Magazine Cultura
Acquistai il mio primo long playing nel 1974 e da allora fu un diluvio. Nei tre anni che separavano quell'anno dal 1977 (anno 1 della musica punk), avevo i miei eroi. Alcuni di essi durarono, altri furono spazzati dalla new wave. Fra essi enumero Yes, Mike Oldfield, PFM, i Genesis di Peter Gabriel, la scena di Canterbury, l’elettronica tedesca, e già i Rolling Stones, David Bowie e Lou Reed. Edgar Froese era uno dei miei eroi, assieme ai suoi due sodali Michael Franke e Peter Baumann. Di questi giorni i musicisti rock muoiono come mosche (non è un buon segno, significa che in prima linea ora ci stiamo dirigendo noi...), ma in genere dimostro un dignitoso cinismo. Ma Froese, eroe hippie dei miei 16 anni, lo piango.
Lo scoprii da liceale, in gita scolastica a Roma, su un doppio vinile sampler della Virgin Records intitolato V, e ne seguii le gesta fino al doppio live Encore, del 1977, che dopo l'ascolto riportai al negoziante. Ormai c'erano Sex Pistols e Ramones...
Ho chiuso il capitolo Londra di Perché non lo facciamo per la strada? con le parole: “those where the days: un disco di musica elettronica sperimentale come Phaedra fu il disco più venduto in classifica per una settimana...”
Ho dedicato un paragrafo, un po' asciutto in realtà, alla scena musicale tedesca su Long Playing, una storia del Rock, lato A. Lo riporto qui sotto in memoria di Froese. R.I.P.
« There is no death, there is just a change of our cosmic address »
(non esiste la morte, solo un cambio di indirizzo cosmico...)
“È curioso come nel 1974 la musica cosmica rappresentasse per gli ascoltatori la musica del 2000, mentre negli anni 2000 evochi piuttosto il suono dell’anno 1974. Alla fine degli sessanta nella Germania occidentale si formò una scena musicale autonoma, peculiare, dura e severa, free e psichedelica, underground e sperimentale che legava molto poco con la (terribile) tradizione pop tedesca ma anche con la musica dei Beatles e dei Rolling Stones nel resto del mondo occidentale. La scena tedesca costituì una rottura con la tradizione tanto musicale quanto sociale e politica.
Il rock tedesco rifiutava la forma canzone e la melodia, per ispirarsi alla scena contemporanea di Stockhausen, Steve Reich, La Monte Young e Terry Riley come pure al nascente jazz-rock propugnato da Bitches Brew di Miles Davis, un disco che in Germania ebbe la stessa influenza di Sgt.Pepper e In The Court Of The Crimson King oltremanica. Ma è molto probabile che il gruppo straniero più influente sulla scena psichedelica underground tedesca fu quello dei Pink Floyd cosmici di Ummagumma e di Echoes.
Gli strumenti prediletti dalle band tedesche furono inizialmente quelli tradizionali del rock, ma quando si resero disponibili i nuovi strumenti elettronici come i sintetizzatori, la maggior parte dei gruppi tedeschi vi si convertì con entusiasmo, alcuni temporaneamente, altri per sempre. Il punto di non ritorno del movimento fu costituito dal festival di Essen nel 1968, ed un determinante pioniere della scena fu il giornalista Rolf Ulrich Keiser, autore forse della prima Storia della Musica Pop (nel titolo italiano) di successo.
Keiser fu un pioniere della kosmische musik e il fondatore, sia pure solo nel 1973, dell’etichetta Die Kosmische Kuriere (i corrieri cosmici) per la quale avrebbero registrato Klaus Schulze, Ash Ra Tempel, Manuel Göttsching e Popol Vuh.
I due centri musicali principali furono costituiti da Colonia e da Berlino. A Colonia nacquero i Can da due allievi di Stockausen, Irmin Schmidt and Holger Czukay, che arrivavano dalla musica contemporanea con l’idea di fonderla con il jazz di Miles, con il rock dei Velvet Underground ed il funk di Sly Stone. La band firmò per la United Artists e si trovò spesso a bazzicare per le strade della Londra negli anni glam rock in cerca dell’occasione per il successo.
Trovarono invece l’eroina, fecero amicizia con il giornalista Nick Kent del New Musical Express e, come lui racconta, ne fecero un drogato. Il motore pulsante della formazione era il batterista Jaki Liebezeit, che realizzava le ipnotiche tessiture ritmiche su cui i compagni erano liberi di improvvisare. Tra le intuizioni più brillanti della band ci fu la realizzazione di brevi canzoni melodiche oblique, come Vitamin C (in cui il cantante non fa che urlare «Hey you, you’re losing you’re losing you’re losing your vitamina C»), Dizzy Lizzy, Come Sta La Luna, Spoon.
Da Berlino venivano invece i Tangerine Dream di Edgar Froese, Chris Franke e Peter Baumann, band fra le più celebri e di maggior successo della scena. Dopo una trilogia di dischi cosmici e sinfonici per la Ohr basati sull’uso di mellotron e di sintetizzatore Moog, sbarcarono a Londra dove ebbero la fortuna di firmare per la Virgin Records di un Richard Branson euforico per l’enorme successo di Tubular Bells. Branson era un importatore di dischi di musica tedesca e offrì ai Dream la possibilità di incidere Phaedra, oltre che un ottimo disco solista di Edgar Froese ispirato ai rumori dell’acqua che scorre, intitolato appunto Aqua.
Il momento favorevole di un mercato orientato verso musica progressiva, la novità dei suoni dei sintetizzatori e l’influenza della stessa etichetta di Mike Oldfield, contribuirono all’impossibile impresa di portare in top ten la musica elettronica dei Tangerine Dream, a fianco delle canzoncine di Top of The Pops. La cosa durò per un poker di dischi, Phaedra, Rubycon, Ricochet e Stratosfear, lavori creativi in cui i tre musicisti non fecero mai formula della propria musica ma continuarono a sperimentare, almeno fino ai giorni del punk. Scrisse Scaruffi che i Tangerine Dream furono gli inventori del lato folk della musica elettronica.
Un altro membro dei Tangerine Dream dei primi giorni, che trovò successo in Inghilterra fu il tastierista Klaus Schulze, che mise a punto uno stile basato su infinite scale musicali alle tastiere ripetute su un tappeto di ritmi elettronici ma anche di percussioni naturali, persino etniche, come sul lavoro Black Dance (danza macabra) ispirato alle immagini di Salvator Dalì e in cui include un tenore che canta Giuseppe Verdi. Schulze rischiò di diventare una rock star nei Go, il supergruppo che comprendeva anche Steve Winwood e Al di Meola.
Una band capace di lasciare la propria impronta indelebile sulla musica rock fu quello dei Kraftwerk di Düsseldorf. I Kraftwerk fusero la musica seria con il pop, traghettando la musica elettronica nel campo della dance. Recuperarono l’Art decò a cui fornirono una colonna sonora che sarebbe divenuta uno spunto per i gruppi neo romantici degli anni ottanta. I due protagonisti furono Ralf Hutter e Florian Shneider, due nerd dei sintetizzatori attratti dal fascino vetero-fantascientifico della musica delle macchine generata dai robot.
Un crossover di tecnologia e fantascienza vintage. Per dirla con le loro parole, i Kraftwerk furono influenzati tanto da Karlheinz Stockhausen che dai Beach Boys. I primi due album, intitolati semplicemente con il nome del gruppo, furono jam improvvisate con strumenti tradizionali. La sezione ritmica del gruppo se ne andò per formare i Neu, il cui album del 1972 conteneva la lunga ipnotica ritmica di Hallogallo, in parte ispirata a The End Of The Game di Peter Green, recuperata in futuro nei circuiti dance.
Ralf & Florian registrarono invece nel 1973 un album intitolato dai loro nomi di battesimo, in cui cercarono di utilizzare i sintetizzatori per creare musica orecchiabile, come aveva fatto in un certo senso Walter Carlos interpretando con il moog le musiche di Beethoven per la colonna sonora del film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick.
Ralf & Florian è giocato sui toni più acuti dei sintetizzatori, tanto che i titoli dei brani sono Kristallo o The Bells of Home, e sperimenta l’utilizzo dei ritmi elettronici in Tanzmusik e Ananas Symphonie.
La svolta creativa e commerciale avvenne nel 1974 con Autobahn, dove in un brano di 23 minuti i synt imitano il pulsare dei motori dell’automobile in un viaggio in autostrada, mentre le voci filtrate da un vocoder cantano «wirh far’n far’n far’n auf der autobahn» (andiamo andiamo andiamo per l’autostrada).
Stampato dalla Philips, il disco fece il numero 4 nelle classifiche inglesi, sdoganando di fatto la musica elettronica alla radio e facendone un genere popolare.
Radio-Activity l’anno successivo fu un concept musicalmente affilato giocato sul gioco di parole di radioattività, fra onde radio ed uranio. Brani come Antenna, Radiostars e Radioactivity erano canzoncine pop elettroniche post-moderne, mentre musiche come Ohm Sweet Ohm evocano la poesia del computer e dell’intelligenza artificiale.
Nel 1977 Trans-Europe-Express usciva nella fertile scena della new wave, preparato dall’omaggio che Brian Eno e David Bowie avevano fatto alla loro musica con la trilogia berlinese, in particolare con Low e Heroes. La musica, che questa volta evocava un treno che attraversa l’europa, imponeva il ritmo dance elettronico che sarebbe diventato il tormentone del decennio successivo (ma effettivamente non per colpa di Ralf e Florian), e fu un successo mondiale di classifica, ma ancora di più un successo nelle discoteche, e un’influenza determinante per la musica elettronica (per esempio quella di Gary Numan), la scena neoromantica (di Ultravox, John Foxx, Orchestral Manoeuvres in The Dark, Human League, Depeche Mode, Soft Cell, Joy Division), techno, hip-hop e la musica ancora più in la nel tempo dei Radiohead. David Bowie scrisse V-2 Schneider come omaggio a Florian Schneider, che i Kraftwerk ricambiarono con il testo «Station to Station we meet David Bowie and Iggy Pop».
Sorprendentemente i Kraftwerk si chiamarono fuori dalla scena all’apice della notorietà commerciale.
Uno dei gruppi tedeschi della prima ora a sbarcare in terra d’Albione furono i Faust, un gruppo di hard rock ispirato a Bitches Brew, che firmarono un contratto con la Virgin per la registrazione di Faust IV.
Molto popolari in Europa furono anche i gruppi hippie come Popol Vuh, Amon Düül II e Ash Ra Tempel.
I Popol Vuh erano il gruppo del tastierista Florian Fricke che, dopo un esordio nell’elettronica, preferì sperimentare atmosfere etniche, world e spirituali in dischi divenuti celebri come In den Gärten Pharaos (nei giardini del faraone) e Hosianna Mantra. Furono resi popolari dalla scelta del regista Werner Herzog di affidare ad essi le colonne sonore dei propri film, come Aguirre, Nosferatu e Fitzcarraldo”.
dischi consigliati:
Edgar Froese: Aqua (1974) Tangerine Dream: Stratosfear (1976) Can: Tago Mago (1971) Can: Soon Over Babaluma (1974) Klaus Schulze: Black Dance (1974) Kraftwerk: Radioactivity (1975) Popol Vuh: Einsjäger und Siebenjäger (1974; quest'ultimo per acclamazione generale, perché personalmente non è fra i miei album preferiti, come neppure l'altrettanto acclamato Faust IV)
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