In questi giorni le abbiamo viste spesso al collo dei nostri atleti vittoriosi ed abbiamo esultato. Le medaglie d’oro, d’argento o di bronzo, esibite con meritato orgoglio, sono state accarezzate, mordicchiate, baciate, assaggiate, fotografate.
Ma cosa rappresentano gli esemplari londinesi?
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Sul recto è il logo ufficiale. Un’immagine stilizzata a raffigurare il 2012: sul primo numero è scritto London, sul secondo compaiono i cinque cerchi olimpici. Il logo è inserito entro una griglia (non dissimile dai bastoncini del gioco dello Shangai) che sta a simboleggiare l’energia e la compresenza di atleti diversi. A ben vedere, al centro del tondo, si distingue anche un nastro sottile che corre orizzontalmente a ricordare il Tamigi.
E proprio il corso del fiume sul recto e sul verso la Nike in volo, stando a David Watkins, l’artista che ha creato le medaglie britanniche, sono altrettante chiavi di lettura: da un lato il richiamo allo spirito ed alla tradizione dei Giochi, dall’altro Londra. Ma vediamo più da vicino i riferimenti alla grecità.
Una grande Nike alata sta scendendo dall’alto sulla pista dello stadio panatenaico rifatto in occasione delle prime Olimpiadi, tenutesi ad Atene nel 1896; sullo sfondo, si distingue la sagoma dell’Acropoli. In realtà questo verso non è nuovo, ma disegnato da Eleni Votsi per le Olimpiadi di Atene del 2004, è stato riproposto tanto a Pechino 2008, tanto ora. Indubbie sia l’armonia dell’insieme, sia riferimento alle radici classiche dei giochi, verrebbe da dire…
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Bhé di sicuro molto meglio delle medaglie delle 18 (dico 18!) edizioni precedenti che, su un disegno eseguito nel lontano 1928 da Giuseppe Cassioli per le gare di Amsterdam, -con la sola eccezione di Barcellona 1992-per un intero settantennio, hanno sempre e costantemente riproposto le arcate del Colosseo…!!! Certo di giochi se ne sono tenuti anche lì…
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Se dunque sugli esemplari londinesi i rimandi al mondo greco compaiono, sono quelli ad Olimpia a latitare ancora, eccezion fatta per la maestosa Nike che scende in volo. Si tratta della statua di Paionios di Mende che sì, certo, come espressamente recita l’iscrizione, era una dedica a Zeus Olimpio posta, davanti al suo tempio, su una base triangolare alta più di 9 metri. Ma questo è tutto. Perché la dea alata sopraggiunge a festeggiare una vittoria militare, non un agone olimpico…
Negli anni ’20 del V secolo a.C. i Messeni ed i Naupatti la dedicarono con la decima del bottino sottratto ai nemici sconfitti. E se la battaglia resta ancora dubbia (Sfacteria del 425 a.C.?) i nemici sconfitti invece sono ben noti. Sono gli Spartani, cioè a dire l’esercito più forte e potente dell’antichità classica, i più acerrimi nemici dei Messeni che, popolo della diaspora ante-litteram, fin dall’età geometrica, vide la propria regione invasa dai Lacedemoni, perse libertà e diritti politici, vagò esule per tutto il Mediterraneo prima di poter fare rientro -solo nel 369 a.C.- nella propria, martoriata, terra d’origine.
L’iconografia è bella, ma Olimpia e lo spirito degli agoni sportivi continuano a sfuggire: lo stadio panatenaico e l’Acropoli nulla hanno a che fare con il santuario peloponnesiaco ed il messaggio che la Nike di Paionios veicola, è assolutamente poco olimpico…
Possiamo solo attendere il 2016 e le medaglie di Rio de Janeiro…
Per chi ne volesse sapere di più: http://www.bbc.co.uk/news/uk-14291544
Elle