Tempo. Lo percepiva nei cambiamenti: il modo in cui l’estate scivola nell’autunno, giornate di foschia, nebbie tanto spesse nelle quali non poteva distinguere nulla ma che poteva attraversare, preoccupato di non sapere chi veniva, andava – nel porto le navi erano fantasmi; il modo in cui l’autunno scivolava nell’inverno, silenzioso ma spogliante, tutto quel cambiamento così visivo, scorci talmente familiari che il loro ripetersi spaventava, lo poneva di fronte a scene che aveva visto e rivisto e che non erano qui – disorientavano – scene in quale città? in quale parco? vicino a quale fiume? a quale boscaglia? Chi? Al sicuro osservava i cambiamenti, e ascoltava, fino a quando? – fino a quando i pensieri, il tempo, il blu non lo risucchiavano. Quando ricominciava a sentire su di sé la pressione, la tensione del tempo, allora percepiva l’orrore, sgranava gli occhi, temendo che potesse arrivare, desiderando che arrivasse, temeva di desiderare la paura – a volte percepiva il tempo come acqua lenta a temperatura corporea in risalita lungo le sue gambe su per l’inguine e lo stomaco e il petto, fin quasi a farlo soffocare; ma poi si fermava come ad aspettare – aspettare cosa? Andare dove?, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Qualcosa gli diceva – Parti, Vai – solo per scoprire che il tutto lo guidava – Verso, e poi lo spingeva a Partire – Ancora, di nuovo. Ma lui ancora non lo sapeva, ma temeva che ora il tempo stesse scorrendo all’indietro…
Lei era in piedi in attesa, era familiare il modo in cui il jeans blu le aderiva sulla vita,delicata appariva, un collo e un volto, bianche le spalle e il seno. Sorrise di un sorriso che faceva scorrere armoniosamente sotto i suoi lunghi capelli. Curioso dietro a lei uno specchio, lui l’osservava ma non riusciva a vedere se stesso nello specchio. Lei lo aveva assorbito come se per un istante lo avesse preso dentro di sé, lui era dentro di lei.
Nello specchio lei era lui, lui era lei.
Si crogiolò nei delicati movimenti, nel dondolio dei capelli, nel profumo, nella pelle levigata, nel lindo splendore dei denti, nella sua voce rassicurante, e perché lui voleva entrare in lei, dimorare in lei, guardare dai suoi occhi, vedersi, vedere chi lui fosse – chi?- cosa lui fosse- cosa?- . Perché lui non riusciva a vedere se stesso se non attraverso lei e la invase, la oltrepassò. E no, non poteva fermarsi.
Non è possibile.
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