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Long Island e Long Beach

Creato il 21 giugno 2011 da Silviapurple

“Yo no quiero pagar”: Sofia e la spiaggia pubblica a pagamento. Ovviamente, è difficile anche per me concepire come sia possibile pagare per accedere a una spaggia pubblica, eppure a Long Beach succede anche questo: 12 dollari per poter sdraiarsi sulla sabbia e vedere l’Oceano. Sì, solo vedere, perchè l’acqua é talmente fredda che neppure gli eschimesi si tufferebbero. A quanto pare ai newyorkesi piace pagare per qualsiasi cosa, mentre a noi povere europee la cosa sta parecchio antipatica, soprattutto quando l’unico servizio che riceviamo in cambio è una toilette! Alla fine decidiamo di aprire il portafoglio anche in rispetto della povera Yukie, che è venuta in auto dal Connecticut solo per stare con noi, e della ceretta della giorno prima. La cosa più divertente è stata osservare gli americani in spiaggia: nessuno si sdraia sulla sabbia, sembra che abbiano una specie di allergia ai granelli, e poche persone si svestono completamente. Solo qualche giovane mette in mostra il fisico scolpito, mentre la maggior parte delle madri e dei padri di famiglia si limita a un calzoncino e una canottiera. Saranno così fissati con l’aspetto fisico o sono semplicemente puritani bigotti? Ancora non si è ben capito…. In sè il posto non è comunque il massimo: una spiaggia di sabbia bianca di medie dimensioni, mare mosso e pieno di alghe. Southampton è cento volte più interessante. Per fortuna la compagnia é stata delle migliori e il pomeriggio è volato. Yukie, l’amica giapponese, è uno spasso e i suoi racconti sono affascinanti. Non possiamo fare altro che sommergerla di domande sul Giappone e ridere a ogni suo strano commento. Si emoziona anche per le cose che, a due europee, sembrano solo banali e scontate. Un esempio? Mangiare le patatine come snack prima di andare in spiaggia o sdraiarsi sulla sabbia con un asciugamano. A quanto pare i giapponesi non sono grandi appassionati della tintarella.

La serata è stata al solito piuttosto divertente: cena, un veloce giro in un locale a Freeport (una cittadina di Long Beach piena di pubs e ristoranti. Interessante solo per gli ubriaconi del sabato sera) e poi una birra in un pub di Rockville Center, la town a Long Island dove vive la host family di Sofia e dove incontriamo il suo “amico” Adam. Pare che i ragazzi di queste zone amino passare le serate in locali rappeggianti bevendono ettolitri di birra e parlando di sport. Non è proprio quello che amano fare una italiana e una spagnola, ma ci adattiamo perchè in fondo sono tutti carini con noi e sembrano fare del loro meglio per non farci sentire delle estranee…..Per due ore abbiamo anche sopportato una simpatica e ubriaca ragazza che ci ha raccontato la sua vita in uno spagnolo incomprensibile. Quattro parole ripetute duecento volte in una frase! Eppure aveva esordito dicendo: “ I can speak Spanish quite well. I have studied it for 8 years!” ‘Li mortacci, chissà come lo parlano quelli che lo hanno studiato per sei mesi! Tutto sommato, questa serata mi è servita per capire che i miei 8 anni di lengua espanola sono serviti a qualcosa (thank God) e che devo ancora lavorare parecchio prima di poter comprendere al volo quello che si dicono, farfugliando, due americani ventenni. Sarà la mia missione nei prossimi mesi: slang e gergo farfugliato.

American Sunday: barbecue a casa di Sofia. Chiamarla casa è un eufemismo: nella villa di Sofia….una di quelle che si vedono nei film. Strada privata con canestro, piscina in giardino, numero di stanze non pervenuto, grande lampadario all’ingresso. Hamburgers, salsicce, patatine, birra e donuts, come nelle migliori puntate dei Simpson. Tutta la famiglia riunita per farci un mucchio di domande. La migliore è stata: ” How can i make Marinara sauce?”  E cosa ne so io? Cioè, qualcuno spieghi agli americani che il sugo alla marinara non è proprio il piatto preferito degli italiani….

Insomma un fine settimana tranquillo in pieno stile USA.

In generale, le settimane scorrono veloci, probabilmente perchè sono le prime e sto ancora imparando un sacco di cose. La mia host family è decisamente gentile con me e i bambini non sono così male come erano sembrati all’inizio. La cosa più divertente è andare nei supermercati “italiani” per smontare qualsiasi prodotto mi venga proposto. L’altro giorno sono stata costretta a comprare una “mozzarella” da 10 dollari. Della mozzarella aveva ben poco, sembrava più un pezzo di polistirolo…..Anche perchè l’ho trovata incelofanata su di uno scaffale. Vi lascio immaginare. Il buono è che trovo il caffè e il pane fresco, quindi posso sopravvivere.

Direi che per questa settimana è tutto. Spero di andare a breve a fare un giro nel Bronx. Dicono che sia la nuova Little Italy di New York….vedere pre credere!

A presto amici!



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