London experience
Da Allaroundthefood
Ok ci siamo. Sì in effetti non è passato poco tempo da quando abbiamo scritto l'ultima volta ma sono stati dieci giorni veramente difficili. Cominciamo dall'inizio.Martedi 9 novembre siamo sbarcate con tutte le nostre-pesantissime-valigie a Londra pronte ed entusiaste a prendere posto nell'appartamento trovato tramite un'aggancio di quelli "io conosco uno che, il quale cugino, la cui morosa (...) una volta era stata a Londra.. e mi sembra che....avesse una casa!", il flat si trova in zona sud ovest di Londra, per i più pratici a Putney. Al nostra arrivo un custode ci avrebbe dovuto mostrare casa, contatori, regole della spazzature e quant'altro, il custode, tale Jhon (tenetevelo bene a mente questo nome!) ci avrebbe poi consegnato le chiavi e lasciato libere di pulire casa e prenderne possesso nel miglior modo possibile. Ebbene, vediamo il custode, ci sbracciamo ci presentiamo, portiamo su le valigie guardiamo la casa, "dai sarà carina dopo una bella pulizia!"e lui con tutta calma ci chiede se vogliamo una tazza di the, una fetta di torta e poi un panino. Ma, che strano è solo il custode. Va bè dai magari è solo molto in confidenza con il proprietario e vuole essere gentile, strano però, dai non facciamo le diffidenti solo perchè siamo in terra inglese. Ci accomodiamo, cominciamo a parlare del più e del meno e dopo ben due ore di discorso (tempo interminabile noi volevamo prendere possesso della casa!) lui ci dice tranquillamente (ma proprio easy) "ecco io adesso vado in camera e se volete dopo usciamo a cena assieme". Noi non capiamo. "Eh sorry Jhon, which room?". Momento di panico. Lui con pura e assoluta nonchalance ci mostra la sua minuscola camera, un mini tugurio che a confronto quello del Grande Fratello era una gioia. Jhon, 60 portati malissimo a suon di burro e muffin del Tesco, era il vero inquilino dell'appartamento e d il proprietario aveva ben pensato di affittare una stanza da letto, non dicendoci assolutamente nulla ovviamente. Benissimo. Perfetto. Bianco viola e rosso ecco i colori che aveva la nostra faccia. Nero invece il nostro umore. Nerissimo. E adesso? La casa non era nostra, era tutta da pulire e la nostra camera era piccolissima con un letto da una piazza e mezza per due. In soggiorno il riscaldamento era rotto e in tutta la casa non si superavano in 16 gradi. Che dire! Welcome to London! Momento di panico, di isterismo, chiamate verso l'Italia ancora più isteriche, dì a Jhon che no non lo odiamo perchè lui vive lì ma non possiamo essere felici di dividere casa con un sessantenne. Lui per tutta risposta ci chiede se vogliamo passare Natale con lui. ???? Sorry?? Ha detto Natale?! La situazione ci stava scappando di mano, battiamo in ritirata in camera armate di disinfettante e scopa. Tralascio l'elenco di quello che abbiamo trovato sotto il materasso (avete mai pensato quanto il sotto letto fosse un posto perfetto per tenere il cioccolato?!) e passo direttamente al giorno dopo quando lui ci dice con ancora più nonchalance del giorno precedente: "ragazze oggi io devo partire perchè devo andare in Kenia da i miei figli, ci vediamo al mio ritorno, poi mi dovrò far operare al cuore e poi forse vado a trovare gli altri miei figli in India e poi quelli in Francia". Giuro che ho veramente pensato di non aver capito nulla e che il mio inglese fosse precipitato nel baratro quanto il mio umore. Ed invece no era tutto vero, lui ha figli ovunque e spesso parte e sta via interi mesi. Non eravamo basite e allibite ma di più. Giusto il tempo di salutarlo, fargli ciao e lui era scomparso lasciando il tugurio pieno di vestiti, coperte, cibo e scarpe, ma con una differenza rispetto alla sera prima: aveva messo una bicicletta sul letto.Questa è la prima puntata di quella che è stata la prima settimana a Londra. Domani il seguito.
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