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Rabusongu (ラブソング, Lovesong). Regia,soggetto sceneggiatura, fotografia e montaggio: Sono Sion. Interpreti:Sono Sion, Nakagawa Rokoko. Durata: 9'. Anno: 1984.Link: Sito ufficiale di Sono Sion (in giapponese)
Questo film verrà presentato nella rassegna "Rapporto confidenziale" al 29° Torino Film Festival (29 novembre-3 dicembre). In tale occasione "Sonatine" pubblicherà in collaborazione con il Festival il volume "Il Signore del male. Il cinema di Sono Sion", contenente un'intervista inedita a Sono, un'ampia introduzione alla sua opera, alcuni saggi critici e le schede di tutti i film proiettati nella rassegna.
Accompagnatodall'incessante trillo di una sveglia e da due canzoni d'amore, un ragazzo(Sono Sion) si sveglia a fatica sul pavimento di un edificio abbandonato, fumauna sigaretta e si prepara infine a uscire. Una volta vestito di tutto punto,scappa via urlando lungo un corridoio.Sortadi precursore/emanazione di I am Sion Sono!, che ne riprenderà le locationin alcune scene inserendo anche le fulminee inquadrature, qui virate in rosso,là in blu, che ritraggono il volto di una ragazza (Nakagawa Rokoko, cugina delregista) dietro a un filo spinato. Del tutto privo di dialoghi e didascalie, LoveSong è un cortometraggio in 8mm interamente incentrato sulla figura diSono, ma a differenza di quanto avverrà nel lungometraggio d'esordio, manca quil'elemento più spiccatamente metacinematografico, là preminente, né viene inalcun modo esplicitata l’identità del regista/interprete. Ciò fa sì che, adispetto dei punti di contatto, Love Song risulti un’opera sostanzialmente diversa eindipendente rispetto a I am Sion Sono!.Strutturatosu una trama ridotta all'osso, questo cortometraggio gioca principalmente sulcontrasto surreale che si viene a creare tra le situazioni descritte, di naturaordinaria, e il contesto in cui esse prendono luogo, il quale assume invece unaconnotazione straordinaria: non solo il protagonista dorme sul pavimento di unedificio fatiscente e, dopo essersi svegliato al suono di una sveglia che noncessa mai di suonare, si dirige verso un lavandino inesistente; bensì, nellascena più impressionante del film, lo vediamo addirittura lavarsi i denti coldentifricio usando, al posto dello spazzolino, un frammento di vetro.Similmente stridente è l'immagine finale che lo mostra impomatato eperfettamente vestito in giacca e cravatta, mentre l'edificio intorno a luisembra andare in pezzi. Come in molte altre opere successive del cineasta, inoltre,anche la gaiezza della colonna sonora assume una funzione ossimorica, scorrendodi sottofondo in maniera indipendente rispetto alla desolata alienazioneespressa dalle immagini e dal trillo ossessivo della sveglia.Ilcompito della macchina da presa è innanzitutto quello di sottolineare, con isuoi movimenti, uno stato di degenerazione progressiva, andamento comune asuccessivi e più elaborati lavori diretti dal cineasta. Il film si apre infattiin una situazione di stasi (la cinepresa fissa che registra l’indolenza di Sonosdraiato sul pavimento), per poi adeguarsi progressivamente alle azionifrenetiche e folli del protagonista, abbandonando l’iniziale compostezza perseguirlo con claustrofobici zoom e movimenti bruschi. [GiacomoCalorio]
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