Lopera da tre soldi

Si può avere 84 milioni di euro di debito ed essere primi in campionato? Domanda retorica. Certo che si può. Soprattutto dalle parti di Siviglia, sponda Betis.

I biancoverdi andalusi sono primi nella Liga Spagnola, dopo due anni passati in serie B, grazie al roboante schema 4-3-3 che li ha fatti definire ‘il Barcellona dei poveri’. Un risultato che arriva dopo anni di delusioni e crack finanziari. Il Betis Siviglia ha attualmente un bel buco di 84 milioni nel bilancio, tanto che la società è in amministrazione controllata. Nonostante il profondo rosso, il club può regolarmente scendere in campo nella massima divisione iberica grazie alla Ley Concursal, che in Spagna permette alle squadre di spalmare i debiti in più anni, senza l’onta della retrocessione come ogni tanto avviene in Italia. O meglio, permetteva, visto che la Ley è stata modificata appena appena due giorni fa: ora chi vi ricorre può spalmare i debiti, ma retrocede.

Una scelta di grande tempismo, che sta permettendo ai biancoverdi di poter giocare contro Barcellona e Real Madrid. Ma soprattutto, una bella boccata d’ossigeno per i tifosi, che ora si godono un po’ di calcio low profile  dopo gli anni dell’ex presidente Ruiz De Lopera. Un personaggio a dir poco pittoresco, Lopera. Celebre il suo fiuto per gli acquisti faraonici di giocatori spacciati per fenomeni. Un caso emblematico fu il brasiliano Denilson, che a fine anni Novanta arriva a Siviglia dal San Paolo per 60 miliardi delle vecchie lire, disattendendo presto le aspettative di club e tifosi. Ma non solo. Lo stadio del Betis si chiama Ruiz De Lopera. Un parente omonimo? No, è proprio lui. Si è autodedicato lo stadio.

Il primato del Betis non è stato preso benissimo dai cugini del Siviglia. Se provate ad andare sul loro sito, la classifica parte dalla seconda posizione. Lo riporta il quotidiano spagnolo El Mundo. Stasera il Siviglia giocherà contro il Valencia, che è secondo, o primo, a seconda di dove guardate la classifica. Se perderanno, gli andalusi potranno infatti sempre dire di aver perso contro la capolista.