Visto in Dvx
Chi ha sentito parlare di Russ Meyer, certamente lo conosce per la sua passione per le maggiorate e di conseguenza penserà ad un certo tipo di cinema… in realtà per questo film il regista americano si è ispirato a “Riso amaro”, no, tanto per dire… ed in effetti un gusto quasi neorealista (dico quasi) nella messa in scena e nella storia è evidente, anche se la trama non centra niente con il film di De Santis. Meyer però va oltre il neorealismo e ci piazza alcune sequenze simboliche, talune notevoli (come le immagini di Lorna coperta di sabbia) altre abbastanza patetiche (la morte con falce e mantello nel finale), ma tutte comunque funzionali alla storia. Il regista dosa con sapienza i vari stili tirando fuori un film esteticamente buono con molte idee ed un uso sensato di queste idee; soffre solamente negli attori (che sono dei cani) e nella sceneggiatura, lenta e noiosissima nonostante il minutaggio contenuto. Quest’ultimo difetto è il peggiore in assoluto, quello che rendo poco godibile tutta l’opera.
La storia comunque è buona, drammatica e crudele il giusto, inquadra dal basso un gruppo di perdenti che riescono a venire fuori dal fango in cui sono immersi solo grazie all’amore… che però non può salvare ogni situazione. Il film appare più che altro come un dramma morale (il predicatore che introduce molte scene è un esempio esplicito) circa la fedeltà e l'amore; e la perdizione ovviamente.
Poi ovviamente c’è la maggiorata di turno, Lorna credo abbia più taglie di reggiseno che speranza di vita, ma Meyer appare pudico nel mostrarla; l’attrice è nuda in diverse scene, ma il massimo che viene mostrato è la silhouette…