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Alcuni film colpiscono per come riescono ad affrontare temi profondi e particolarmente complessi con leggerezza e semplicità, rifuggendo da banali edulcorazioni e infingimenti. Con Lourdes, la giovane regista austriaca Jessica Hausner, autrice unica anche della sceneggiatura, riesce a trattare il tema del mistero della fede in modo così coinvolgente da essere ammirevole. Il film narra il viaggio a Lourdes di un nutrito gruppo di persone sole, molte delle quali invalide, in cerca nel celebre luogo sacro di guarigione o redenzione. La protagonista Christine (un’ottima Sylvie Testud) è affetta da sclerosi multipla e, non potendo muovere arti inferiori e superiori, è da anni costretta su una sedia a rotelle. Probabilmente non ha molti amici o conoscenti disposti ad occuparsi di lei, visto che partecipa regolarmente a pellegrinaggi e viaggi organizzati per avere la possibilità di uscire di casa e guardare porzioni di mondo che altrimenti le sarebbero precluse. È con questo spirito, senza nutrire molte speranze di guarire, intraprende il viaggio per Lourdes.
Quando, più avanti nel film, potrà inaspettatamente tornare a camminare, i suoi compagni di viaggio cominceranno ad interrogarsi se quanto avvenuto possa effettivamente considerarsi un miracolo. Chiedendosi anche per quale motivo, tra tante persone bisognose d’aiuto al pari di Christine, il Signore avrebbe scelto proprio lei, la meno religiosa di tutto il gruppo. Uno dei preti partecipanti al viaggio, cercherà di spiegare che il fatto che qualche fedele venga graziato al posto di altri debba essere accettato con serenità in quanto parte integrante del naturale principio della vita. Le sue spiegazioni non sembrano però convincere più di tanto i pellegrini, e alcuni di loro arrivano a provare invidia per la sfacciata fortuna avuta dalla ragazza. La cineasta viennese racconta tutto questo attraverso uno stile narrativo e linguistico asciutto ed essenziale, adottando un intrigante punto di vista oggettivo rispetto alle vicende narrate, restandone quindi quasi del tutto al di fuori e lasciando intelligentemente allo spettatore una affascinante libertà di interpretazione sul presunto miracolo. A tratti anche figurativamente interessante, Lourdes è girato in un bel digitale che si sposa perfettamente con l’essenzialità di fondo del film. Ottenne un ottimo successo di critica alla 66a edizione del festival di Venezia, venendo per giorni considerato tra i favoriti per uno dei premi principali.
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