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C'è poco da fare, quando sei un attore di successo, quando ormai hai una consolidata carriera e un nome, i giornalisti lo chiedono, il pubblico un po' se lo aspetta, le pressioni aumentano e passi alla sedia della regia.Il passo si fa più richiesto, poi, se sei uno di quegli attori bellocci, che stanco di essere etichettato solo per l'estetica o per le liaison amorose, vuoi dimostrare al mondo, e molto probabilmente anche a te stesso, quello che vali.Ovvio quindi che il grande salto lo facesse uno come Ryan Gosling, passato dal mainstream o televisivo o romantico (indimenticabile Young Hercules e poi sogno di tutte le donnine in amore ne Le pagine della nostra vita) ha dimostrato il fatto suo con registi come Nicolas Winding Refn e Derek Cianfrance in cui il suo fascino ma anche il suo lato ombroso e silenzioso andavano a sposarsi con lo stile di film diventati cult come Drive e Blue Valentine, o semplici wannabe cult come Only God Forgives e Come un Tuono.Ecco quindi il bel Ryan prendere la macchina da presa in spalla, decidendo coraggiosamente di non apparire davanti, per raccontare una storia che, ahimé, a Cannes ha ricevuto fischi e risate.
A torto, però.Perchè sì, di difetti in Lost River ce ne sono, ma come opera d'esordio, come film preso nel suo intero, il dramma dalle venature blu che Gosling costruisce ha il suo fascino.La storia è quella quasi banale di una famiglia chiamata a scendere a patti con se stessa pur di sopravvivere, una famiglia già di per sé disfunzionale, composta da una giovane madre la cui bellezza sembra sfatta dalla povertà in cui è costretta a vivere, da un figlio più piccolo che è inevitabilmente scarrozzato di qua e di là, e dall'adolescente Bones, che ruba rame per poi rivenderlo a costruttori e demolitori, che si muove in quella che sta diventando ormai una città fatiscente, in cui le case di chi non può più pagare il mutuo vengono abbattute, vengono prima depredate e poi ingurgitate dalla natura.Se Bones con il suo traffico finisce per inimicarsi Bully, il bullo di Lost River, il detentore dei "diritti" sul commercio del rame che inizia a perseguitarlo non risparmiando nulla, né ai suoi scagnozzi né alla vicina e forse innamorata Rat, la madre finirà in un giro ancora più sporco e degradante, quello degli spettacoli Gore, in cui deliziare il pubblico a suon di sangue e colpi di scena.
Il film di Gosling è costruito come un crescendo, in cui la tensione si accumula, in cui i gesti più efferati possono compiersi, cospargendo la pellicola di momenti cult che si fanno indimenticabili: dal momento canoro del viscido e misterioso Dave all'entrata in scena della mogliettina di Ryan, Eva Mendes, che si ritaglia un ruolo ad alto tasso di sangue, passando poi per ruoli che si fanno iconici come quello di Bully stesso, interpretato in tutta la sua cattiveria dal qui inquietante ex dottore Matt Smith.Arricchito da una fotografia che trova una bellezza insospettabile tra città e case in rovina, in una natura che sta riprendendo il sopravvento e che ha letteralmente sommerso le costruzioni dell'uomo, sottolineato da una colonna sonoro di classe, Lost River ha l'atmosfera giusta, sempre tesa, sempre declinata al blu e al buio dei momenti rappresentati, poi incendiati dalla luce, che sia quella del fuoco o quella dei neon di capsule claustrofobiche.Il risultato, seppur tacciabile di confusione e di "troppo", resta una bella visione, una bella prova e un buon esordio, di un bello che dimostra di essere anche bravo, di attori prestati dal mondo televisivo (vedi Christina Hendricks, qui quasi casta rispetto a Mad Men) che su grande schermo se la cavano anche meglio.I fischi e le risate possono essere messi da parte, qui basta in fondo anche una sola scena, anche una sola fotografia per rimanere compiaciuti.
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