"... E lontano lontano nel mondo una sera sarai con un altro e ad un tratto chissà come e perché ti troverai a parlargli di me..."
Il 27 gennaio 1967 moriva a Sanremo Luigi Tenco, ancora oggi ci si interroga: si suicidò o fu assassinato? Ne sono state dette tante, se ne sono lette tante, ma quale sia la verità assoluta non ci è dato sapere e non ha fatto chiarezza nemmeno la riapertura dell'inchiesta sulla sua morte, avvenuta nel 2006, al contrario, forse, ha rafforzato i dubbi che circondano la tragedia di quella notte.
Luigi Tenco, bello, tenebroso, dallo sguardo cupo, penetrante e dalla vita tormentata, insieme ad alcuni cantautori come Fabrizio De Andrè, Bruno Lauzi e altri, fece parte della cosiddetta scuola genovese, un nucleo di artisti che rinnovò profondamente la musica leggera italiana. Ha vissuto in Liguria, a Genova, ma era nato a Cassine, in provincia di Alessandria, il 21 marzo 1938, ebbe un'infanzia non troppo felice, rimasto orfano di padre ancora prima di nascere, Giuseppe Tenco infatti era morto per uno strano incidente nella stalla, colpito, pare, dal calcio di una mucca, e Luigi era cresciuto sentendo dire che lui era il frutto della relazione della madre con un giovane torinese, nella cui casa aveva servito fino a che non era rimasta incinta... Scrive Renzo Parodi:
" Luigi è un bambino sveglio e precoce. Ad appena tre anni sa già leggere e scrivere. Ha imparato da solo, chissà come, nelle campagne silenziose di Ricaldone... L'atmosfera rarefatta della campagna concilia la riflessione e Luigi è naturalmente un bambino riflessivo, capace di interrogarsi senza aprire bocca, perso nel mondo silenzioso dell'infanzia... È un bambino ma è già un piccolo adulto quello che, con la madre e il fratello, lascia la campagna piemontese morbida e silenziosa."
Aveva solo dieci anni quando la famiglia si trasferì Genova, dove la mamma avviò un'attività commerciale, amava la musica e iniziò a suonare già durante gli anni di scuola: prima frequentò il Liceo Classico (suo compagno di banco era Bruno Lauzi) per poi passare al Liceo Scientifico. Pur essendo un ragazzo intelligente, trascurava le lezioni per dedicarsi alla musica e conseguì la maturità il 29 luglio 1956, quale privatista, unico su 257 a superare la prova. In quegli anni aveva dato vita a vari gruppi musicali, con un repertorio di musica jazz e ispirato ai primi esempi di rock & roll, in cui Tenco suonava il clarinetto e in seguito il sassofono. Nel suo primo complesso, che risale al 1953, tra i componenti c'era Bruno Lauzi a suonare il banjo.
Per assecondare il desiderio della madre di vederlo laureato, si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria e, dopo aver superato il primo esame, si imbatté nel il professor Togliatti (fratello del segretario PCI) e per ben due volte non riuscì a superare lo scoglio dell'esame che doveva sostenere con lui. Dopo questa deludente esperienza, lasciò passare qualche tempo e decise di cambiare corso di Laurea, passando a Scienze Politiche, dove superò tre esami ma, assorbito completamente dal mondo della musica, abbandonò definitivamente gli studi e iniziarono i primi successi, le esibizioni e le incisioni dei primi dischi.
Il 25 gennaio 1962 uscì il 45 giri Come le altre - La mia geisha. Durante l'estate, Tenco collaborò alla colonna sonora del film La cuccagna, per la regia di Luciano Salce, e interpretò La ballata dell'eroe, dell'amico Fabrizio De Andrè, canzone ancora sconosciuta. In novembre uscì il suo primo 33 giri, di cui faceva parte anche Mi sono innamorato di te. Nel 1966 incise Un giorno dopo l'altro, che diventò la sigla della fortunata serie televisiva Il commissario Maigret, interpretata da Gino Cervi. E di lì a poco arrivarono anche i suoi più grandi successi, dei veri capolavori come Lontano lontano, Uno di questi giorni ti sposerò, Ognuno è libero.
Era un cantautore romantico, sentimentale, ma sapeva portare nelle sue canzoni argomenti impegnati: le due "anime" caratteristiche di Tenco, amore, e passione per le battaglie contro la guerra e per i diritti degli uomini. In agosto dello stesso anno conobbe a Roma, presso la casa discografica RCA, la cantante italo-francese Dalida e tra loro iniziò, oltre a una relazione sentimentale, anche un legame professionale, voluto forse dalla stessa RCA, così nacque l'idea della partecipazione di Tenco e Dalida al Festival di Sanremo, che a quei tempi vedeva la stessa canzone presentata da due cantanti diversi.
Fegatelli, nella biografia di Tenco, riporta una sua dichiarazione che egli definisce come una sorta di testamento:
" Io ho sempre imboccato la strada sbagliata. Sbagliai quando mi illusi di diventare ingegnere e a casa mia non c'era una lira, sbagliai quando mi misi a scrivere canzoni e quando mi illusi di fare un mestiere. Ho sbagliato pure adesso a venire a Sanremo, anche se mi ci hanno voluto loro, perché io non ho fatto una mossa per venirci, e magari non ci fossi venuto mai".
E siamo così arrivati a quella fatidica sera in cui Tenco, a cena con gli amici Piero Vivarelli, Sergio Modugno e Gianni Ravera, mangiò con scarso appetito e bevve vino a stomaco vuoto per farsi coraggio prima dell'esibizione. Ciononostante, Mike Buongiorno fu quasi costretto a trascinarlo sul palco e, capendo immediatamente il suo stato d'animo, lo incoraggiò con una battuta: " Dai che sei bravo, ti conosco bene. Fai vedere chi sei ".
Le luci abbaglianti lo colsero in preda all'ansia e alla paura di non essere compreso dal grande pubblico, sbagliò l'attacco della canzone, l'interpretazione indubbiamente incerta non fu delle migliori e la sua canzone venne eliminata dalla giuria, che non aveva capito o non aveva voluto capire il grido di protesta sociale in essa contenuto. Ciao amore ciao, una canzone sofferta che, invece, nelle intenzioni di Tenco, avrebbe dovuto penetrare come una lama in chi la ascoltava. E quella notte successe l'irreparabile, rifugiatosi nella sua stanza d'albergo, si tolse la vita con un colpo di pistola alla tempia.
Molte le testimonianze che parlavano di una grande delusione per l'eliminazione, ma molte anche quelle che raccontavano di un Tenco nervoso, che si sentiva minacciato e che per questo aveva comprato una pistola, molte sarebbero le nuove prove che allontanano l'ipotesi del suicidio, ma non saremo noi a fare luce su questa tristissima vicenda, noi vogliamo solo ricordare la sua prematura scomparsa, la sua voce graffiante, le parole toccanti delle sue canzoni che fanno battere il cuore, che donano profonde emozioni come solo i grandi professionisti sanno trasmettere.
Ciao Luigi, lo salutiamo con le parole che il suo caro amico Fabrizio De Andrè scrisse in una canzone a lui dedicata:
" Signori benpensanti spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi Dio, fra le sue braccia soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte... "