Non so perché, ma mi pare che questa cosa funzioni soprattutto per i registi del Nord Europa.
Strana teoria, me ne rendo conto.
Però è vero che mi sembra valida per registi molto distanti tra loro come Aki Kaurismäki (Finlandese) e Nicolas Winding Refn (Danese), a cui ora si aggiunge il Norvegese Joachim Trier.
Dopo due film ambientati a Oslo (Reprise, del 2006 e Oslo, August 31st del 2011) e in lingua norvegese, Trier ha girato il suo terzo lungometraggio, Louder than Bombs (in concorso all’ultimo Festival di Cannes), negli Stati Uniti e con un cast internazionale.
Ma non importa che la storia si svolga in una cittadina poco distante da New York, si tratta sempre e soltanto di Trierland.
Conrad (Devin Druid)
Isabelle Reed è stata una famosa fotografa di guerra.Ad un paio d'anni dalla sua morte, avvenuta in un banale incidente d'auto mentre si trovava a casa negli Stati Uniti, l'uscita di un articolo sul New York Times a lei dedicato rischia di creare scompiglio all'interno della sua famiglia. Mentre il marito Gene e il figlio maggiore della coppia, Jonah, sanno che dietro quell'incidente si nasconde in realtà un suicidio, il figlio minore, Conrad, in piena crisi adolescenziale, ne è totalmente all'oscuro. Questa rivelazione trascina a poco a poco con sé una serie di segreti: tutta la famiglia vive immersa in cose non dette che, una volta uscite allo scoperto, potrebbero risuonare "più forti delle bombe".
Isabelle (Isabelle Huppert) e suo marito Gene (Gabriel Byrne)
Costruito come un continuo andirivieni tra passato e presente, Louder than bombs ha, come i precedenti film di Trier, un'andatura ipnotica che ammalia e affascina lo spettatore. Lo stile particolare di Trier sembra essere questa sua capacità a filmare i personaggi del film nei momenti più intimi e più fragili. C'è spesso silenzio, in questi attimi sospesi, c'è un raggio di sole che illumina in un certo modo la stanza, o la pioggia che fa un certo suono, una riproduzione fedele (a volte più poetica, a volte più cruda) della nostra vita di tutti i giorni. Di quegli attimi che in sé non hanno niente di speciale ma che fanno la differenza.Le ferite delle persone qui escono a poco a poco. Sono nascoste sotto strati infiniti di bugie, di una pretesa serenità, di una finta riuscita sociale. Così il padre nasconde ai figli di avere una nuova relazione, il figlio grande - che ha appena avuto un bambino ed ha una brillante carriera - nasconde la sua profonda paura ad essere all'altezza di entrambe e la madre morta ma ancora molto presente ha celato la sua incapacità ad avere una vita normale, lontana dalla guerra e dalla morte, il solo posto in cui si sentiva davvero viva. Il figlio minore è quello che finge peggio, quello più esposto, ma in qualche modo anche quello da cui parte questa ricerca di verità che non potrà che fare del bene a tutti.
Jonah (Jesse Eisenberg)
Trattandosi di un cinema così intimo, indubbiamente la scelta del cast è fondamentale.Personalmente, non sono una grande fan di Jesse Eisenberg (e aver letto di recente una sua intervista in cui afferma in maniera super snob che lui al cinema non ci va mai e non guarda mai film, non ha certo aiutato!...), anche se qui fa il suo dovere in maniera corretta. Isabelle Huppert è invece filmata in maniera nuova, forse perché a farlo non è un regista francese, e riesce ad esprimere tutto il suo dolore e la sua incapacità ad essere una buona madre ed una buona moglie in modo sublime. Ma i due punti di forza del film sono Gabriel Byrne nel ruolo del padre e Devin Druid in quello del figlio adolescente. Entrambi impacciati, un po' smarriti, meno cerebrali, più emotivi, più sconfortati dalla vita rispetto agli altri due membri della famiglia, insieme funzionano a meraviglia.
Conrad (D. Druid) e suo padre Gene (G. Byrne)
Guardando il film mi è venuto il forte dubbio che Trier sia un appassionato di In Treatment. Altrimenti non si spiegherebbe la soddisfazione data a tutti i fans della serie nel mettere insieme (finalmente!!!) Paul Weston (Gabriel Byrne) e Adele Brouse (Amy Ryan, la psicologa di Weston nell'ultima stagione). Per noi, orfani dello strizzacervelli più sexy della storia, quella storia d'amore non consumata era stato il dolore più grande...Paul Weston (G. Byrne) e Adele Brouse (A. Ryan) - In Treatment
Gene Reed (G. Byrne) e Hannah (A. Ryan) - Louder than bombs
Quindi, come direbbero in Parenti Serpenti: Caro Trier, grazie, hai realizzato un sogno!