I.hard times
tra la Londra del ventunesimo secolo e quella (dickensiana) del diciannovesimo non sembra sia cambiato niente, tranne la tecnologia: uomini e donne continuano a vivere vite miserabili ai margini della legalità, i bambini sono- ancora una volta- l’oggetto principe delle vessazioni, delle frustrazioni e, amoralmente, delle perversioni degli adulti. non c’è un briciolo di speranza né di amore: l’unico modo per sfuggire alla povertà è sapersi destreggiare per i vicoli umidi e popolati di feccia delle periferie, esattamente come ai tempi [ucronici] di Oliver Twist o David Copperfield. se non hai un protettore, non vai da nessuna parte. se non hai una merce di scambio, neppure: non ti rimane altro che aggrapparti a nient'altro che a te stesso (al tuo corpo) o a quell'unica mano che si protende amica.
II.3:07 am
non è cambiata neppure la tonalità opaca, da tragedia incombente e onnipresente, che aleggia sopra le teste delle protagoniste, due ragazzine che non hanno mai conosciuto fortuna né serenità, sempre alle prese con gli istinti predatori di qualcuno ben più grosso, sia esso un magnaccia o, persino, un genitore. per quello che accade la redenzione non esiste e l’unica via di fuga è un taglio netto, in parole povere: bisogna disperdersi, tra la folla, nella notte, lasciarsi inghiottire e vedere come va a finire.
titolo originale: London to Brightonun film di Paul Andrew Williams2006