Caro Luca, sei padre di due bambini in età scolare e il Messico non è
famoso nel mondo per il livello qualitativo delle sue scuole. La cosa
ti preoccupa o sei riuscito a risolvere il problema?
Sto per
finire la facoltà di psicologia educativa, oltre ad aver sposato una
donna con la stessa professione, posso dirti che sì, il sistema
educativo messicano non è dei migliori, però il problema non sono
solo le scuole o i maestri, bensì i genitori.
La scuola è il luogo
dove si danno le informazioni, diciamo l’inserimento dei dati nel
programma, però tutta l’elaborazione dev’essere fatta in casa, e
quando i genitori non seguono i figli, lì si vedono i disastri
scolastici.
Mio
figlio è nato ipoacusico ossia è nato completamente sordo, all’anno
e mezzo ha subito un’operazione e gli è stato installato un
impianto cocleare, ha iniziato a sentire più o meno all’età di
due anni ma ha dovuto imparare ad ascoltare, riconoscere tutti i
suoni, il processo di vocalizzazione, ecc. che può sembrare una cosa
semplice da dire, però ci vogliono anni di terapia con i logopedisti
e tanto lavoro da parte dei genitori.
Adesso mio figlio sta
frequentando la seconda elementare, lo scorso anno è uscito con una
media di 93, legge molto bene per la sua età, considerando che altri
bambini che si trovano in quarta o quinta che non sanno ancora
leggere, poi è bravissimo in matematica, è capace di fare somme e
sottrazioni, quando altri compagni di anni superiori non sono ancora
capaci;
tutto questo lo si deve al fatto che noi genitori
(principalmente mia moglie) lo seguiamo costantemente nel suo
percorso accademico. Concludo questa domanda dicendo che a scuola si
imparano nozioni però l’educazione si da in casa.
Insegni italiano ma non hai compiuto studi umanistici prima di
diventare maestro. Per alcuni colleghi italiani questo è segno di
scarsa professionalità. Tu cosa rispondi?
Non
oserei MAI dare lezioni di italiano in Italia, però gli italiani che
ci bacchettano non conoscono la realtà del Paese dove lavoriamo. Gli
studi della lingua straniera non saranno “professionali” però il
99,9% degli studenti studiano per il semplice gusto di farlo ed il
loro obiettivo (com’è giusto che sia) è la comunicazione orale,
in pochi sono interessati a fare gli esami di certificazione del CILS
o PLIDA, ed ovviamente la motivazione (uno degli elementi
fondamentali dell’apprendimento) è diversa.
Sono
otto anni che insegno italiano, ho imparato durante questi otto anni, ho
fatto diversi corsi di professionalizzazione però devo dire che mi
sento molto più preparato grazie ai miei studi di psicologia
educativa. I colleghi che ci bacchettano possono dire quello che
vogliono, però alla fin fine sono i risultati che parlano, ho fatto
fare a diversi studenti l’esame di certificazione PLIDA del livello
B2 (si suppone che si debbano fare sette livelli di italiano) e dopo
solamente cinque livelli lo hanno superato tutti quanti con ottimi
risultati.
Sai che
ti dico? Se hanno qualcosa da dire, che la dicano, io sono contento
del lavoro che ho svolto finora, ho imparato molto in questi anni e
non smetterò di imparare, ogni semestre è diverso e sempre imparo
qualcosa.
Cosa si deve aspettare un giovane italiano che vuole vivere come
maestro di italiano in Messico? Quali sono i tuoi consigli? Da dove
cominciare?
Le cose
sono cambiate molto, io sono stato fortunato, però adesso un
requisito è quello di avere esperienza in docenza o studi
umanistici, almeno se si vuole lavorare in università grandi, ci
sono tante piccole scuole che preferiscono il “nativo” perché
c’è ancora questa falsa idea che l’italiano nativo sia un
miglior maestro di un messicano.
Mio fratello si è trasferito
recentemente qui in Messico e gli ho trovato un lavoro come “maestro”
in una scuola privata, gli va abbastanza bene ma, come tutti i
principianti, sta andando a tentoni, pertanto un consiglio è quello
di farsi un piccolo corso, come preparare le lezioni, qual è
l’obiettivo da raggiungere, quali sono le attività grammaticali,
lessicali, di comprensione di lettura, audio, ecc. che aiutano a
raggiungere tale obiettivo, la programmazione didattica è un po’
rognosa però è fondamentale per un buon maestro, e non tutti la
fanno (o la sanno fare).
Un
altro elemento importante è la pazienza, mai perdere la pazienza, ci
saranno sempre studenti con una velocità d’apprendimento più
lenta di altri. Poi bisogna saper spiegare lo stesso tema con
differenti metodologie, utilizzando anche la tecnologia.
A
livello umano e professionale cosa hai imparato in Messico?
Grazie
anche ai miei studi e la mia professione ho imparato ad essere più
tollerante, a vedere gli italiani con altri occhi (molto più
critici), ho imparato ad essere papà e decisamente ad essere una
miglior persona.
Com'è la comunità italiana locale? A cosa si dedicano i nostri
compaesani nella Sonora?
Sono otto
anni che vivo qui ma di italiani giovani siamo in quattro, due ristoratori,
io e mio fratello che è ancora con le pratiche dell’immigrazione
(qui ad Hermosillo). Ci sono altri italiani ovviamente ma un po’
più vecchiotti, diversi lavorano nel ramo dell’ingegneria o
architettura, altri hanno terreni o ristoranti in giro per lo stato,
però queste persone sono figli di immigrati, di seconda o terza
generazione.
Tornerai un giorno a vivere in Italia?
No.
Ormai la mia vita è qui.
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