Alla periferia di Luanda, capitale dell’Angola, uno dei Paesi africani con una discreta tenuta in termini di crescita e di benessere economico rispetto al contesto generale dell’intero continente, a partire dai primi giorni di febbraio, alcuni abitanti di un agglomerato di baracche sono stati cacciati e arrestati dalle forze dell’ordine locali.
Sono scene che si ripetono, purtroppo, con una certa frequenza e, di certo, non solo in Angola.
La notizia del fattaccio è stata data agli organi d’informazione dalla Ong statunitense Human Rights Watch.
Il sobborgo in questione, di nome Cacuaco, era occupato da tempo da numerose famiglie con bambini, donne e anziani.
La motivazione dello sgombero forzoso, fornita dalle autorità, è stata che la destinazione di quel suolo era ed è per un progetto turistico, cui a breve si deve dare inizio.
In effetti la capitale angolana è da tempo tutta un fervore di cantieri edilizi, in buona parte realizzato con il concorso di capitale di società cinesi.
E intanto l’accusa nei confronti degli sfrattati rimane quella banalissima di occupazione illegale di suolo pubblico.
Ben felici di vedere migliorato l’assetto urbanistico di Luanda, sarebbe stato però sicuramente preferibile e più opportuno da parte delle autorità preposte alla”cosa” piuttosto che ricorrere a minacce e violenza, creare condizioni abitative anche per questa gente.
Cosa che non è stata fatta e non si fa, perché i poveri, è cosa nota, che non rendono in termini di business.
Semmai sono soltanto un vistoso handicap per chi si reca in visita turistica alla città.
Deturpano, insomma, il paesaggio.
Sottraggono e non aggiungono.
Perciò è preferibile mandarli a ramengo non si sa poi dove e, magari, sbatterli nelle patrie carceri nel caso essi opponessero resistenza.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Inviato il 27 febbraio a 18:57
Naturalmente il progetto turistico verrà costruito dai cinesi per i cinesi e i pochi eletti angolani della cerchia del Presidente!!!!! Viva l'Angola libera!!!!!