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LOUISIANA (THE OTHER SIDE): al cinema l’altra parte dell’America

Creato il 27 maggio 2015 da Masedomani @ma_se_domani

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Roberto Minervini fotografa l’altra parte (the other side) dell’America e incanta Cannes. Il cineasta italiano, grande viaggiatore, trapiantato oltre oceano, ancora una volta fa centro. Dopo la trilogia del Texas, si sposta in Louisiana e, a nostra insaputa, viene accolto dall’altro ramo della famiglia di Todd, il protagonista della trilogia. Inizia così un’esplorazione tutta nuova. Si addentra in quel lato dell’America al margine, da noi poco conosciuto, fatto di bianchi poveri, estromessi dalla società, che oggi sono arrabbiati e non hanno alcuna intenzione di arrendersi: vogliono essere sentiti, capiti, aiutati a rientrare in quel sistema in cui, tutto sommato, credono. L’America è la loro Patria e, nonostante li abbia traditi, rimane la loro unica casa, a cui non hanno intenzione di rinunciare.

Protagonisti sono Lisa, Mark e Jim. I tre hanno più di un problema: sono dipendenti dalla droga e dall’alcool, vivono di espedienti, agiscono sempre a cavallo dell’(il)legalità, ma dimostrano una lucidità disarmante. Sanno dove sono, perché versano in una condizione tanto tremenda e sono coscienti di quale sia la via per riuscire a cambiare le cose. Per ora manca loro la forza, ma speriamo la trovino perché sono stati sufficienti solo sessanta minuti per convincere un’intera platea della loro bellezza.

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Photo: courtesy of Lucky Red

Perché Mark, il perno attorno a cui tutto ruota, è di una dolcezza, di una attenzione e ha un senso del dovere, e di protezione, verso i suoi affetti non comune nelle famiglie cosiddette normali. Questo gruppo di persone, nonostante sia all’inferno, vede tutto e ha acuito il sensi, le emozioni, i sentimenti in modo strabiliante. Pare quindi impossibile sia condannato a una vita tanto tragica.

E il nostro stupore continua a crescere anche quando la scena cambia per andare in un’altra comunità, bianca, della Louisiana, con la medesima affezione alla Patria e alla famiglia, egualmente emarginata, fatta però di ex-militari che si sentono – di nuovo – traditi dalla loro America e che oggi credono solo nel potere di fuoco dei propri fucili da usare, quando arriverà il momento, anche contro quel sistema che li ha indotti all’autoesclusione. E qui “The Other Side” raggiunge il culmine. Con poche scene, l’effetto è dirompente e a noi cadono le braccia. O meglio, la voglia di alzarci e applaudire difronte all’ultima incredibile inquadratura diviene irrefrenabile.

Photo: courtesy of Lucky Red

Photo: courtesy of Lucky Red

Roberto Minervini è un regista atipico, lui stesso ci conferma che quel suo stile non del tutto documentaristico, che prende in prestito la pianificazione dalla fiction, sia dovuto a un background da reporter fotografico. Il risultato è che le sue opere sono affascinanti e vere. “The Other Side” ci aggancia, ci trascina dentro i bar di ultima categoria, le roulotte microscopiche, gli orribili strip club e ci fa credere di sentire l’odore dell’aria stantia, del sudore, delle troppe sigarette. Ma Minervini ha anche un altro incredibile pregio: il suo cinema non ci suggerisce un giudizio, senza sconvolgerci o farci alcuna filippica, c’impone di vedere e sentire senza filtri, scardina le nostre sovrastrutture. La prospettiva cambia notevolmente e ri-otteniamo uno sguardo fresco e innocente. Il risultato è un coinvolgimento totale e una nuova percezione del problema.

Negli ultimi giorni l’eco della calorosa accoglienza della critica internazionale ricevuto in Costa Azzurra ha superato i confini di Francia e ha reso incontenibile la curiosità di molti. Da noi l’attesa è oramai agli sgoccioli. Dal 28 maggio 2015 “The Other Side” diventerà “Lousiana” e sarà in tutti i cinema. Impossibile non consigliarne la visione.

Vissia Menza


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