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Lorenzo Marone: “Un libro può aiutarci a scegliere”

Creato il 28 maggio 2015 da Leultime20 @patrizialadaga

Il successo del suo romanzo gli ha cambiato la vita anche se dopo dieci anni di fidanzamento e dieci di matrimonio, il primo figlio in arrivo promette cambiamenti ancora più profondi, accompagnati da dosi extra di felicità.

Parliamo di Lorenzo Marone, quarantenne, ex-avvocato napoletano, che da gennaio è in libreria con La tentazione di essere felici

 (Longanesi), storia italianissima e piena di umanità, che critica e pubblico hanno applaudito senza riserve (qui la recensione).

Una storia da cui presto sarà tratto anche un film diretto da Gianni Amelio e che ha proiettato Marone nell’olimpo degli scrittori più desiderati dai media. Interviste e presenze televisive si moltiplicano, ma lo scrittore, che ho incontrato con piacere al Salone del Libro di Torino, non è di quelli a cui la fama ha dato alla testa.

Con grande simpatia e un sorriso garbato sempre stampato sulle labbra, una sorta di marchio di fabbrica della napoletanità malinconica e discreta alla Troisi, Lorenzo Marone mi racconta di sé, dei suoi progetti e de La tentazione di essere felici.

Da dove viene Cesare Annunziata, il protagonista del tuo romanzo?

È un uomo comune con problemi comuni con cui ci si può identificare. Tutto nasce dalla voglia di parlare di rimpianti, di scelte e di scelte mancate, di fare un bilancio della propria vita, cosa che in genere si fa per la prima volta a quarant’anni come è accaduto a me. Io ho preferito un uomo di ottanta perche a quell’età guardarsi indietro significa avere una visione molto più ampia, così è nato Cesare. Poi ho trovato Emma perché volevo parlare anche della violenza sulle donne e perché avevo bisogno di qualcosa che riuscisse a smuovere un po’ Cesare dalla sua apatia, a fargli tendere una mano verso gli altri.

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Perché questo cinismo iniziale?

Con il sarcasmo e l’ironia, il cinismo permette a Cesare Annunziata, che sa di aver gettato gran parte della sua vita, di tenere a bada il dolore per questo spreco. È uno scudo.

C’è qualcosa di te nel romanzo?

Il lato più autobiografico del romanzo è il tema della scelta-non scelta. Io per dieci anni ho fatto l’avvocato, cosa che a me non piaceva per niente, ma non ho avuto il coraggio di prendere una decisione diversa, visto che anche mio padre esercitava la stessa professione. La vita, però, quando non scegli a volte decide per te. In seguito a un grave problema di salute di mia moglie ho trovato la forza di andare da mio padre e dirgli che avevo sbagliato tutto e che mi sarei dedicato ad altro.

Come ti sei sentito una volta presa la decisione?

Mi aspettavo di provare un senso di smarrimento, invece no, è stata una liberazione. Comunque non mi sono ancora liberato da tutti i vincoli perché sono ancora impiegato in un’azienda privata.

La tentazione di essere felici presto sarà anche un film diretto da Gianni Amelio. Avete già cominciato a fare il cast? C’è qualche attore che ti piacerebbe in particolare?

A me piace molto Giancarlo Giannini che è napoletano. Molti lettori mi suggeriscono Toni Servillo, ma io lo vedo troppo giovane per il ruolo di Cesare. Mi piace anche Renato Carpentieri, attore di teatro con la faccia “cazzimmosa” al punto giusto.

Sei molto legato a Napoli, vedo…

Sì, volevo mettere sullo sfondo una città che è sempre troppo sovraesposta ma per le cose peggiori. Invece ci tenevo a mostrare una Napoli diversa, quella di un quartiere residenziale borghese comune. Esiste anche questa Napoli.

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Il romanzo ha avuto recensioni straordinarie. Che cos’è che piace tanto ai lettori secondo te?

Non so, forse i temi in cui ci si può identificare e lo stile ironico, che rende la storia leggibile e mai pesante o banale. Il libro è partito bene sin dall’inizio, in Longanesi è piaciuto subito e in casa editrice quando credono fortemente in un autore italiano lo spingono molto.

Il titolo è tuo?

L’abbiamo trovato insieme all’editore, all’inizio mi faceva un po’ paura la parola “felicità”, non volevo cadere nella retorica, ma la parola “tentazione” credo che metta a posto tutto.

La cosa più bella che ti hanno detto sul libro?

C’è stata una lettera che una lettrice mi ha consegnato dopo una presentazione a Pescara, pregandomi di leggerla più tardi. Nella lettera mi raccontava che lei e il suo compagno si erano messi nel letto a recitare insieme ad alta voce le pagine finali del romanzo, quelle con l’elenco dei “mi piace” e che avevano passato una serata bellissima. Mi ha colpito molto accorgermi di essere entrato in un momento così intimo nella vita di due persone.

Qualche critica che ti ha infastidito?

Non so più chi ha detto che i personaggi non sono molto approfonditi. Io se ho un difetto è quello di preferire i personaggi alla trama, perché credo che siano sono loro quelli che rimangono anche dopo tanti anni, perciò ho trovato questa osservazione un po’ irritante e ingiustificata.

Agli scrittori si chiede sempre più spesso di saper gestire le presentazioni. Mi dai l’idea di essere un timido, come affronti il pubblico?

Si vede così tanto che sono timido?

…Sì.

Sì è vero, lo sono. Ma sto imparando a lasciarmi andare. Poi si fa l’abitudine anche alle presentazioni.

Oggi gli scrittori devono anche essere social. Come te la cavi con la tecnologia?

Bene, perché quando hai a che fare con i piccoli editori impari a autopromuoverti e a gestirti sui social. Adesso con Longanesi è tutto più facile.

Qual è il ruolo dello scrittore oggi secondo te?

Più che il ruolo dello scrittore per me è importante il ruolo di un libro. Perché a volte il libro giusto al momento giusto può aiutare a farci vedere le cose in modo diverso o a compiere una scelta che non avevamo il coraggio di compiere. Lo scrittore ha il compito di cercare di arrivare all’anima dei lettori.

I pregi che ti riconosci?

La profondità, la sensibilità e la gentilezza, anche se le prime due non sono certo che siano pregi.

La Daga e Lorenzo Marone

Una foto con Lorenzo Marone per la mia “collezione di scrittori” non poteva mancare!

Un difetto?

Sono pigro.

Allora fai fatica a scrivere?

No, sono pigro per altre cose. Quando scrivo sono metodico, scrivo almeno due ore al giorno e se non lo faccio mi sento in colpa.

Quanto ci hai messo a scrivere la Tentazione di essere felici?

Vorrei sempre dire di più, ma ci ho messo solo due mesi per la prima stesura.

Il difetto che non tolleri negli altri?

Non mi piace la gente che non ti lascia entrare in contatto con il suo io più profondo.

Che tipo di persona ti piace?

Io sono sempre un po’ agitato perciò mi fanno stare fare bene le persone pacate, quelle che definisco “marsupiali”, che mi calmano, ma anche le persone positive che sorridono e vedono sempre il bicchiere mezzo pieno, come mia moglie.

Hai degli scrittori preferiti?

Più che scrittori ho dei libri preferiti. A me piacciono molto le dinamiche familiari e il mio romanzo numero uno è Le correzioni di Franzen. In generale amo molto la letteratura americana.

E tra gli italiani?

Mi piace molto Fabio Genovesi (prossimamente su queste pagine la sua intervista, ndr).

Stai già pensando a un nuovo romanzo?

Più che pensarlo l’ho già finito e ne sto scrivendo un altro. La storia già pronta, con il contratto firmato, tratta ancora una volta di questioni di famiglia e dovrebbe uscire all’inizio del 2016 sempre per Longanesi.

Hai già il titolo?

Sì, anche se non so se resterà lo stesso. Al momento il romanzo si chiama A stomaco vuoto.

Si svolge sempre a Napoli?

Assolutamente sì. Napoli è un punto fisso.

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