai motivo per spendere dei soldi. Non ti interessa spendere soldi, perché? Perché? Per quale cavolo di motivo?”. Mi fermo.

Lui continua a mangiare, ignorandomi. Alza lo sguardo e non proferisce parola. Manda giù un altro boccone e continua ad ignorarmi. “Richard, mi degni di considerazione?” dico con voce stridula. Adesso se non mi risponde lo picchio e lo tramortisco con una vassoio di salsa piccante.

“Ciao Richard come stai caro?” una voce interrompe il mio soliloquio, ma scoprire chi è,  mi interrompe immediatamente la fame. “Hey, come stai? Tutto ok?” risponde mio fratello. “Un po’ stanco del viaggio, ma tutto bene, adesso in pausa pranzo” dice Orazio. Sì perché a questo punto o il mondo è davvero piccolo che non serve neanche più sputare in alto per accertarsene, o…

When drama takes over.

To be continued…

[I capitoli precedenti di WDTO]
[Il blog di Annabelle Bronstein]

Il post London Calling, scritto da Annabelle Bronstein, appartiene al blog Così è (se vi pare).


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