
Segnalo l'articolo che il counsellor professionista Lorenzo Lorusso, sotto il titolo "Il ruolo di supporto del counsellor nella fase post-ictus", ha pubblicato sul sito www.counselingitalia.it. Nell'articolo, dopo aver descritto come si possono manifestare il cosiddetto T.I.A. (attacco ischemico transitorio) e l'ictus, Lorusso parla del ruolo che il counsellor può svolgere in tali situazioni, una figura che «si integra benissimo con quella dello psicologo nella fase di supporto e di sostegno, mentre sono di stretta competenza dello psicoterapeuta la rimozione di eventuali traumi che hanno generato fobie o il trattamento di patologie più gravi. Per la parte neuronale, ovvero per tutte quelle patologie che coinvolgono il sistema nervoso centrale, è indispensabile la figura del neurologo che spesso si affianca a quella del fisiatra. Un lavoro di squadra che richiede una elevata professionalità, pazienza e attenzione estrema»
Nello specifico, Lorusso indica l'attività del counsellor nella fase post-ictus: «interagire con i pazienti mediante la costituzione e la gestione controllata di gruppi di mutuo aiuto, facilitando il contatto e il dialogo tra i vari ictati, utilizzando tecniche di rilassamento e favorendo il reinserimento nel tessuto sociale dei malati; riferendo allo psicologo ed al neurologo eventuali miglioramenti oppure atteggiamenti che lasciano presagire l'insorgere di patologie collaterali».
Una figura, quella del counsellor, sconosciuta nel nostro paese, ma diffusa nel mondo anglosassone. A dispetto di ciò, il percorso formativo dei counsellor in Italia ha la durata di una laurea breve, «ma con in più un'attenta e costante supervisione, una maggiore operatività sul campo, ed un periodo di tirocinio mirato presso strutture pubbliche o private. I counsellor di formazione gestaltica vengono preparati presso istituti che sono riconosciuti dal M.I.U.R. per le loro scuole di specializzazione in psicoterapia (riservate ai laureati in psicologia)» (qui l'articolo completo)
