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La trama (con parole mie): cronaca delle adolescenze spericolate di tre dei pionieri dello Zephir, leggendario team californiano che sul finire degli anni settanta cambiò radicalmente l'approccio degli skaters portando nei movimenti e nelle evoluzioni tutta l'eredità del surf, aprendo la strada a quelli che sarebbero stati i campioni del domani.Tony Alva, Stacy Peralta e Jay Adams, con le loro differenze, i loro contrasti ed il loro spirito più o meno ribelle sono stati i simboli di una generazione e oltre della West Coast, e non esiste uomo o donna su una tavola, al giorno d'oggi, che non ricordi le loro piccole grandi imprese che paiono figlie di una sorta di Stand by me psichedelico.
Devo ammettere di essere rimasto più che piacevolmente sorpreso da questo Lords of Dogtown.Fino ad ora avevo snobbato clamorosamente quello che bollavo come un sottoprodotto commerciale e troppo teen a causa della visione di Dogtown and the Z-Boys, documentario firmato da Stacy Peralta che prima o poi riprenderò anche qui al saloon, vera e propria fotografia del movimento che il team Zephir generò in California e nel mondo - dello skate e non solo - a partire dalla metà degli anni settanta.Invece, devo ammetterlo, la pellicola firmata dalla regista di Thirteen e di Twilight funziona discretamente - forse grazie alla sceneggiatura, pur non sempre perfetta, firmata dallo stesso Peralta -, e risulta una visione piacevole e rispettosa di gran parte delle vicende che videro questo curioso gruppo di adolescenti rivoluzionare una cultura che da decenni popola l'immaginario collettivo statunitense, e che purtroppo qui nella vecchia Europa siamo riusciti ad assaporare appieno - e soltanto indirettamente - nei primi anni novanta, quando si ebbe un boom dello skateboard tra gli adolescenti - ricordo benissimo quando me lo regalarono in seconda media, quanto fossi felice, quanto lo provai e quanto in fretta mollai tutto per tornare alla buona, vecchia, più consona al sottoscritto Bmx o surrogato della stessa -.Certamente a fare la parte del leone è il giovane cast, che in alcuni casi si lanciò verso il successo proprio grazie a quest'opera della Hardwicke - Emile Hirsch su tutti, ma non possono essere esclusi l'allora già noto Heath Ledger o John Robinson, interprete dell'incredibile Elephant di Van Sant -, ma la stessa colonna sonora guidata dalle note roventi di Jimi Hendrix e l'atmosfera legata ad un periodo assolutamente mitico della Storia recente non sono da meno nel fornire alla vicenda una cornice perfetta come un'onda da cavalcare nel pieno del sole californiano, spinti dai sogni di gloria di una generazione che, per la maggior parte, fu spazzata via con la fine dei gloriosi seventies.Le sensazioni che si respirano sono quelle di piccoli e grandi cult legati in qualche modo al sogno della California, da Blow a Paura e delirio a Las Vegas, da Point break a Un mercoledì da leoni: non saremo di fronte ad un Capolavoro, o ad una pellicola destinata a rimanere impressa negli occhi e nel cuore dello spettatore, eppure Lords of Dogtown entra senza alcuna fatica a far parte di quei film di formazione che, per chi è cresciuto con un certo mito degli Usa - ma non solo - esercitano un fascino unico anche a distanza di anni dal periodo dell'adolescenza inquieta mostrata dalla regista e dalla sua pellicola.Questo, fondamentalmente, resta il miglior pregio e la differenza più grande rispetto al pur più potente documentario dello stesso Peralta vincitore del Sundance 2001: essendo stato parte fondamentale dello Zephir, infatti, il lavoro girato dell'ex skater è incentrato, in qualche modo, sulla nostalgia del tempo passato e sulla vita che, in alcuni casi - vedi Jay Adams - ha portato quelle che erano giovani promesse e grandi talenti ad essere schiacciati dal peso delle vicissitudini che, star dello skateboarding oppure no, tendono a far parte della nostra esistenza quotidiana. Al contrario, con Lords of Dogtown assistiamo alla nascita di quelli che saranno i dominatori delle scene di quegli anni, quasi un'adolescenza vera e propria rispetto alla maturità del documentario che ispirò questo stesso film, una discesa senza paura sparati dritti verso le evoluzioni più coraggiose ed estreme così come al futuro, convinti che nulla e nessuno potrà fermarli, dagli squali senza scrupoli - interessante l'apparizione di Johnny Knoxville nelle vesti di un quasi Johnny Depp così come il ruolo di Heath Ledger, primo mentore dello Zephir team - ai casini in famiglia - interessante il ruolo, pur se marginale, di Rebecca De Mornay -.Ed è con lo stesso spirito che la visione andrebbe affrontata: una discesa scapestrata e senza domani figlia di un "carpe diem" fatto di sole, spiaggia, piscine vuote o svuotate, oltraggio all'autorità e alle regole e ragazze da sballo, di un'epoca che senza dubbio è uscita sconfitta dal suo confronto con il Tempo e la Realtà, ma che ancora oggi resta una delle più incredibili ed affascinanti fucine della creatività - che sia in ambito artistico, sportivo o di vita - dei nostri tempi.Cosa aspettate, dunque, a cavalcare quest'onda?
MrFord
"Perchè a vent' anni è tutto ancora intero, perchè a vent' anni è tutto chi lo sa,
a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell' età,
oppure allora si era solo noi non c' entra o meno quella gioventù:
di discussioni, caroselli, eroi quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu..."Francesco Guccini - "Eskimo" -
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