Al via tra mille polemiche e poco interesse sportivo le Olimpiadi della City
Ladies and Gentlemen welcome to London 2012.
L’Olimpiade londinese non è nemmeno iniziata che già il mondo ne parla per motivi che di sportivo non hanno nulla ma che forse risvegliano un pò di interesse verso quella che – un pò a causa della crisi economica, un pò a causa della carenza di stelle assolute a parte Bolt (dato per altro in forma non perfetta) ed il carro armato degli USA di Basket (n.d.r. il dream team è solo quellodel ’92 e non si batte) – pare essere la più snobbata della storia.
La polemica in salsa sterile ed italica è tutta rivolta a questioni tra il serio ed il faceto, come quella che tanto scandalo crea tra lettori e amanti dello sport legata alla maxi scorta di profilattici fornita agli atleti “pazzerelli e fornicatori” (ah divolacci senza Dio!) all’interno del villaggio olimpico.
C’è stata poi qui in Italia la questione posta sui diritti tv ceduti quasi per intero a Sky Italia,con solo piccoli sprazzi olimpici lasciati al palinsesto Rai, per negligenza,incompetenza o mera stupidità della rete-cancrena pubblica non lo sappiamo, e direi che non ce ne può fregare una benemerita visto che oramai le cose stanno così, con tanto di strascico polemico sul web e lamentele a non finire dagli amanti del lamento privo di costrutto, salvo rare eccezioni di gente che proposte serie le ha pure fatte, ma sempre all’interno di un contesto, quello olimpico, che con la Rai c’entra poco e nulla oramai.
Detto ciò un serio problema – e amici badate che qui lo scherzo finisce e c’è davvero da aver paura- è stato messo in evidenza nei giorni passati da un’autorevole settimanale inglese, ove si è evidenziato come le norme volte a regolamentare l’organizzazione e la cura dei Giochi -nati come espressione di libertà,sportività e teoricamente ad oggi disputati da atleti definiti “dilettanti” e quindi privi di stipendio fisso versabile da alcuno- prevedano un vero e proprio veto sull’utillizzo, udite udite, in combinazione per scopi commerciali di parole quali olimpiade,oro,argento,bronzo,2012,etc.. portando in pratica a sostenere che un panificio, per esempio, non possa vendere- se non autorizzato dalle autorità del governo di “sua maestà”- il pane d’oro delle Olimpiadi 2012 o robe simili.
In parole povere, pare pazzesco a scriverlo ma è fatto assodato, i vari marchi storici sponsorizzanti le olimpiadi , che qui non riporto per evitare sanzioni e querele a profusione, come una famosa bevanda “di colore” con le bollicine o un celeberrimo “buffone” che va in giro a vendere hamburger e annessi danni intestinali, sti colossi hanno in pratica il diritto di comandare a bacchetta gli storici segugi di Scotland Yard e lanciarli sulle tracce di ogni fruttarolo,grattacheccaro,fornaio o kebabbaro che violo la censura semantica.
A ciò si agginge, sempre secondo le normative britanniche, il divieto esteso a tutti, spettatori e addetti ai lavori, di diffondere via web o social networks video delle gare e degli atleti registrati con qualunque supporto.
Tralasciando il fatto che è da ritenersi assurdo che i detective della City possano e vogliano abbassarsi a “fiutare” e punire chiunque possa trasgredire norme tanto assurde che assicurano margini di potere abnormi di controllo da parte di emittenti tv e multinazionali sulle forze dell’ordine stesse, la domanda che viene subito da porsi è una: “ma è davvero possibile che le autorità inglesi abbiano potuto permettere con tanta leggerezza l’approvazione di norme paradossali come queste, censorie e che violano ogni forma di diritto alla libertà di pensiero,parola,espressione e privacy (voglio vedere a che titolo sequestreranno i supporti onde verificare l’esistenza di video delle olimpiadi), fatta eccezione per quelle relative ai copyright ed alle esclusive per i gadget?
E’ davvero possibile concepire l’idea che in Inghilterra si sia arrivati ad un tale livello di libertà che anche le parole del dizionario possono essere privatizzate a suon di soldoni e leggi, proprio nel paese che redasse una delle prime carte dei diritti della storia (n.d.r. “bill of Roghts” del 1689)?!?!?
Potrebbe profilarsi per assurdo l’idea, lungi dal voler esser eretici o blasfemi, che per la prima volta nella storia la sete e la ricerca di libertà, intesa in un’ottica oramai più capitalistica che concettuale od ideale, abbiano condotto all’eccesso opposto, una vera e propria “censura in nome della libertà”, magari riconsiderando e reinterpretando i concetti rousseauinani presenti nel “contratto sociale” in cui l’uomo cede al sovrano parti di libertà e diritti personali per garantire una più diffusa libertà alla comunità, o ragà come a dire che io rinuncio al mio diritto a 10 gelati che dovrei difendere da me perchè il mio sovrano possa garantirne 5 sicuri a tutti.
Secondo sta visione preparatevi perchè se continua così anche parole come “aria” o “peto” potrebbero tra breve diventare un tabù ed un brabd di proprietà di società tipo la “lassativi International Inc.” o consimili e allora ci toccherà dire che qualcosa è stato emesso da zone non battute dal sole a seguito di pasti a suon di legumi.
Se questa è libertà, se questo è sport, se questa è la società attuale che manco s’era accorta della gravita di queste disposizioni beh, amici miei, in bocca al lupo a tutti!!!( “ma si può dire lupo o è coperto dal copy ritght della capuccetto rotto ltd.?”)