La cometa Lovejoy ha rilasciato nello spazio zucchero ed alcol etilico, sì esatto, lo stesso alcol che troviamo nelle nostre bevande.
A scoprirlo, un gruppo internazionale di scienziati.
"Abbiamo scoperto che la cometa Lovejoy ha rilasciato tanto alcol quanto quello contenuto in almeno 500 bottiglie di vino ogni secondo, nel suo picco di attività", ha detto Nicolas Biver, dell'Osservatorio di Parigi, Francia, autore principale dell'articolo pubblicato su Science Advances.
La squadra ha indentificato in tutto 21 molecole organiche nella chioma della cometa, compreso alcool etilico e glicolaldeide, uno zucchero semplice già trovato nello spazio attorno alle giovani stelle.
Le comete sono considerate testimoni incontaminati del Sistema Solare primordiale, fonte di elementi fondamentali per la nascita della vita.
Di tanto in tanto, dalle zone più fredde e remote intraprendono il loro viaggio verso l'interno del Sistema Solare offrendo grandi opportunità di scienza. La sonda dell' ESA Rosetta che dal 6 agosto 2014 sta affiancando 67P/Churyumov-Gerasimenko, ha ottenuto un'incredibile quantità di dati da un punto di vista unico. Ma anche le osservazioni a distanza sono importanti perché consentono di delineare le caratteristiche globali e il comportamento di questi strani visitatori.
Lovejoy è stata una grande cometa, la più luminosa ed attiva dopo Hale-Bopp nel 1997.
E' una cometa di lungo periodo ed ha raggiunto il suo perielio il 30 gennaio 2015, rilasciando acqua alla velocità di 20 tonnellate al secondo.
Biver e colleghi hanno osservato il bagliore a microonde nella sua chioma con il radiotelescopio IRAM da 30 metri a Pico Veleta, sulle montagne della Sierra Nevada in Spagna.
Tramite un'analisi spettrale, il team ha identificato la firma delle 21 molecole a determinate lunghezze d'onda, tra cui lo zucchero monosaccaride glicolaldeide ( C2H4O2) e alcol etilico ( etanolo, C2H5OH), in quantità un po' superiori rispetto ai valori noti per le protostelle.
"Il risultato conferma sicuramente l'idea che le comete hanno una chimica molto complessa", ha detto Stefanie Milam del Goddard Space Flight Center della NASA, nel Greenbelt, Maryland.
"Durante l'intenso bombardamento tardivo circa 3,8 miliardi di anni fa, quando molte comete ed asteroidi sono piombati sulla Terra e si stavano formando i primi oceani, non potevano bastare molecole semplici come l'acqua, monossido di carbonio e azoto. La vita doveva ricevere qualcosa di molto più sofisticato a livello molecolare", come i prodotti custoditi dalle comete.
"Il passo successivo sarà quello di verificare se il materiale organico trovato arriva dalla nube primordiale da cui è nato il Sistema Solare o se si è formato in seguito, all'interno del disco protoplanetario che circondava il giovane Sole", ha aggiunto Dominique Bockelée-Morvan dell'Osservatorio di Parigi, co-autrice del documento.
Ethyl alcohol and sugar in comet C/2014 Q2 (Lovejoy) [abstract]
The presence of numerous complex organic molecules (COMs; defined as those containing six or more atoms) around protostars shows that star formation is accompanied by an increase of molecular complexity. These COMs may be part of the material from which planetesimals and, ultimately, planets formed. Comets represent some of the oldest and most primitive material in the solar system, including ices, and are thus our best window into the volatile composition of the solar protoplanetary disk. Molecules identified to be present in cometary ices include water, simple hydrocarbons, oxygen, sulfur, and nitrogen-bearing species, as well as a few COMs, such as ethylene glycol and glycine. We report the detection of 21 molecules in comet C/2014 Q2 (Lovejoy), including the first identification of ethyl alcohol (ethanol, C2H5OH) and the simplest monosaccharide sugar glycolaldehyde (CH2OHCHO) in a comet. The abundances of ethanol and glycolaldehyde, respectively 5 and 0.8% relative to methanol (0.12 and 0.02% relative to water), are somewhat higher than the values measured in solar-type protostars. Overall, the high abundance of COMs in cometary ices supports the formation through grain-surface reactions in the solar system protoplanetary disk.