La premessa è necessaria: io non credo negli orientamenti sessuali. In my opinion siamo tutti etero e tutti gay in egual parte, l'affermarsi di un orientamente piuttosto che un altro dipende soltanto dalla gente che abbiamo incontrato nella nostra vita.
Di conseguenza, credo che scegliere di stare con uomo o con una donna non sia una cosa che determini tutto il nostro essere. Io sono io aldilà di chi frequento. E amo chi amo aldilà del fatto che abbia un pene o una vagina.
Quando leggo cose del tipo "ero gay ma la religione mi ha fatto ravvedere", dunque, mi incazzo.
Sono concetti come questo che alimentano l'omofobia, che alimentano la convinzione che l'omosessualità sia uno stato "anomalo" - se non proprio una malattia - dal quale però si può guarire. Cazzate.
Se avesse scritto "ero gay, poi ho incontrato la donna della mia vita" l'avrei anche capito. Proprio per i motivi di cui sopra. Ma se sei gay e poi incontri la donna della tua vita non significa che non sei più gay, a mio modo di vedere. Significa che non scegli le persone in base al loro sesso biologico, questa è una cosa bella. Significa che sei tanto open minded da riuscire ad andare oltre l'orientamento sessuale - qualunque esso sia - e che sei capace di amare le persone non le etichette che gli vengono affibbiate dalla società.
Purtroppo non credo sia questo il caso del caro Luca.
Non conosco la sua vicenda personale, ma credo che Luca abbia solo soppesato due status sociali. E' meglio essere il gay, con tutto ciò che ne consegue, o essere il figliol prodigo che torna all'orientamento sessuale giusto? Io la vedo così: Luca è semplicemente un gay omofobo. Come le donne maschiliste, uguale.