Forse il desktop con le palme e il mare cristallino aiuteranno solo in parte a tenere vivo il ricordo.
Il tempo scorre e i ricordi svaniscono, e allora scorri le foto tentando di ricordare, e butti giù parole in fila su un blocchetto di carta nel tentativo di lasciare una traccia.
Durante quei 26 giorni, viaggiando, ho pensato più e più volte a come avrei potuto raccontarvi un viaggio così ampio, fatto di giorni che passano lenti e imprevisti che ribaltano i piani.
Allora ho pensato che la cosa migliore sarebbe stata un flusso di parole, dettato dalla memoria lasciata libera, facendo muovere le mani sulla tastiera spinte dall’istinto…
Lo farò come un gioco, di quelli che fanno i bambini, chiuderò gli occhi e partendo dal principio lascerò scorrere i ricordi.
32 ore di viaggio che sembravano infinite.
Temporeggiare sulla scelta del junk food da ingurgitare per cena all’aeroporto di Abu Dhabi per far passare il tempo.
I primi profumi di cibo speziato appena atterrati a Denpasar.
La prima guest house balinese, il Kembang Kuninkg, con la sua infinity pool e i tramonti stupendi.
Il bagno di notte e la scoperta di spiagge incontaminate.
Il motorino con il porta tavola da surf.
I mille milioni di Fruit Juice che ho bevuto, in tutte le combinazioni.
Il taxi la mattina all’alba verso Padang bai, poi navetta verso Lombok.
Il pranzo al sacco più buono che abbia mai mangiato, riso bianco e tempe manis.
La solitaria ed affascinante spiaggia di Kuta Lombok.
Scoprire i SamaSama e non voler più abbandonare quella baia.
Trovare una piccola lingua di sabbia dove abbandonarsi alle onde e al sole disturbati solo da piccole scimmie.
L’incantevole Gili Meno, il nostro bungalow fronte mare a 15 euro a notte.
Le collane di corallo e conchiglie.
Il pomeriggio in barca a pescare.
Il ricordo che non passerà mai della voce della Moschea durante il Ramadan.
Le chiacchiere di Felipe, e il suo acchiappa sogni.
Il tramonto sul Vulcano di Bali.
La scelta di un pullman che sembrasse non cadesse a pezzi per attraversare in 24 ore 800 km circa per arrivare a Flores.
Le galline come compagne di viaggio.
Il pullman rotto.
Il nulla per ore in mezzo a Sumbawa.
L’autostop.
Le 6 ore di Bemo.
L’arrivo a Sape, e la guida persa.
Notte in un posto da incubo.
La nave che ci doveva portare a destinazione arrivava con il motore in avaria.
La sconfitta.
Paghiamo due ragazzi del luogo per portarci in motorino (1h e mezza di sterrato) fino all’aeroporto.
Back to Bali.
L’inacantevole Ubud, dove però non si trova un posto dove dormire, sembrava quel giorno fossero tutti lì.
Dormiamo allora nell’hotel di lusso fronte valle fluviale dove hanno girato “a House in Bali”, da togliere il fiato.
Affittiamo una Jeep per 5 giorni.
La magia del paesaggio cambia, dal centro collinare, fin verso le risaie e il mare.
Viaggio verso Nord, e poi giù a Ovest.
Amed, la spiaggia di sabbia vulcanica e i ricchi fondali.
Il mio pescatore che torna con il malloppo.
Il pranzo al Warung Family.
Di nuovo a Ubud, alla scoperta del mercato e degli infiniti posti dove magiare.
La sua forte influenza Giapponese.
I riti Hindù incontrati per caso.
Gli ultimi giorni a Nusa Lembongan.
L’alta marea, e la bassa marea che lasciava scoperte le coltivazioni di alghe.
Il “fish basket” al Linda, da piangere dalla bontà.
La paura nella notte. Era un topino che ha mangiato qualsiasi cosa di commestibile avessimo con noi, persino il caffè.
L’ultimo giorno a Sanur, al Flashback’s, un posticino alla Hemingway.
Il lungo ritorno, e la tappa a Berlino.
C’est la Fine.
E dopo il fiume di parole lascio parlare le immagini…
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake