Magazine Gadget

Lords of the Fallen – Un criminale a piede libero

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "Giopa" Panzano

È cosa nota a tutti che l’imitazione è la più sincera forma di adulazione, ma nel mondo dei videogiochi il fenomeno dei cloni (soprattutto in ambito mobile) sta diventando un qualcosa di difficilmente gestibile. Uno dei casi più recenti riguarda Lords of the Fallen, originariamente un action interamente basato su ardui scontri uno contro uno, trasformatosi poi col passare del tempo in un gioco dalle meccaniche estremamente simili a quelle viste nei Souls di From Software. Abbandonato quindi ogni pregiudizio, abbiamo completato il titolo e scritto la nostra recensione.

Senza titolo-1

UN TIPO POCO RACCOMANDABILE

In Lords of the Fallen non vi è alcun editor per la creazione del protagonista, la cui figura coincide con quella di Harkyn, un criminale della peggior specie i cui segni sul volto rappresentano i marchi dei suoi peccati. Paradossalmente però, il nostro criminale di quartiere, con le sue grandi abilità nel combattimento, rappresenterà l’unica speranza per la razza umana caduta sotto l’invasione di mostruose creature, i Rhogar, capitanati da una serie di lord ognuno in possesso di particolari abilità. Tutto quindi consisterà nel guidare Harkyn nel suo viaggio alla sconfitta dei vari lord, con l’obiettivo di liberare il mondo e, ovviamente, se stesso. Come avete potuto intuire, in questo caso la storia sarà raccontata attraverso svariate cutscene, mentre potremo interagire con un discreto numero di personaggi attraverso dei dialoghi a scelta multipla, alcuni dei quali ci metteranno di fronte a delle “scelte morali” dalle dubbie conseguenze, infatti nessuna di esse sconvolgerà in qualche modo il nostro cammino ma si tradurrà più semplicemente nell’ottenimento di questo o quell’oggetto. Sebbene la componente narrativa non sia quindi delle migliori bisogna ammettere che dal punto di vista del gameplay Lords of the Fallen non sia proprio un gioco da buttare, benché ad un primo impatto possa infastidire gli appassionati della serie From Software. La somiglianza tra i due titoli si palesa sin dalla scelta iniziale della classe, che vi vedrà scegliere tra tre diverse classi e tre diversi gruppi di incantesimi. Nonostante questi ultimi non potranno essere cambiati nel corso dell’avventura, la scelta della classe non è assolutamente irreversibile, le uniche differenze tra l’una e l’altra consistono nel tipo di armi ed armature con cui inizierete il gioco (leggera, media e pesante) e, come potete immaginare, con punti abilità distribuiti in maniera diversa. Lo stesso sistema di combattimento presenta uno schema dei comandi praticamente identico a quello dei Souls, con tanto di possibilità di switchare tra l’impugnatura a due mani e spada e scudo, alle quali si aggiunge l’unica arma a distanza, ovvero una sorta di guanto/cannone, che può fare fuoco in svariate modalità. Ciò che distingue realmente il gioco di CI Games da Dark Souls è la pesantezza del protagonista. Il titolo in questione infatti dà una certa importanza alle armature equipaggiate, il che significa che un’armatura pesante ci rallenterà, ma al contempo ci offrirà un livello di difesa adeguato, cosa che non avviene, purtroppo, nei Souls. Certo, molti non apprezzeranno la lentezza di Harkyn, ma a noi è piaciuta e rappresenta sicuramente un tratto distintivo (uno dei pochi) del titolo. Per quello che riguarda le armi, abbiamo pro e contro, infatti sono presenti tantissime armi di tipologie diverse: pugnali, bastoni, spade, spadoni, martelli, diversi tipi di ascia e chi più ne ha più ne metta. Il problema è che tutte le armi appartenenti alla stessa categoria presentano lo stesso identico moveset, rendendo le armi decisamente meno originali ed “uniche”. Vi è poi una piccola chicca rappresentata dalla possiblità di correre con lo scudo alzato, il che sbilancerà i nemici più grossi e scaraventerà in aria quelli più minuti, rappresentando quindi un vero e proprio jolly negli scontri più difficili.

Ma cosa succede quando si muore? In Lords of the Fallen accumuleremo punti esperienza per ogni nemico eliminato e, uccisione dopo uccisione, si incrementerà leggermente un moltiplicatore di punti esperienza, che ci consentirà di ottenere fino al doppio di XP per kill. Una volta morti, questo moltiplicatore si resetterà e dovremo raggiungere il luogo del decesso per recuperare i punti esperienza perduti, visto che col trascorrere del tempo il quantitativo di punti che andremo a recuperare diminuirà. Dovremo quindi fare una scelta, ovvero bisognerà decidere se continuare ad incrementare il moltiplicatore a nostro rischio e pericolo o, nei checkpoint sparsi per la mappa (dove è possibile ripristinare il numero di pozioni, stile fiaschette estus), azzerarlo e spendere i punti duramente accumulati. Attraverso i punti XP potrete infatti sbloccare punti abilità e punti magia, ma non sarete obbligati a spenderli immediatamente. Il vero problema in tutto ciò è che ogni punto assegnato avrà un impatto piuttosto importante sulle statistiche del personaggio, mentre nei Souls la vera esperienza è quella dello stesso giocatore, che diventa sempre più forte grazie ad una conoscenza più approfondita del mondo di gioco e dei mostri che lo popolano, qui ci ritroveremo senza troppi problemi a disporre di una quantità di HP, stamina e pozioni davvero elevata. Nonostante infatti le primissime fasi di gioco potrebbero sembrare ardue, vi renderete subito conto di quanto il livello di sfida non sia poi così elevato, con gli stessi scontri coi boss piuttosto banalotti, tant’è che spesso e volentieri riuscirete a sconfiggerli al primo tentativo. Ciascuno di essi infatti possiede pattern di attacco piuttosto limitati, e troverete sempre quell’attacco che lascia per qualche secondo l’avversario inerme. Lo stesso sistema di rune, che permette in modo simile a quanto visto in Diablo III di modificare gli effetti elementali e le statistiche di armi ed armature, risulta poco utile e difficilmente passerete del tempo nella loro gestione. Ovviamente il discorso cambia nel caso in cui, non contenti di aver completato la campagna della durata di 15/20 ore circa, decidiate di gettarvi nel new game plus, dove potrete affrontare di nuovo il gioco ad una difficoltà maggiore ma mantenendo tutti i progressi e l’equipaggiamento ottenuto.

Dal punto di vista tecnico ci sono diverse critiche da fare in particolare per la versione PC. Sebbene infatti il titolo si presenti piuttosto bene su console, con dei non stabilissimi 30 fotogrammi al secondo e un po’ di teraring, su pc presenta diversi problemi legati all’ottimizzazione. Il gioco risulta essere infatti particolarmente pesante anche per le macchine meglio equipaggiate, che troveranno difficoltà non solo a mantenere i 60 fotogrammi al secondo con dettagli alti (o ultra, la situazione cambia poco), ma dovranno sopportare anche qualche calo sotto i 30, il che risulta essere piuttosto fastidioso. Nonostante questo, il gioco è bello da vedere e lo stesso design di avversari ed aree di gioco non è affatto male, seppur non spicchi per originalità. Peccato per le animazioni durante i dialoghi, piuttosto legnose e decisamente poco realistiche, e che quindi tendono un po’ a spezzare l’immersione nel mondo di gioco. Sufficienti, infine, ma non esaltanti i dialoghi in inglese (il gioco è interamente sottotitolato in italiano) e le musiche. Per i più dubbiosi va detto che con le ultime patch il gioco è stato finalmente sistemato a dovere, e che i crash che colpivano le prime versioni del gioco sono ormai acqua passata.

Lords of the Fallen – Un criminale a piede libero


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog