Magazine Cinema
Regia: Peter BergInterpreti: Mark Wahlberg, Ben Foster, Taylor Kitsch, Emile Hirsch
Trama: Marcus, Mickey, Danny e Axe sono quattro Navy Seal di stanza in Afghanistan. Fanno parte di una squadra incaricata di catturare un pericoloso capo talebano. Mandati in ricognizione sulle montagne, i quattro si troveranno isolati sotto il fuoco nemico. Impossibilitati a comunicare via radio con il quartier generale, dovranno resistere fino all'arrivo dei soccorsi.
QUALCHE MICRO SPOILER (ma il film lo hanno già visto in tanti)
Debbo confessare di essermi approcciata a "The Lone Survivor" abbastanza prevenuta, a voler usare un eufemismo. A dirla fuori dai denti ero pronta a massacrarlo.Dovete sapere infatti che i "war movies" sono una gran brutta bestia per me. Se, da un lato, come genere mi attira abbastanza, dall'altro debbo ammettere che, di film di questo genere davvero ne ho visti pochi.L'ultimo forse "The Hurt Locker". Pare strano, ma proprio una donna ha saputo affrontare meglio e più onestamente la guerra, ambito si presume prevalentemente maschile. al cinema, senza la pomposa retorica che spesso ha caratterizzato opere di questo tipo. Ecco spiegato il mio pregiudizio nei confronti di "The Lone Survivor". Mi pareva l'esempio perfetto di tronfia ed ipermacho americanata scritta male e girata peggio. A questo ci aggiungiamo Peter Berg alla regia, a me non è piaciuto neppure "Cose molto cattive" quindi fate un pò voi, Emile Hirsch, verso cui nutro un fastidio profondo dai tempi di quella schifezza radical-chich di "Into the wild" tra gli interpreti, ed un certo Mark Walhberg, che da queste parti viene sempre guardato con sospetto nel ruolo principale.Ed i primi minuti, quelli in cui viene mostrato l'addestramento per diventare un Seal, parevano confermare le mie peggior paure.Tratto dal libro di Marcus Luttrell unico sopravvissuto dell'operazione Red Wing, campione d'incasso negli Stati Uniti, ed è facile capirne il motivo, "The Lone Survivor" è diviso in due parti.Una in cui ci vengono mostrati i componenti della missione. Ce li mostra alla base, ci racconta chi sono, uomini con una vita fatta di piccoli problemi quotidiani, matrimoni da organizzare e case da sistemare..noia?No. Soltanto la consapevolezza, mostrata da Berg con molta intelligenza, che quelli di stanza a Bagram non sono pazzi esaltati, ma uomini fondamentalmente normali. Quando la missione inizia l'ansia sale a poco a poco, fino all'inizio dello scontro, che si scatena, sembra assurdo, proprio a causa di un atto di umanità. L'aver liberato i pastori costringerà i quattro ad un estenuante resistenza. E qui l'azione si scatena.Ma proprio dove Berg avrebbe potuto esagerare,nonostante non ci venga risparmiato molto, Berg gioca davvero bene le sue carte coinvolgendo emotivamente lo spettatore. C'è tutta la brutalità e l'assurdità della guerra nell'ultima parte di "The Lone Survivor". Ma soprattutto c'è l'estenuante lotta per sopravvivere di quattro uomini seppur ben addestrati e perfettamente consapevoli dei rischi che comporta il loro lavoro, sono finiti in una situazione la cui via d'uscita pare impossibile. Come un atto di umanità ha scatenato lo scontro, sarà un atto di umanità a permettere a Marcus, unico sopravvissuto, di tornare a casa. Quello di un povero contadino disposto a rischiare la vita per Marcus, anche in nome di una legge antichissima, perchè afghano non sempre vuol dire nemico.
E quando Marcus ringrazia il suo salvatore è scesa persino una lascrima.
Berg poteva lasciarsi andare, ed invece tiene a freno l'effetto "americanata", fregandomi piacevolmente. Perchè "The Lone Survivor "alla fine si rivela un solidissimo war movie che non lascia un momento di tregua, ben scritto, ben diretto ed ancor meglio interpretato, Wahlberg è bravo assai.
E con una colonna sonora davvero notevole.
Davvero una bella sorpresa.
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