Dopo il carcerario Animal Factory qualche anno dopo Steve Buscemi diede vita a questo Lonesome Jim.
La pellicola è di tutt'altro stampo e questa volta la vicenda esplora la depressione cronica che ha colpito il Jim del titolo
e del suo ritorno a casa. Un ritorno che ha con se il preciso intento di peggiorarla. La volontà esplicita di Buscemi è quella di mostrare l'apatia e il torpore della provincia americana, della cecità di chi guarda solo coi paraocchi (il padre di Jim), di chi ostenta sempre allegria e benessere nascondendo una profonda infelicità (la mamma), di chi vive senza vivere (il fratello), di chi se ne frega (lo zio) e infine di chi prova a dare un senso a tutto (l'infermiera). Toccherà quindi a Jim, una persona completamene a pezzi, che si cura solo di se stesso e senza un briciolo di tatto, l'arduo compito, assolutamente non voluto, di tirare un po' su la situazione. La scelta di una recitazione monocorde e stantia di Affleck, da molti appellata come una pecca del film, a me invece sembra una scelta voluta e assolutamente in sintonia con il personaggio e la storia che si cerca di raccontare. Infatti con questa "modalità" Affleck e Buscemi riescono a ridare allo spettatore quelle sensazioni di disagio e senso di sconfitta provate dal giovane. Così tra depressione cronica, scrittori suicidi, siparietti tragicomici, consigli sessuali e traffico di droga Buscemi racconta la tristezza della provincia. Abbastanza carino. Imdb