Londra: Camden Town Attacca I Sensi (in 20 Scatti)

Creato il 01 marzo 2015 da Sunday @EliSundayAnne

Non sono sicura se Samuel Johnson avesse ragione quando disse: “Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita”. Non essendomi ancora stancata, la scorsa estate avevo deciso di tornarci.

Se c’è una zona battutissima da italiani e non, quella è Camden Town. Torni a Londra per la millesima volta, dici a te stesso “A Camden non vado più, basta, l’ho già vista cento volte!”. E poi ci torni. Fosse anche solo per mettere il piede fuori dalla stazione della metropolitana, guardare a destra e sinistra, e dire “Ok, è tutto a posto, è ancora qua”.

Forse non tutti conoscono la storia che sta dietro a negozi di piercing, anfibi e accessori a forma di teschio.

Camden Town Online spiega che questo quartiere londinese esiste solo dal 1790. Prima, l’area a nord di Tottenham Court era composta solo da campi e spazi aperti, attraversati dal fiume Fleet (oggi scomparso).

Charles Pratt, il conte di Camden, si pensa essere stato il primo di una serie di personaggi benestanti ad aver sviluppato e urbanizzato quest’area, partendo dagli spazi a est di Camden High Street.

L’arrivo dei canali e poi della ferrovia, trasformò l’intera regione: la tranquilla e rurale Camden entro il 1850 fu avvolta dalla metropoli in espansione. La costruzione di ferrovia e canali portò i primi irlandesi a insediarsi a Camden. Alla fine del 1800 Camden High Street pullulava di negozi, tram e autobus trainati dai cavalli.

L’apertura della stazione della metropolitana nel 1907 segnò la totale integrazione di Camden nella capitale.

Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, Camden ha ospitato gente proveniente da diversi paesi, e tutt’oggi è una zona cosmopolita: l’area a sud di Camden High Street ospita oggi la più grande comunità del Bangladesh.

Il suo cosmopolitismo ha trasformato Camden Town in un centro per le arti, i media, la moda e la musica. Residenti illustri nell’area sono stati Charles Dickens, George Orwell, Dylan Thomas, Amy Whinehouse e gli Oasis, per citarne alcuni.

Arrivata a Londra la scorsa estate con un treno da  Shwresbury – dove avevo soggiornato per una decina di giorni -, e dopo aver pronunciato la frase di cui sopra (Stavolta niente Camden!), dove mi sono recata? A Camden Town, naturalmente. Dopo la calma desertica dell’Oman, non c’era nulla che desiderassi di più che tuffarmi nel fiume in piena che è Camden, una domenica mattina d’agosto.

La vista dei negozi dal futurista al vintage, degli anfibi multicolori, delle scarpe per dark e punk, della ressa sulla via principale e all’entrata dell’Electric Ballroom, mi ha fatto l’effetto che mi fece la prima volta che giunsi a Camden nel 1995: mi sentivo un po’ ubriaca.

Concordo con chi, su Time Out London, ha scritto: Nel momento in cui esci dalla stazione della metropolitana, Camden attacca i sensi: il fragore dei bassi provenienti dalle casse delle bancarelle, l’odore di cibo e dell’incenso che permea l’aria, e gotici, punk, spacciatori e turisti spingono, dando all’area un fascino non convenzionale”.

Il microcosmo di mercati che si incontrano a Camden Town, e le persone che la abitano e la vivono ogni giorno, creano un’atmosfera che è pura cultura di strada.

Dopo aver pranzato con un’ex-collega e le sue amiche (a Torino non ci vediamo mai, ma ci incontriamo a Londra) in un turistissimo (e assai poco delizioso) ristorante vietnamita, ho lasciato le amiche al loro destino e sono andata nella direzione opposta, dove si vedono sempre meno turisti e sempre più autoctoni.

Non conoscevo questa parte di Camden Town, che mi ha sorpresa a ogni angolo con esempi di originale e inconsueta Street Art.

La luce chiara del tardo pomeriggio mi sorprende mentre mi avvio verso la stazione della metropolitana.

Insieme alla luce, mi sorprende anche questo simpatico signore che, a torso nudo, si esibisce in balletti comici sulla musica di DJ Grandpa:

E’ sempre un’emozione osservare un mondo che si conosce bene da una nuova prospettiva. – Bill Bryson

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E’ ora di prendere The Tube e lasciare – non senza un po’ di tristezza – l’amata Camden Town. Solo chi ama questa città riesce a commuoversi ascoltando un rumore di ferraglia e la voce di una annunciatrice:

La prossima volta vi porto a Brick Lane e Shoredicht.

Mind the Gap!


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